Riceviamo e pubblichiamo
“Ne avremmo anche di ragioni per avercela con i lupi, coi cinghiali e con la fauna selvatica che danneggia attività, stermina i nostri allevamenti, compromette i nostri raccolti. Ma siamo agricoltori e nel nostro DNA è radicato il rispetto della natura e dei suoi equilibri. Infatti non ce l’abbiamo con i lupi e manco con i cinghiali. Ma è tempo di agire perché, insieme agli equilibri di un ecosistema naturale sostenibile e fruibile, siano salvaguardate anche le attività produttive ed economiche della Tuscia”.
È quanto afferma Mauro Pacifici, presidente della Coldiretti di Viterbo, a poche ore dalla discussione finale sul Piano Lupi in sede di Conferenza Stato-Regioni.
“Occorre salvare le mandrie e le greggi che stanno subendo una strage silenziosa. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, è il feroce attacco di lupi ai danni di un gregge a Ischia di Castro, con perdite ingenti per gli allevatori. Sono incidenti – aggiunge il direttore della federazione provinciale Alberto Frau – che stanno provocando lo spopolamento delle montagne italiane dove, negli ultimi dieci anni, hanno chiuso almeno un terzo delle aziende agricole”.
Coldiretti concorda sulla necessità di tutelare le specie animali in via di estinzione come prevede il Piano Lupo presentato dal ministro dell’ambiente che – dopo avere ricevuto la validazione di 70 scienziati e il via libero tecnico all’unanimità della Conferenza Stato-Regioni – è stato rinviato per il via libera al 24. Il piano, che prevede 22 azioni di conservazione della specie, affronta anche il tema nodale della risoluzione sostenibile dei conflitti con le attività dell’uomo, nel pieno rispetto della normativa comunitaria e di quella nazionale.Proprio a questo scopo il testo concede in casi eccezionali la possibilità di attivare deroghe al divieto di rimozione di singoli esemplari di lupi, già prevista dalle norme italiane ed europee, avviando un percorso strettamente regolamentato e caratterizzato da rigorose azioni di prevenzione.
“Auspichiamo che tali misure – aggiungono i due rappresentanti della Coldiretti viterbese – siano confermate in sede di approvazione del piano soprattutto perché, se non regolamentata, tale problematica rischierebbe di alimentare forme di bracconaggio e di autodifesa, minacciando la continuità della specie lupo. Non si possono lasciar morire pecore e vitelli e costringere alla fuga intere famiglie che da decenni popolano le montagne, come non si possono non tutelare i giovani appena tornati alla pastorizia”. Senza i pascoli le montagne muoiono e aumenta il rischio idrogeologico. Bene la disciplina del controllo di cani selvatici e lupi, ma ci sia attenzione – invita Coldiretti – anche alla salvaguardia dei diritti degli allevatori. Di non secondario profilo l’aspetto dei risarcimenti, pratiche che vanno velocizzate.
“Un’azienda che subisce perdite di capi – spiega Frau – deve essere indennizzata in tempi rapidi per favorire la immediata ricostituzione del patrimonio zootecnico ed evitare l’interruzione della produzione”. “In tema di risarcimenti – aggiunge Pacifici – ribadisco contrarietà a ogni ipotesi di regime de minimis perché indennizzare un allevatore non significa favorirlo con aiuti di Stato a scapito della corretta concorrenza del libero mercato. I risarcimenti siano congrui rispetto al valore delle perdite subite. I soldi pubblici non sono un arricchimento o un aiuto indebito, ma il dovuto sostegno a chi deve ricostituire una azienda compromessa da fattori esterni – lupi o cinghiali o cani selvatici che in condizioni normali non dovrebbero potersi spingere fino al recinto di una mandria o di un gregge”.