Riceviamo da Viterbo Cresce e pubblichiamo
Non è facile descrivere in poche parole Viterbo, cosa è, cosa rappresenta e quanto profondamente bella sia la nostra città. Proviamo allora per pochi secondi a immaginarcela non come viterbesi, ma come turisti o passanti che arrivano qui da noi per la prima volta. A tutti sarà infatti sicuramente capitato di mostrare le bellezze della città ad amici o parenti di fuori. Meraviglia, stupore, emozione, curiosità, voglia di tornare. Ecco cosa prova chi vede con i propri occhi Viterbo per la prima volta.
Noi viterbesi abbiamo la fortuna inestimabile di vivere all’interno di un’incantevole cornice fatta di storia, cultura, arte, tradizioni. La bellezza c’è, ce l’ha lasciata in dote la storia. Ma è nostra responsabilità di cittadini prenderci quotidianamente cura della città e farla progredire, metterla di volta in volta alla guida del cambiamento senza allo stesso tempo rinunciare alla nostra identità. In altre parole, abbiamo l’onore e l’onere di pensare e realizzare la Viterbo di domani.
Noi di Viterbo Cresce sogniamo una città più socievole, sostenibile, partecipata e innovativa. Sogniamo una città attenta ai bisogni dei cittadini, dove i servizi e la qualità della vita siano la principale preoccupazione dell’amministrazione pubblica. Sogniamo una città più verde, più digitalizzata e che offra maggiori opportunità socioeconomiche. Finalità, queste, che intendiamo perseguire creando sinergie con il tessuto sociale e civile, recuperando spazi e pensando a una completa e concreta rigenerazione urbana. Le idee già in cantiere sono tante, quelle che possiamo definire tutti insieme illimitate.
Partiamo allora dal centro storico, cuore pulsante della città. Il nostro desiderio è quello di rilanciarne la vocazione residenziale, turistica, naturalistica ed economica. Come? Per esempio recuperando il milione di metri cubi di aree edificate inutilizzate per restituirle alla comunità sotto forma di abitazioni a prezzi calmierati, progetti di social housing in collaborazione con enti pubblici e privati, incentivando convenzioni per l’affitto delle case agli studenti della nostra Università, restituendo il cinema in città fino a creare una sorta di multisala diffuso, potenziando i parcheggi, creando un parco diffuso fruibile da residenti e turisti, lavorando a politiche sulla sicurezza per rendere il cittadino libero di vivere il centro ad ogni ora del giorno e della notte.
Grandi sforzi devono poi essere fatti per rilanciare e sostenere il turismo. È quindi necessario istituire un tavolo permanente con gli operatori del settore per individuare gli interventi da mettere in campo. Quello che poi noi di Viterbo Cresce proponiamo già in questa fase è, per esempio, di utilizzare una parte dei ricavi della tassa di soggiorno per completare l’offerta museale della città, ultimando anche la musealizzazione di Palazzo dei Priori e il compimento della Torre Civica. Occorre poi riempire di vita e contenuti il Borgo della Cultura che sorgerà nel complesso dell’antico Ospedale Grande degli Infermi e che può già contare su un finanziamento di 45 milioni di euro. Dovremo poi restaurare le fontane monumentali della città, nostro grande patrimonio artistico e culturale, attraverso un appalto di Global service che non comporti quindi aggravi per le casse comunali e che prevede anche un sistema evoluto di ricircolo dell’acqua. Vogliamo poi realizzare un Distretto della cultura e dell’innovazione, magari nel complesso delle Ex Scuderie di Sallupara, che possa ospitare uno spazio dedicato allo sviluppo di nuove idee dove possano confrontarsi tutti insieme giovani, Università, imprenditori e start up.
I centri dell’Italia, poi, si sa, sono fatti soprattutto dai tanti commercianti e artigiani che li rendono vivi. Per questo motivo stiamo pensando di istituire effettivamente l’albo delle botteghe storiche dando piena attuazione al regolamento già esistente. È quindi fondamentale sostenere e potenziare le reti di impresa in tutti i settori, incentivando con particolare attenzione l’artigianato e il commercio di prossimità.
Se però il centro storico è il cuore pulsante della città, le aree periferiche e le frazioni ne sono invece gli organi vitali. Non possiamo concepire ciò che sta dentro le mura e ciò che sta fuori come realtà separate. Affinché infatti il cuore e gli organi vitali funzionino correttamente è necessario che siano collegati tra di loro da una rete strutturata di servizi e trasporti. Quello che noi di Viterbo Cresce intendiamo fare è potenziare la manutenzione ordinaria di strade e verde pubblico, rafforzare i collegamenti di trasporto pubblico locale tramite un efficientamento della Francigena srl, realizzare itinerari turistico culturali che mettano includano il centro e le frazioni, incrementare servizi socioeconomici, culturali, turistici e sanitari dislocati sul territorio.
Sarà poi nostro compito quello di rendere il Poggino un moderno distretto artigianale e commerciale. In collaborazione con gli imprenditori, l’amministrazione comunali della Viterbo di domani dovrà infatti istituire un nuovo soggetto giuridico legittimato che possa ricevere risorse regionali, nazionali ed europee per la riqualificazione dell’area.
Infine la tutela e salvaguardia dell’ambiente, un tema al quale siamo profondamente legati. Prendercene cura, così come fare la nostra parte nella lotta ai cambiamenti climatici, è un dovere morale che dobbiamo ai nostri figli. Da una parte dobbiamo potenziare i polmoni verdi già esistenti in città, come Prato Giardino, e costruirne di nuovi, dall’altra abbiamo bisogno di redigere un piano del verde urbano. Vogliamo infine proporre la candidatura di Viterbo per la nascita del geoparco Unesco della Tuscia “Al bordo del vulcano” che coinvolge anche i comuni di Gallese, Pitigliano, Orvieto, Civita di Bagnoregio e le frazioni di Bagnaia e Roccalvecce.
Queste sono le nostre idee di rigenerazione urbana per la Viterbo di domani. Ma quello che proponiamo è soprattutto un continuo rapporto di scambio dove i cittadini siano parte integrante del cambiamento e promotori attivi di istanza e progetto. Vogliamo un cambiamento, sì, ma lo vogliamo partecipato.