Riceviamo e pubblichiamo
“L’antifascismo di mio padre fu per me una rivelazione, fu per me il primo serio contatto con le cose reali della vita e in un certo senso il primo incontro con la politica”. Così nel 1954, nella biografia richiestagli dalla Federazione viterbese del Partito Comunista Italiano, scriveva Luigi Petroselli. Che visse intensamente la politica come missione “per la costruzione di un mondo nuovo”, senza mai risparmiarsi, fino all’improvvisa scomparsa “sul lavoro”, a conclusione del suo intervento al Comitato Centrale del Pci, il 7 ottobre 1981, all’età di 49 anni.
Ha lasciato il segno nella storia del Paese. La formazione nella sua città, a Viterbo – dove diventa segretario della Federazione del Pci nel 1962 e siede sui banchi del consiglio comunale del capoluogo e del consiglio provinciale -, poi il passaggio alla direzione del Comitato regionale del Partito e, successivamente, della Federazione romana. Capolista nelle elezioni per il Campidoglio del 1976, viene eletto per la prima volta sindaco della Capitale il 27 settembre del 1979. È confermato in questa carica il 17 settembre del 1981.
Luigi Petroselli è rimasto impresso nella memoria di tanti, per la coerenza del suo impegno, tutt’altro che comune, volto al superamento delle diseguaglianze e al miglioramento delle condizioni di vita delle persone. Per aver affrontato grandi sfide culturali e per la modernità della sua visione dello sviluppo: affermò una nuova idea anche del rapporto tra la Tuscia, Roma e le altre province del Lazio, all’interno di una programmazione regionale capace di valorizzare le risorse dei territori. Per aver saputo, da sindaco, restituire ai cittadini il senso di comunità e fiducia nelle istituzioni, lavorando a qualificanti progetti per “l’unificazione della città attorno a nuovi valori”, dal centro alla periferia. E anche per la sua sensibilità, per la gentilezza e la semplicità nel rapporto con gli altri, basato sempre sul rispetto.
Amava la vita. Amava la libertà. Nel ’56, di fronte all’intervento sovietico in Ungheria, rimase profondamente scosso. Non condivise la repressione. E pagò di persona, sul piano politico, il suo dissenso, seppure non reso pubblico. Il suo pensiero resta attualissimo. È una esperienza umana e politica, quella di Luigi Petroselli, cui guardare mentre ci interroghiamo sulle risposte da dare alle complesse questioni del nostro tempo. La famiglia condivide il ricordo di Luigi Petroselli con un momento di commemorazione davanti alla tomba, al cimitero di San Lazzaro, sabato 7 ottobre, alle ore 10,30, a quarantadue anni dalla scomparsa.