Riceviamo dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale e pubblichiamo
Il 18 e 19 maggio prossimi si svolgerà Vulci. Work in progress, il II Incontro Internazionale dedicato alla ricerca sul campo nella grande metropoli etrusca.
Negli ultimi anni la Soprintendenza ha aperto, con concessioni annuali e triennali in accordo con la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MIC, un intenso programma di scavi e ricerche affidate a Istituti nazionali e internazionali, in modo da arricchire la conoscenza di Vulci sotto ogni aspetto, sottraendola alle urgenze legate alla tutela, come è avvenuto per molti decenni.
Torna quindi, dopo il I Incontro avvenuto nel dicembre del 2021, il convegno internazionale Vulci work in progress, il 18 e 19 maggio prossimi. Un’occasione per presentare gli atti del convegno precedente, svoltosi sempre nella suggestiva location del Parco archeologico e naturalistico di Vulci. Si approfitterà per fare il punto su tutte le scoperte, rinvenute anche di recente, in questo luogo che non smette mai di stupire. Inoltre, il 18 maggio alle ore 12 circa, si avrà anche l’opportunità di poter apprezzare la mostra La Prima Vulci, che sarà inaugurata al Museo Archeologico Nazionale di Vulci, grazie alla collaborazione con la Direzione Regionale Musei del Lazio.
Vulci work in progress è un momento di dialogo e di confronto sui nuovi dati acquisiti dalle ricerche svolte sul campo da vari istituti universitari, coinvolti per riflettere sulla storia, sull’evoluzione, sul passato, sul presente e sul futuro di questa terra con tutte le sue stratificazioni, i suoi usi e le sue frequentazioni. Atenei italiani e stranieri si inter-scambieranno le reciproche esperienze, in nome del comune interesse per il patrimonio culturale vulcente.
E gli attori-soggetto di queste attività li ritroveremo nel II incontro internazionale di maggio. Saranno loro ad illustrare lo scenario venuto alla luce tra il 2022 e i primi mesi del 2023.
Dopo i saluti istituzionali iniziali, in primis del presidente della Fondazione Vulci, Gianni Bonazzi, l’introduzione spetterà ai sindaci dei comuni di Canino, Ischia di Castro e Montalto di Castro; a seguire sarà il turno delle autorità: il direttore della Direzione Generale Abap, dott. Luigi La Rocca; il direttore della Direzione Regionale Musei Lazio, dott. Stefano Petrocchi; del soprintendente, arch. Margherita Eichberg.
Per la soprintendenza, inoltre, interverrà in più contributi la funzionaria archeologa responsabile di zona, dott.ssa Simona Carosi e la funzionaria responsabile del servizio di archeologia subacquea, dott.ssa Barbara Barbaro.
Molti i progetti che hanno coinvolto direttamente Fondazione Vulci e la Soprintendenza, in particolare quelli riguardanti le indagini nell’Area C della necropoli dell’Osteria. Inoltre saranno presenti: l’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara con contributi riguardanti il sito di Poggio delle Urne (progetto: Usi funerari preromani) della prima età del ferro e della fase orientalizzante; si parlerà delle ricognizioni territoriali nella bassa Valle del Fiora e degli scavi nella necropoli villanoviana ed etrusca di Ponte Rotto da parte dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” (All’origine di Vulci). E poi ancora tanti altri progetti: Understanding Urban Identities, a cura del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Göteborg (Svezia); Vulci 3000, della Duke University (USA); Vulci Cityscape 2022 dell’Università di Friburgo e Magonza; Sustainable Vulci della University College London (Londra). Di Vulci: vecchi scavi, nuove prospettive. Un progetto condiviso parleranno Alessandro Conti, della Sapienza Università di Roma, e Cristian Mazet, dell’Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici; quest’ultimo altro ente che va ad aggiungersi a tutte le fondazioni, istituzioni e atenei coinvolti nel II convegno internazionale Vulci work in progress 2023.
Ancora, molti i contributi relativi ad indagini archeometriche su materiali vulcenti, che consentiranno riflessioni e nuove prospettive anche su materiali e contesti già noti. Non meno importante, la ricognizione sulle scoperte archeologiche avvenute sul territorio grazie all’archeologia preventiva. Un bilancio dei risultati per tracciare le linee di progetti futuri.