di Piero Nussio
Nel precedente articolo (“Che tempo fa a Tarquinia?”) ho ricordato che sono messi a disposizione da parte del sito www.ilmeteo.it i dati quasi quarantennali delle condizioni meteo riscontrate a Tarquinia, giorno per giorno. Basandoci su un così lungo intervallo di tempo, abbiamo valutato –anche con l’aiuto di grafici – le caratteristiche delle situazioni climatiche medie nei vari mesi dell’anno (temperature minime e massime, direzione e velocità dei venti, piovosità e umidità dell’aria).
È abbastanza naturale, avendo a disposizione i dati di un così lungo intervallo, chiedersi se il clima a Tarquinia è costante, oppure sia cambiato dagli anni ’70 ad oggi. Uno dei commenti fatti all’articolo precedente lo richiedeva espressamente: «Sarebbe anche interessante sapere se ci sono stati scostamenti climatici significativi e costanti nel corso degli anni presi a campione e, se sì, con quale andamento.»
Anche per rispondere alla richiesta, mi sono posto il problema di come raccogliere ed analizzare i dati disponibili. Nonostante siano disponibili i dati climatici giornalieri (alla voce Situazione/Archivio meteo del sito citato), sarebbe dispersivo e poco utile andare alla ricerca del dato meteo così dispersivi, con il rischio di perdere di vista l’andamento generale per la troppa specificità.
Per fortuna sono anche disponibili nella stessa pagina, già calcolate, le medie e i totali mensili per tutto l’intervallo. Per avere dati confrontabili non è però possibile esaminare contemporaneamente tutti i diversi periodi dell’anno: bisogna limitarsi ad un periodo prescelto, proprio per apprezzare le differenze di dati che –in teoria – dovrebbero ripetersi alla stessa maniera ogni anno.
È stato quasi ovvio scegliere di analizzare in dettaglio il mese di ottobre. Primo perché è quello presente, e dunque più interessante per le sensazioni percettive che ognuno prova ogni giorno, nello scrutare il cielo e nel sentire “troppo caldo” o “un certo freddino”. Secondo perché si discute spesso sulle cosiddette “mezze stagioni” ed è diventato proverbiale dire che “non esistono più le mezze stagioni”.
Ottobre è, per la nostra situazione climatica generale, proprio il mese di passaggio fra la bella stagione e l’inverno incipiente. Talvolta è umido e piovoso, ma il più delle volte è ancora caldo e luminoso. Secondo un altro modo di dire molto diffuso, quello delle “ottobrate romane” (e, meglio, tarquiniesi) è uno dei più piacevoli periodi dell’anno.
Raccogliendo le medie mensili delle “ottobrate tarquiniesi” otteniamo questa lunga ma interessante tabella climatica:
I dati numerici sono la base di qualunque valutazione quantitativa, ma di loro natura spaventano il lettore per la loro ripetitività noiosa. Basta però rappresentarli in forma di grafico perché mostrino in maniera (mi auguro) chiara tutte le informazioni che tenevano al loro interno.
Le temperature riscontrate a Tarquinia nel mese di ottobre rivelano, riportate al variare degli anni, un dato molto interessante, ed immediatamente evidente: il grafico è in salita.
Questa caratteristica, seguita quasi parallelamente sia dalle temperature minime che da quelle massime e medie, ci permette di affermare che la temperatura di Tarquinia sembra aumentare abbastanza costantemente.
La rilevazione si riferisce al solo mese di ottobre, e l’andamento “a dente di sega” delle temperature è causato dalle variazioni che di anno in anno rendono il tempo sempre poco prevedibile, ma l’andamento crescente è evidente a prima vista, e tutte le tre rilevazioni lo mostrano, pur con piccole differenze fra di loro.
Si nota pure, dopo un grosso picco decrescente nel 1974 (ottobrata fredda), un andamento abbastanza costante e particolarmente crescente fino al 1989. Poi un altro paio di ottobrate in forte calo all’inizio degli anni ’90, seguito da un andamento molto più variabile nell’ultimo decennio.
L’altro dato caratteristico di questo grafico è come i tre dati (temperatura minima, media e massima) seguano di massima lo stesso andamento. Questo dato non è affatto scontato, al passare degli anni: le temperature minime e massime potrebbero nel tempo discostarsi oppure avvicinarsi sempre più, ed anche la temperatura media è un dato abbastanza indipendente dalle altre due. Viceversa, il fatto che viaggiano “di conserva” è una buona notizia, perché implica che le variazioni del clima non sono istantanee e imprevedibili, ma invece un sistema climatico abbastanza resistente e controbilanciato.
Tutte queste considerazioni non fanno però che rafforzare l’importanza dell’andamento crescente delle temperature: tutto il sistema climatico controbilanciato mostra un evidente e stabile aumento.
La variazione rilevata nelle temperature ci ha fatto subito venire la curiosità di sapere se fenomeni analoghi si riscontrassero anche negli altri dati meteo raccolti.
Avevamo notato nel precedente articolo come il valore pressoché costante del grado di umidità dell’aria (sempre oltre il 60% e per lo più intorno al 70%) fosse una caratteristica molto importante del clima tarquiniese. Questo dato trova ora una conferma quasi completa proprio nell’andamento del valore nel tempo: ad ottobre a Tarquinia il valore dell’umidità dell’aria è quasi sempre oltre il 60% e per lo più nell’intervallo fra il 70% e l’80%.
Dunque “esistono le mezze stagioni”! Il mese di ottobre è relativamente fresco e umido, e lo è in maniera costante (pur nelle variabilità di anno in anno e, ancor più, di giorno in giorno). Il grafico dei valori di percentuale di umidità negli anni è piano (senza nessuna direzione prevalente) pur senza essere per nulla piatto.
Lo steso andamento piano ma non piatto lo mostra il grafico della velocità media del vento. Esistono anni con un ottobre più ventoso (ad esempio il 1980 e il 2003), ed anni con un ottobre molto più calmo (ad esempio dal 1998 al 2002, e in particolare il 1997 e il 2008). Ma la velocità intorno 13-15 km/h è il valore caratteristico delle giornate di ottobre a Tarquinia.
Il grafico che mostra insieme le due rilevazioni si presterebbe poi ad ulteriori analisi delle caratteristiche climatiche, ma la costanza delle misurazioni appare il dato più evidente ed importante, specie se paragonato a quello del crescere delle temperature.
Vale allora lo sforzo di esporre in forma grafica anche il totale dei giorni che nei mesi di questi quaranta anni hanno caratterizzato i giorni di ottobre a Tarquinia.
Ovviamente – e fortunatamente – ad ottobre non ci sono da noi giorni di neve, e per il bene dell’agricoltura, nemmeno giorni di grandine. Ci sono però giorni di pioggia, giornate nebbiose (se no che autunno sarebbe?) ed anche qualche giorno con una temporalata.
Sommando mese per mese tutti i giorni di ottobre caratterizzati da questi eventi meteo si ottengono i dati esposti nella tabella generale. Il miglior metodo per “vedere” questi dati è quello di posizionarli in un grafico a radar, ossia in un cerchio i cui raggi rappresentano i vari anni e in cui il dato è tanto lontano dal centro per quanto è il suo valore.
Questo tipo di grafico permette di evidenziare le differenze di situazione climatica nei vari anni, ed eventuali similitudini fra i vari eventi atmosferici riscontrati. Se ci fosse, come nel caso delle temperature, un qualche andamento nel tempo, vedremmo i dati rigonfiarsi (o sgonfiarsi) nella direzione in cui passa il tempo. Se invece – come nel caso di umidità dell’aria e velocità del vento – avessimo un andamento quasi costante, il grafico sarebbe di forma approssimativamente circolare.
Invece il grafico a radar degli eventi atmosferici mostra un andamento sfrangiato, a fiore di campo.
Questa configurazione mette in evidenza la variabilità delle situazioni atmosferiche, con un inizio degli anni ’90 particolarmente umido e piovoso. Una diecina di giorni di pioggia ad ottobre sembrano essere stati quasi d’obbligo negli anni ’70 e poi all’inizio degli anni 2000. Ma molti altri anni sono stati caratterizzati dall’assenza o carenza di giorni di pioggia ad ottobre: dal 1985 al 90, e negli ultimi anni.
I temporali (in verde) e le nebbie (in violetto) sembrano accompagnare per lo più i giorni di pioggia di ciascun ottobre, ma il 1977 e il 2001 sono esempi contrari, con molta nebbia e scarsa pioggia.
In sintesi, l’evoluzione del clima nel mese di ottobre a Tarquinia ribadisce la variabilità e la (sana) imprevedibilità delle condizioni atmosferiche in una stagione di passaggio, e l’assenza (fortunatamente) di fenomeni climatici estremi. Un clima tutto sommato stabile e prevedibile, cui però si sovrappone un aumento generale di temperatura di cui sarebbe interessante investigare le cause e le modalità.
Con l’occasione (ed anche al fine di fornire una sommaria risposta ad un commento al precedente articolo che chiedeva «la ricaduta media dei fumi della centrale a carbone sul territorio in relazione alla direzione e all’intensità dei venti») vorrei far notare come occorra una particolare attenzione nel considerare i dati atmosferici.
La risposta più semplice alla domanda sulla ricaduta dei fumi della centrale di Civitavecchia è che, dato il regime prevalente dei venti da NNE (Tramontana-Greco) e WSW (Ponente-Libeccio), ci dobbiamo preoccupare più dei fumi di Montalto che di quelli di Torrevaldaliga. La realtà è che, comunque, non mancano a Tarquinia le giornate di scirocco e levante, che ci portano l’aria di Civitavecchia e che soprattutto siamo proprio in mezzo a due grosse centrali termoelettriche che, con i loro scarichi – propri ed impropri – modificano sicuramente il clima e le condizioni locali.
Molti anni fa (quando a Civitavecchia esisteva ancora la centrale di Fiumaretta ed era stato appena realizzato il complesso di Torrevaldaliga) preparai insieme a due colleghe un articolo che evidenziava gli effetti climatici dello zolfo presente nel combustibile utilizzato in queste centrali, e le conseguenti piogge acide che colpivano il paesaggio e l’agricoltura. Da allora qualche passo avanti s’è fatto, ma anche dei notevoli passi indietro. Il carbone ha di solito una quantità di zolfo superiore a quella del gasolio, ma non è detto che ciò sia sempre vero.
I problemi di inquinamento comunque esistono, e molta colpa va agli impianti industriali, come le centrali termoelettriche. Un’altra parte di colpe è inoltre del traffico e dei materiali utilizzati e dispersi dall’agricoltura intensiva. L’aria di Tarquinia, così come la costa marina che la caratterizza, va difesa da tutti gli attacchi da cui è fatta oggetto
Il clima di Tarquinia, insieme al paesaggio, alla costa marina ed ai lasciti artistici e archeologici, è una delle grandi ricchezze della città. Preservarla e difenderla è nostro compito. Così come è nostro dovere morale farla fruttare.
Al di là di polemiche – spesso strumentali – il clima si difende con l’informazione e lo studio. Dai dati raccolti abbiamo ricavato molte notizie, ed altre se ne potranno trarre. Ma se vogliamo ottenere il risultato della difesa dell’aria e del paesaggio dobbiamo pretendere che chi deve interessarsi per istituzione di questi compiti (le ASL e il Ministero dell’Ambiente con i suoi uffici periferici) raccolgano altrettanti e sempre maggiori dati circa la qualità dell’aria. In questi argomenti non basta un articolo di giornale né la buona volontà di un comitato. Dobbiamo pretendere che se ne occupino seriamente lo Stato e la Regione, e vigilare affinché non “distraggano” misure e risultanze.
Per difendere la salute dei cittadini, ma prima ancora un bene economico prezioso: la qualità del clima e del paesaggio naturale di Tarquinia, e tutte le sue ricadute turistiche.
Dati messi a disposizione dal sito www.ilmeteo.it (voce: Situazione/Archivio meteo)
Elaborazione e grafici a cura di Piero Nussio