Alcuni appuntamenti del fine settimana nei borghi della Tuscia tra
venerdì 5, sabato 6 e domenica 7 marzo 2021, come presentati dal sito istituzionale della Provincia di Viterbo.
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La stagione concertistica dell’Università della Tuscia
“Il concerto – spiega il direttore artistico Franco Carlo Ricci – del prossimo sabato 6 marzo 2021 (Auditorium di S. Maria in Gradi, ore 17, sempre in assenza di pubblico), per la XVI Stagione concertistica pubblica 2020-2021 dell’Università degli Studi della Tuscia-Viterbo, ritengo susciterà non poco interesse; è dedicato infatti, quasi esclusivamente, a composizioni di un musicista celeberrimo e amato in tutto il mondo, Astor Piazzolla, di cui ricorrono 100 anni dalla nascita (Mar del Plata, 1921-Buenos Aires, 1992).
Di Piazzolla verranno eseguiti Invierno porteno, Otono porteno, Verano porteno, Primavera portena, da “Las quatro estacionas portenas”, e Soledad, Fugata, Oblivion, Michelangelo 70, Milonga del Angel.
Chiuderà il concerto Tango pour Claude di Richard Galiano (Le Cannet, Francia, 1950).
Protagonista dell’evento sarà il Promart Tango Quintet costituito da ottimi solisti: Cristiano Lui, bandoneon/fisarmonica; Dahl Ah Lee, violino; Teodora Ristic, pianoforte; Paolo De Angelis, chitarra elettrica e Piero Ranucci, contrabbasso.
Il Progetto Promart Tango nasce nel 2010 dalla passione della pianista Teodora Ristic che, nello stesso anno, ha ideato e condotto un concerto-spettacolo intitolato “Histoire du Tango”, su musica di Astor Piazzolla, realizzato, in collaborazione con il Municipio Roma XV, come il miglior progetto dell’anno con un cast artistico Internazionale.
Da quel progetto nasce la collaborazione con vari cantanti, ballerini, strumentisti e la formazione di PromArt Tango Orchestra, PromArt Tango Trio e Promart Tango Quintet dei quali Teodora Ristic è direttore artistico e fondatore.
Questo concerto e gli altri della Stagione, disponibili in “forma raccolta all’interno” della playlist “XVI Stagione Concertistica” nel canale YouTube di Ateneo potranno essere seguiti, gratuitamente, in diretta streaming oppure in differita utilizzando il seguente link
http://tiny.cc/stagione_concertistica
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I volti di Tarquinia: museo e necropoli sito Unesco
Questa uscita fa parte della nostra iniziativa “Le bellezze della Tuscia contro il Covid!” ed è GRATUITA per tutti coloro che si sono sentiti maggiormente colpiti dalla pandemia o dalle sue conseguenze, come ad esempio gli operatori sanitari, chi lavora nella ristorazione, chi organizza eventi, il mondo del teatro e dello sport, a chi ha perso il lavoro, ma anche a tutti coloro che non riusciranno più a partire e che pagheranno SOLO il biglietto d’ingresso ai musei ed eventuale noleggio di radioline con auricolari ove richiesto. Vogliamo donare a chi ha sofferto di più un momento di svago, una sorta di coccola, offrendo quello che sappiamo fare meglio.
L’antica città, conosciuta con il nome di Tarchna, sorgeva nella parte più elevata di un colle poco distante dall’attuale centro abitato, dove oggi si trovano le rovine dell’Ara della Regina, un tempio utilizzato per la celebrazione di riti e preghiere, uno dei più importanti ritrovamenti archeologici di tutta Tarquinia. Tra le rovine di questo grande tempio (del IV secolo a.C.), è avvenuto il ritrovamento di una delle più importanti opere di arte etrusca: la lastra raffigurante i Cavalli Alati (alta 1.15m e larga 1.25m), che insieme ad un altra raffigurante una biga andata sfortunatamente perduta, ornava il frontone del tempio.
Dell’antica gloriosa città, oggi silenziosa e volta di fronte alle mute necropoli, un tempo la vita scorreva palpitante, tra fiorenti commerci, abili artigiani e generosi raccolti, nell’ estasi religiosa e nell’adorazione dei defunti.
Il tempo ha tentato di cancellare e imprigionare nei sepolcri le loro gesta e la loro cultura, ma la storia ha salvato i segreti di questa vivace e grandissima civiltà: Antica capitale d’Etruria, ricordata come una delle più vaste e potenti città dell’età classica, Tarquinia è la fonte più importante di testimonianze dell’antico popolo Etrusco.
La nostra visita inizierà nella Necropoli di Monterozzi, Patrimonio Unesco, con ciò che resta del popolo villanoviano che proprio qui ha preceduto quello etrusco, per poi proseguire con la conoscenza diretta degli abitanti dell’antica città, all’interno delle loro tombe. Sì, avete capito bene, li conosceremo proprio, vedremo i loro volti e quelli dei loro famigliari. Vedremo le vesti che indossavano, la moda, le acconciature, i gioielli e i loro oggetti, ma entreremo nel vivo delle loro abitudini, certezze, paure, rituali e persino in alcuni aspetti della sfera sessuale.
Affacciandoci nei profondi ipogei, rimarremo stupiti dai vivaci colori, dalla ricchezza di dettagli, ma soprattutto dalle immagini reali di persone, per la maggior parte semisdraiati su triclini, che in atmosfera ed abiti festosi, sembrano averci aspettato per farci partecipare al loro eterno banchetto, tra musici, giochi e danze. Sono dei preziosi “scatti” di oltre duemila anni, che mostrano con esattezza notizie e consuetudini a noi sconosciute.
La serie straordinaria di tombe dipinte, rappresenta il nucleo più prestigioso della necropoli, che resta per questo aspetto, la più importante del Mediterraneo, tanto da essere definita ‘il primo capitolo della storia della pittura italiana’. L’uso di decorare con pitture i sepolcri delle famiglie aristocratiche, è documentato anche in altri centri dell’Etruria, ma solo a Tarquinia il fenomeno assume dimensioni così ampie e continuate nel tempo: esso è, infatti, attestato dal VII al II secolo a.C.
Le immagini che vi sono riprodotte tendono a ricostruire intorno alla figura del defunto scene che si riferiscono alla sua vita quotidiana quasi a voler sottolineare, riflettendo una credenza comune a tutti i popoli primitivi, la continuità della vita oltre la morte all’interno di quella tomba che ne rappresentava la casa eterna.
Ci sposteremo nell’attuale centro storico prevalentemente medioevale, per raggiungere una delle più belle e interessanti strutture, quella del Palazzo Vitelleschi, realizzato a partire dal XV sec. e attualmente adibito a Museo Nazionale Etrusco. Qui sono custoditi i tesori della Necropoli, i ricchi corredi funebri e sarcofagi, con espressioni artistiche di altissimo livello che spaziano dalla scultura, all’oreficeria e ceramica arricchite persino di oggetti provenienti dalla Grecia e dall’antico Egitto.
Sarà qui che vedremo quale poteva essere un corredo funerario principesco, con quali manufatti si preparava un simposio, con quali gioielli venivano decorate le donne, con quale tecnica si simulavano gli oggetti in metallo e con cosa si facevano le protesi dentarie. Ammireremo i volti di pietra nei sarcofagi che mostrano il reale defunto e ci emozioneremo di fronte ai famosi “Cavalli Alati” che sembrano pronti per spiccare il volo, sulle ali del mito.
Visita guidata a cura di Antico Presente
Guida
Sabrina Moscatelli, Guida Turistica Abilitata e Guida Ambientale Escursionistica iscritta nel registro nazionale AIGAE
Dati tecnici: Durata 3 ore
Appuntamento: Venerdì 5 marzo 2021 ore 15.00 alla Necropoli di Monterozzi, via Ripagretta a Tarquinia (VT). Per il luogo preciso CLICCA QUI
Equipaggiamento: Abbigliamento comodo, un cappello e acqua
Condizioni: Prenotazione obbligatoria alla quale si riceverà conferma sulla disponibilità. La guida si riserva il diritto di annullare o modificare l’itinerario proposto a sua discrezione, per garantire la sicurezza in base alle condizioni del meteo, del sentiero e dei partecipanti. Con la prenotazione i partecipanti dichiarano di avere la giusta preparazione per l’escursione. Metà delle nostre disponibilità sarà riservata a coloro che si sono sentiti maggiormente colpiti dalla pandemia o dalle sue conseguenze.
Nota Covid: Ai sensi delle vigenti disposizioni per l’emergenza da COVID-19, per la partecipazione all’attività è OBBLIGATORIO che ciascun partecipante:
sia dotato di propria mascherina protettiva;
sia dotato di flaconcino di gel disinfettante non autoprodotto;
mantenga rigorosamente la distanza interpersonale di 2 metri. Nei sentieri in natura la mascherina andrà indossata nei momenti in cui non sarà possibile rispettare tale distanza;
è vietato scambiarsi oggetti di qualsiasi tipo (cibo, acqua ecc).
Quota individuale
GRATUITO per coloro che si sono sentiti maggiormente colpiti dalla pandemia o dalle sue conseguenze che pagheranno solo il biglietto d’ingresso alla necropoli e al museo €10.00; Noleggio auricolari con radiolina dove è necessario; Tutti gli altri, oltre al biglietto d’ingresso di 10,00 euro, pagheranno € 10,00 per la visita guidata. La quota è comprensiva della polizza professionale RC con massimale di Euro 5.000.000. I ragazzi fino a 16 anni non pagano mai la visita guidata ma solo gli ingressi ove richiesti.
Informazioni e prenotazioni: Sabrina 339 5718135 info@anticopresente.it www.anticopresente.it
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Dal fiume leggendario alla Mola di Oriolo R., percorrendo la Via Clodia
Cammineremo in un territorio, tra pascoli, colline e il fiume Mignone, che fin dall’antichità bene si prestava allo sviluppo di attività agricole e pastorali perché prive di alture adatte ad insediamenti naturalmente difesi. Anticamente il paesaggio era caratterizzato da una fitta selva che, con il passare del tempo e in seguito ai disboscamenti, cambiò radicalmente lasciando il posto alle coltivazioni e all’allevamento del bestiame. E’ facile incontrare, ancora oggi, gregge di pecore e di vacche maremmane brade al pascolo.
Qui passava un diverticolo della via Clodia, di cui rimangono alcuni tratti di basolato, che arrivava all’area archeologica etrusca di Fontiloro al confine con il comune di Vejano. Oggi, rimangono solo pochi resti immersi nel folto della vegetazione; un monumento rupestre della prima metà del 1 secolo d.C. a profilo modanato ricavato sul ciglio di una castellina tufacea interpretabile come un Auguraculum (altare) e tre massicci pilastri realizzati in blocchetti regolari di tufo, resti di quello che un tempo era un ponte.
Ma è la presenza dell’acqua che favorì lo sviluppo di queste terre! Il territorio di Oriolo Romano è ricco di sorgenti, alcune anche termali, che hanno favorito l’agricoltura anche per la presenza di affioramenti di banchi di tufo, che contribuiscono alla conservazione di acqua e al mantenimento di un sottosuolo umido.
Questa presenza di acqua creò le condizioni per lo sviluppo di un’area produttiva nel Cinquecento con la costruzione di una mola, di una ferriera e la lavorazione di lino.
Ed è proprio la mola la meta della nostra escursione! “Oltre di questo per comodità delli habitatori si è fatto una mola da grano, con una vasca da pugnar i panni de lana nel loco dove l’acqua del Biscione entra nel Mignone discosto dall’Oriolo due miglia e mezzo, e è bisognato serrare il fosso del Mignone con muro grosso in fondo palmi trentadue per alzar d’acqua palmi trentaquattro. Si è speso in questa fabbrica scudi duemila-duecento, e si suole affittar centosettantacinque rubie di grano” Così nel 1591 Giorgio Santa Croce l’ideatore del borgo ideale di Oriolo Romano descriveva la mola nel documento “Descrizione dell’origine e principio del Castello detto Oriolo”. Pensate che la mola è stata in funzione fino al 1911!
Oggi, il paesaggio è di estrema suggestione e bellezza. Il rumore di una cascata ci accoglie; è il fiume Mignone (conosciuto da Enea secondo il poeta Virgilio, quando l’eroe andò a cercare alleati tra gli Etruschi di Cerveteri e Tarquinia) che si getta dal vecchio muro della diga di contenimento formando un piccolo lago che nelle calde giornate estive t’invoglia ad un bagno non solo di freschezza ma anche purificatore.
Più avanti, una polla di acqua sulfurea fa sentire il leggero gorgoglio del suo getto, annesse vi sono due piccole piscine costruite dall’Università Agraria nel 1980, tutto intorno c’è del giallo e l’odore di zolfo è intenso, ma ben presto ci si abitua.
E poi, quasi a dominare i resti della diga, un acero campestre di stupefacente bellezza, soprattutto nella vitalità del suo tronco e nell’espansione dei suoi rami, in particolare in autunno quando ci offre una macchia di colore con le foglie che si tingono di tonalità che vanno dell’arancio bruciato al giallo uovo.
Escursione a cura di Antico Presente
Guide: Sabrina Moscatelli guida turistica e guida ambientale escursionistica A.I.G.A.E e M.Giulia Catemario, Guida Ambientale Escursionistica iscritta nel registro nazionale A.I.G.A.E.
Dati tecnici: Il percorso di facile/media difficoltà con una lunghezza di 8 km e un dislivello di 250 metri. Durata 5 ore compreso la pausa per il pranzo. Durante il percorso vi sono due guadi. Portarsi un asciugamano per asciugarsi i piedi dopo i guadi.
Appuntamento: Sabato 6 marzo 2021 ore 10.00 di fronte alla Stazione di Oriolo Romano. Ci sposteremo poi con le macchine per raggiungere il luogo d’inizio della nostra escursione.
Equipaggiamento
Abbigliamento sportivo, giacca impermeabile, scarponcini da trekking, acqua e pranzo al sacco. Utili i bastoncini. Portarsi un asciugamano per asciugarsi i piedi dopo i guadi.
Condizioni
Prenotazione obbligatoria alla quale si riceverà conferma sulla disponibilità.
La guida si riserva il diritto di annullare o modificare l’itinerario proposto a sua discrezione, per garantire la sicurezza in base alle condizioni del meteo, del sentiero e dei partecipanti.
Con la prenotazione i partecipanti dichiarano di avere la giusta preparazione per l’escursione.
Nota COVID
Ai sensi delle vigenti disposizioni per l’emergenza da COVID-19, per la partecipazione all’attività è OBBLIGATORIO che ciascun partecipante:
– sia dotato di propria mascherina protettiva;
– sia dotato di flaconcino di gel disinfettante non autoprodotto;
– mantenga rigorosamente la distanza interpersonale di 2 metri. La mascherina andrà indossata nei momenti in cui non sarà possibile rispettare tale distanza;
– è vietato scambiarsi oggetti di qualsiasi tipo (cibo, acqua ecc).
Quota individuale
€13,00 comprensiva di polizza professionale RC con massimale di €5.000.000.
I ragazzi fino a 16 anni non pagano mai la quota di partecipazione ma solo gli ingressi ove richiesti.
Informazioni e prenotazioni: M.Giulia 335 8034198 info@anticopresente.it www.anticopresente.it
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Il borgo e la piana dei giganti lungo i castagneti di Canepina
Un cammino in prossimità del cratere del vulcano Di Vico, tra le bellezze artistiche e quelle naturali di un paesino nel cuore dei monti Cimini, culla di antiche tradizioni e circondata da secolari castagneti e giovani noccioleti. La nostra esperienza coinvolge anche altri importanti aspetti di questo territorio, un tempo attraversato da mulattiere che collegavano i vari centri con il ricco bosco. La maggior presenza, e conseguente “traffico”, era generato dal via vai di asini, usati per il lavoro della terra, trasportare la legna, i raccolti e le persone. Sono stati proprio questi animali i veri abitanti del luogo nel corso dei secoli ed è con loro che cammineremo insieme nei boschi.
Raggiungendo il punto d’incontro vi troverete a percorrere la Cassia Cimina, dove la vista spazia da una parte sulla caldera vulcanica che ospita le acque del lago di Vico e una delle più belle riserve naturali del Lazio, e dall’altra nella valle del Tevere, con le sue forre, i calanchi e i borghi della Tuscia rupestre. Partiremo da Canepina, un tempo Canapina per essere ancora nel XVII sec. una vasta piantagione di canapa, che sfruttava la presenza di molti corsi d’acqua per la sua lavorazione.
Passeggiando per l’antico centro storico del borgo di Canepina, si resta colpiti e meravigliati dalla ricchezza di monumenti e di Chiese che adornano le strette vie del paese. Su tutto il paese e la valle del Tevere domina dall’alto la torre del Castello degli Anguillara risalente all’XI secolo e costruito per vigilare la piana del Tevere da dove si temevano attacchi offensivi; oggi dimora storica del Lazio. I Farnese, invece, avevano costruito nel XVI secolo un palazzo nel centro per paese destinato all’amministrazione dei loro beni nel territorio canepinese. E quella funzione è rimasta ancora oggi in quanto il palazzo è sede dell’amministrazione comunale.
Tra le numerose chiese che visiteremo quella della Collegiata è la più importante. Non si sa con certezza la data di costruzione ma sappiamo che nel 1492 fu restaurata da Sangallo il giovane, su modello della chiesa della Madonna della Quercia di Bagnaia a Viterbo. Perché? Lo scopriremo visitandola! Proprio di fronte alla piazza del Comune troveremo la chiesa di San Pietro e Paolo edificata nel 1612. Ma anche nel nostro cammino tra i castagneti incontreremo la piccola chiesa di Santa Corona, la più antica del paese che esisteva già nel 1200, e quella della Madonna delle Grazie, del XVII sec., che si staglia, bianca, sull’altra sponda della valle ed è visibile da ogni parte del paese.
Oggi, dalla canapa, si è passati ai castagni che ricoprono tutto il suo territorio collinare-montuoso e il castagno è diventato il “monumento naturale” di Canepina in quanto i suoi frutti oltre ad essere l’immagine e il simbolo del paese, rappresentano il fulcro dell’economia Canepinese: pensate che metà del territorio è coltivato a castagno da frutto. Qui si coltiva la qualità “Marrone fiorentino”, chiamato comunemente marrone, la migliore d’Italia; dalla polpa dolce, resistente ai processi industriali e la cui maturazione avviene intorno alla seconda decade di settembre per un periodo di circa 20 giorni.
Lasciato il paese, percorreremo inizialmente una strada carrozzabile tra i castagni e rimarremo da subito affascinati dalla maestosità degli alberi, dalla luce che filtra e dal silenzio che ci avvolge. Cammineremo su un manto di foglie dorate e accartocciate e ci perderemo tra castagni secolari fino ad arrivare alla maestosa piana dei “giganti” dove ci fermeremo per il pranzo prima di ritornare al nostro punto di partenza.
Ma non lo faremo da soli! La nostra passeggiata avverrà in compagnia di gentili asinelli, che a differenza di un tempo, non lavoreranno, ma ci accompagneranno nei loro luoghi, per farci rivivere un pochino l’atmosfera e l’ambiente di un tempo. Questi asini, infatti, normalmente vivono liberi in questi boschi, contribuendo a tenere puliti i castagneti. Con la cadenza del passo degli asini ed al rumore degli zoccoli, continueremo a camminare in un percorso ad anello, per raggiungere nuovamente il punto di partenza, e concludere la nostra immersione a 360 gradi in questo incredibile luogo, logisticamente vicino alla “civiltà”, ma lontano dalla nostra realtà.
Escursione a cura di Antico Presente
Guide: Sabrina Moscatelli Guida turistica abilitata e Guida ambientale ecursionistica iscritta nel registro nazionale A.I.G.A.E e M.Giulia Catemario, Guida ambientale escursionistica iscritta nel registro nazionale A.I.G.A.E.
Dati tecnici
Il percorso ad anello di facile/media difficoltà con una lunghezza di 10 km e un dislivello di 450 metri. Durata 6 ore compreso la pausa per il pranzo. Finiremo intorno alle ore 16.00
Appuntamento
Domenica 7 marzo 2021 ore 10.00 alla parcheggio di Canepina in vicolo Bottari.
Equipaggiamento
Abbigliamento sportivo, giacca impermeabile, scarponcini da trekking, acqua e pranzo al sacco. Utili i bastoncini.
Condizioni
Prenotazione obbligatoria alla quale si riceverà conferma sulla disponibilità.
La guida si riserva il diritto di annullare o modificare l’itinerario proposto a sua discrezione, per garantire la sicurezza in base alle condizioni del meteo, del sentiero e dei partecipanti.
Con la prenotazione i partecipanti dichiarano di avere la giusta preparazione per l’escursione.
Nota COVID
Ai sensi delle vigenti disposizioni per l’emergenza da COVID-19, per la partecipazione all’attività è OBBLIGATORIO che ciascun partecipante:
– sia dotato di propria mascherina protettiva;
– sia dotato di flaconcino di gel disinfettante non autoprodotto;
– mantenga rigorosamente la distanza interpersonale di 2 metri. La mascherina andrà indossata nei momenti in cui non sarà possibile rispettare tale distanza;
– è vietato scambiarsi oggetti di qualsiasi tipo (cibo, acqua ecc).
Quota individuale
€15,00 comprensiva di polizza professionale RC con massimale di €5.000.000 e accompagnamento degli asini.
I ragazzi fino a 16 anni pagano solo €8,00.
Informazioni e prenotazioni
M.Giulia 335 8034198 info@anticopresente.it www.anticopresente.it
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Passeggiata/racconto a Chia
Domenica 7 marzo 2021, alle ore 10:00, l’associazione socio-culturale “Il fascino del passato” organizza la passeggiata/racconto nel borgo medievale di Chia (frazione di Soriano nel Cimino), dal titolo “Pasolini e la società di massa. Consumo dunque sono?”, a cura dell’Attore e Narratore di Comunità Unitus Marco Rossi. Appuntamento a via Vittorio Emanuele III, Chia. (Riferimento pensilina COTRAL).
Sarà una passeggiata di riflessione, di introspezione, che aiuterà tutti i viaggiatori a capire le dinamiche della società di oggi, fondata sulla tendenza all’edonismo, sul consumo e possesso illimitato di beni, sull’egoismo e narcisismo, tipiche dell’homo ludens. Terminata la passeggiata, c’è la possibilità di pranzare presso il ristorante “Da Alfiero” a Chia, con un menù tipico della Tuscia Viterbese e di proseguire il pomeriggio, in piena libertà ed autonomia, camminando nel verde della Torre di Chia, delle Cascate di Fosso Castello e lungo il sentiero dei vecchi mulini.
Per info e prenotazioni, contattare l’Associazione socio-culturale Il fascino del passato
Whatsapp: 329 1315380; Facebook: Il fascino del passato; Instagram: ilfascino_delpassato
Mail: ilfascinodelpassato@gmail.com
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Sulla via Clodia alla scoperta di Norchia tra necropoli etrusche e castelli medievali
Sabato 6 marzo 2021: Norchia la città perduta, un affascinante percorso tra natura ed archeologia che si snoda nelle profonde valli vulcaniche, scavate dai fossi del Pile dell’Acqualta e dal fiume Biedano. Una passeggiata che porterà alla scoperta di una delle più monumentali necropoli etrusche della Tuscia, tanto da essere stata addirittura ribattezzata la “piccola Petra d’Italia”.
Si camminerà tra alte pareti di tufo e fitti boschi di macchia mediterranea arricchita dalla vegetazione dei torrenti. Uno scenario dove ad antiche testimonianze etrusche si alternano interessanti resti medievali, regalando a chi li esplora spettacoli unici e sorprendenti. L’importanza e la fama del sito è data dall’elevato numero di tombe, alcune delle quali monumentali e davvero interessanti dal punto di vista architettonico.
Il centro di Norchia ricadeva sotto l’influenza della vicina e più potente Tarquinia e divenne importante per la sua particolare posizione lungo un antico tracciato viario che proveniva da Blera proseguendo verso Tuscania, riutilizzato in epoca romana e chiamato Via Clodia. Lungo il percorso si potranno ammirare le più importanti necropoli: quella del torrente Pile con “tombe a dado” incastonate nella facciata della rupe dalla quale scenderemo nella valle, quella del torrente Acqualta con tombe a tempio o doriche dove vi sono frontoni scolpiti a bassorilievo e poi la necropoli di Sferracavallo tra le quali spicca la cosiddetta “Tomba a casetta”.
Dal parcheggio (lo spiazzo che si trova poco prima della strada sterrata) in cui si lasceranno le auto, si camminerà lungo una panoramica stradina di campagna che si affaccia sulla valle del Pile, e dalla quale si potranno vedere i ruderi del castello medievale costruito sul pianoro che fronteggia il costone della prima necropoli. Si inizia la discesa nel fondovalle, passando direttamente tra le prime tombe, immersi nel silenzio e nei magnifici colori dell’Autunno. A Norchia le pietre non raccontano solo la storia del periodo etrusco, ma anche interessantissime vicende medievali testimoniate dai ruderi che scopriremo inerpicandoci su uno sperone tufaceo. Qui una volta varcatala la porta della cinta muraria medioevale, ammireremo i resti della chiesa romanica di San Pietro e più avanti troveremo le rovine del castello dei Di Vico (distrutto nel XV secolo) e un interessante colombario.
INFORMAZIONI E DETTAGLI: Anna Rita Properzi Guida Turistica e Ambientale Escursionistica Iscritta al Registro Nazionale Aigae, telefono 333 4912669, anche tramite whatsapp, canale telegram https://t.me/lepasseggiatediannarita o tramite mail annaritaproperzi@gmail.com;
COSTO ESCURSIONE: 15,00 euro a persona; gratuito per i bambini fino a 12 anni; ridotto a 10€ da 12 a 16 anni.
APPUNTAMENTO: sabato 6 marzo ore 9,45, presso il Parcheggio per Necropoli etrusca Norchia, Str. S. Vivenzio. Da Vetralla percorrendo la S.S. Aurelia bis verso Tarquinia dopo circa 15 km si trovano le indicazioni chiare per Norchia su un cartello turistico di colore marrone, in Località Cinelli. Girare a destra e percorrere la strada asfaltata Via Cinelli E.M, all’altezza del Ristorante Il Gatto e la Volpe girare a sinistra e proseguire fino allo spiazzo parcheggio indicato, dove finisce la strada asfaltata. Fine Escursione ore 15.30 circa
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: posti limitati nel rispetto delle norme anticovid19. Al momento della prenotazione verranno fornite tutte le informazioni riguardo i DPI e il rispetto delle norme comportamentali che si dovranno firmare per conoscenza.
PRANZO: al Sacco almeno 1lt a testa di acqua
CARATTERISTICHE TECNICHE DEL PERCORSO:percorso ad anello; difficoltà: E (in alcune parti del percorso ci sono gradini nella roccia); dislivello in salita: 300 m ca; lunghezza: 8 km ca;
ABBIGLIAMENTO: capi adeguati alla stagione autunnale, kway o guscio impermeabile, scarponcini da trekking, consigliati i bastoncini telescopici da trekking; lampada frontale oppure torcia elettrica; kit mascherina e gel igienizzante
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Vitorchiano il borgo sospeso e il Monumento Naturale di Corviano
domenica 7 marzo 2021: Una suggestiva escursione alla scoperta del misterioso abitato rupestre di Corviano, dichiarato Monumento Naturale e situato nel territorio di Soriano nel Cimino. Si visiterà Vitorchiano, uno dei borghi medievali più ben conservati della Tuscia, sospeso su una alta rupe di peperino, con le numerose scale a profferlo che si affacciano sui vicoli, creando un sorprendente effetto caleidoscopico, degno di un dipinto di M.C Escher.
Sotto la rupe fu girato il celebre film “L’armata Brancaleone”, di Monicelli, che utilizzo come set alcuni tra i luoghi più belli della Tuscia.
La fascia dei boschi che scende dai monti Cimini alla valle del Tevere custodisce un grande numero di tesori archeologici. Nascosti nei fossi, avvolti dalla fittissima macchia, sigillati dall’interramento, ignoti ai più, questi tesori hanno riposato per secoli, fino al giorno della loro riscoperta della quale sono stati protagonisti in molti: archeologi, amministratori, studenti universitari di beni culturali, gruppi di studiosi locali, cercatori individuali, speleologi e associazioni escursionistiche.
L’abitato medievale di Corviano è uno di questi tesori, tra i più cospicui. Il sito si trova, su un pianoro di peperino, tipico elemento del paesaggio della Tuscia, che, per le sue caratteristiche strategiche e per la sua facile difendibilità, è stato occupato fin dall’alto medioevo. Come tutti i villaggi importanti era dotato di un castello e di una chiesa. Ma le sue abitazioni erano invisibili, nascoste agli occhi ostili, scavate sottoterra, attrezzate nelle grotte, accessibili in gran parte soltanto dalle pareti rocciose grazie a pianerottoli e scale mobili. Tanto che nelle pergamene medievali i beni appartenenti al castrum di Corviano erano definiti semplicemente come “domos, criptas, casalina, canapinas, molendina”.
Se oggi possiamo visitare Corviano e restarne attoniti è perché nell’ultimo quarto del secolo scorso è stato oggetto di scavi, rilievi, opere di messa in sicurezza.
Si partirà dal suggestivo abitato di Vitorchiano scendendo tra i pittoreschi scorci delle sue case abbarbicate alla roccia. La prima parte del sentiero ci condurrà fino al fiume, che seguiremo per poterci muovere lungo un piacevole paesaggio di colline coltivate a nocciolo. Arriveremo all’ingresso di un’area protetta; qui un percorso ad anello ci porterà a visitare la rupe che caratterizza Corviano, dove sarà possibile visitare alcune grotte abitate in varie epoche, i ruderi di una chiesa medievale, una piccola necropoli con tombe antropomorfe o a logette e i ruderi del castello con un fossato ancora ben visibile, e ancora i resti di una mola medievale con cascata.
Il percorso ad anello ci riconduce al punto di partenza, tornando così a Vitorchiano. Riprenderemo le macchine per andare a vedere il famoso Moai di Vitorchiano, manufatto realizzato dagli artigiani Maori dell’isola di Pasqua, del quale vi racconterò la leggenda.
INFORMAZIONI E DETTAGLI 333 4912669 Anna Rita Properzi Guida Turistica e Ambientale Escursionistica Iscritta al Registro Italiano Aigae anche tramite whatsapp e canale telegram https://t.me/lepasseggiatediannarita o tramite mail annaritaproperzi@gmail.com;
COSTO ESCURSIONE: 15,00 euro a persona; gratuito per i bambini al di sotto dei 12 anni; ridotto a 10€ dai 12 ai 16 anni.
APPUNTAMENTO: previsto alle ore 9.30 a Vitorchiano, Piazza Umberto I. Ampio parcheggio su Via della Teverina dopo il semaforo, in direzione Grotte Santo Stefano. Fine escursione intorno alle ore 16.
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: posti limitati nel rispetto delle norme anticovid19. Al momento della prenotazione verranno fornite tutte le informazioni riguardo i DPI e il rispetto delle norme comport
amentali che si dovranno firmare per conoscenza.
CARATTERISTICHE DEL PERCORSO: Il percorso ad anello di circa 11 km, con 150 metri di dislivello a scendere e salire. Il percorso si svolge su strade di campagna sterrate ed in alcuni tratti fangose o di peperino che può risultare scivoloso.
PRANZO: al sacco, 1 litro di acqua a testa.
ABBIGLIAMENTO: importante indossare scarpe da trekking o con suola antiscivolo, abbigliamento adeguato alle condizioni meteo (è consigliabile portare un capo impermeabile, anche un kway) e per chi è abituato ad usarli i bastoncini sono consigliati, una buona scorta d’acqua, kit anti-Covid-19 (mascherina e gel igienizzante).