Tarquinia, 14 maggio 1986: “Oggi la nostra squadra nazionale di calcio è volata verso il Messico per confermare il suo felicissimo titolo di Campione del Mondo in carica. Quando ciò accadrà, noi, rispolverando i tricolori del fatidico ’82, appassionatamente balleremo di nuovo il samba davanti al Bar Diana, con Bruno Blasi e il dottor Pardi che allora inaspettatamente sfoggiò un bel sombrero. Oreste delle Scarpe sicuramente ricostruirà davanti al suo ex-negozio l’altarino coi fiori e le candele accese davanti alla fotografia degli Azzurri (nella foto sopra di Renato Rosati, da sinistra in piedi: Massimo Celletti, Oreste De Angelis, Sandro Celli, Carlo Celli, ? , Marino Rosati; in basso accosciato Carlo Blasi) e farà inginocchiare tutti i passanti mentre il padre dei Nussio esibirà dal balcone di casa la bandiera più grande di tutta Tarquinia. E noi – come tutti allora facemmo – al Piazzale canteremo in coro, fino allo sfinimento con le lacrime agli occhi e con ferrea logica sentimentale, O surdato ‘nnammurato”.
Tarquinia, 29 maggio 1986: “Tra poco più di 24 ore la nostra amata squadra di calcio aprirà il Mundial del Mexico giocando contro la Bulgaria nel mitico stadio Azteca. Tutti siamo già in preallarme: inviti a cena e raggruppamenti familiari o aziendali per sentirsi uniti, gomito a gomito, cuore a cuore, al momento di cantare “Fratelli d’Italia”. Intanto ognuno cerca di fare quello che fece nel magico 1982: rispolveriamo gli stessi amuleti nascosti, ripetiamo ossessivamente i rituali probatori, le danze scaramantiche e gli scongiuri ormai collaudati. Perché la sorte della nostra squadra, anzi della nostra Patria, dipenderà anche da noi e dalla sedia sulla quale saremo seduti, e guai a sbagliare”.
Tarquinia, 1° giugno 1986: “Nostra Italia degli Azzurri ieri, alla partita di apertura, ha giocato benino e noi l’abbiamo molto amata, ma ha soltanto pareggiato con la Bulgaria. Comunque da bravi patrioti del pallone abbiamo sofferto fino in fondo il pathos della prima giornata: cinema chiuso, Bar Diana stracolmo, Piazzale deserto, attraversato, si dice, solo da Tufarolo come un fantasma. Ma già in mattinata c’erano stati i sintomi dell’epidemia di tifo che sarebbe scoppiata verso il tramonto. Infatti, come per un allarme aereo, alle 19,30 è scattato il rientro. Ognuno ha scelto secondo coscienza: chi crede che la Patria si serva meglio in compagnia si è riunito per una spaghettata; chi, come me, è un guardone scaramantico, ha visto l’incontro da solo tra le mura discrete della propria casa. Ma tutti alle 20 precise, eravamo lì con le lacrime agli occhi fin dalle prime note dell’Inno Nazionale straziato da una banda musicale di messicani con la spiccata tendenza alle variazioni arbitrarie”.
Tarquinia, 5 giugno 1986: “Dopo una giornate di patimenti l’Italia campione del mondo ha affrontato l’Argentina di Maradona a Puebla. Nostra Italia della Prudenza ha di nuovo pareggiato, ma è stata la storia di un pareggio annunciato, faticoso e scialbo tra i fischi di tutto il mondo. Così la nostra squadra dallo charme appannato, quando martedì affronterà la Corea, dovrà vincere o tornare a casa. E brucia ancora l’orrendo ricordo del lontano luglio ’66 quando la maledetta Corea ci distrusse con un gol segnato da un dentista asiatico”.
Tarquinia, 13 giugno 1986: “Nostra Italia di Altobelli ha finalmente vinto una partita, quindi non c’è stata la Coreana Vergogna. Pare, infatti, che a Civitavecchia qualcuno abbia perfino tentato un carosello con sbandierata. Eppure in questa squadra c’è qualcosa di freddo che non riesce a sciogliersi davvero”.
Tarquinia, 15 giugno 1986: “L’irreparabile è successo e forse non poteva non accadere: ci hanno cacciato in malo modo dal Mundial di calcio. Nostra Italia della Sconfitta è andata a picco perdendo per 2 a 0 con la Francia. Usciamo di scena con una sensazione di impotenza solare”.
Tarquinia, 25 giugno 1986: “Ora che non gioca l’Italia le partite del Mundial sono diventate divertenti. Sono rimasti in lista per disputarsi le semifinali Germania, Francia, Belgio, Argentina. Strepitose azioni di Platini e di Maradona che ora si contendono il ruolo di stella assoluta del calcio di tutti i tempi”.
Tarquinia, 17 giugno 1986: “Ora è chiaro: il campione più campione è Diego Maradona. Gianni Brera lo definisce “il divino aborto”, “il nano miracoloso” e scrive: “Le sua improvvisazioni sono incendi fosforescenti, fervidi slalom in una galassia che sorge a filo d’erba”. Dunque, rispedito a casa anche Platini che all’improvviso ha perso il frizzante del suo champagne, domenica il gran finale: Dieguito contro la Germania fortissima”.
Tarquinia, 30 giugno 1986: “Emozioni a non finire alla finalissima. Ha vinto l’Argentina contro la Germania che ha avuto l’onore delle armi per aver rimontato due gol e riperduto la partita per una rete definitiva di Burruchaga a dieci minuti dalla fine (3 a 2). Festa grande a Buenos Aires e soprattutto a Napoli, città alla quale Maradona ha dedicato la coppa. Sulla scogliera di Posillipo, davanti a una batteria di fuochi d’artificio, si è infatti ballato fino all’alba la tarantella e il tango argentino in onore del Pibe de Oro. Delusione e fiumi di birra amarissima in Germania dove erano state preparate varie manifestazioni di giubilo, tra cui quella di 47 professioniste di una casa a luci rosse di Monaco, che avevano annunciato di essere pronte, in caso di vittoria, a prestazioni a metà prezzo. Da Puebla, seguiti da un camion pieno di spaghetti, bottiglie di olio d’oliva, forme di parmigiano e di pecorino e di barattoli di pomodori pelati predisposti invano per un soggiorno messicano lungo e glorioso, sono partiti alla spicciolata gli Azzurri, ricevuti in Italia dall’indifferenza generale, per loro più frustrante delle bordate di verdure contaminate da Cernobyl (centro del disastro nucleare appena qualche settimana prima, ndr) che loro si aspettavano.
P.S. Del camion, sparito con i suoi preziosi vettovagliamenti, non si è saputo più niente”.