di Stefano Tienforti
Quello del raccogliere e interpretare le indiscrezioni è uno dei ruoli tipici del corrispondente, soprattutto quando si occupi di politica (o calciomercato: e, a volte, le due cose si somigliano, ndr). Un compito che, per esperienza, intuizione e capacità di gestire i contatti, riesce bene a Fabrizio Ercolani, che infatti ha sollevato, con il suo articolo sul possibile, futuro, rimpasto della giunta dell’Università Agraria, un polverone degno delle più torride e secche giornate agostane.
Tanto è stato il clamore a livello politico – e la sorpresa nel veder svelate certe trame – che diverse ed a vari livelli sono state le reazioni, con scosse più o meno ampie che hanno attraversato via Garibaldi giungendo, pare, sino a piazza Matteotti, sotto il palazzo comunale.
Allora, per provare a capire bene se e come procede l’attività politica delle coalizioni nei due enti, abbiamo preso il telefono e chiamato le persone direttamente coinvolte. A partire dal vicesindaco Renato Bacciardi, leader del Polo dei Moderati, forza politica più direttamente coinvolta dai possibili cambiamenti nell’assetto amministrativo: “È vero, ci saranno dei cambiamenti: ma sui nomi non dico ancora nulla, credo potranno essere ufficializzati la settimana prossima”. Meno generico è Maurizio Leoncelli, attuale consigliere in Comune ed all’Agraria, che interpellato (e incalzato) si sbottona un po’ di più: “C’è la possibilità che io possa esser nominato vicepresidente – spiega – semplicemente perché per Sara Torresi sono subentrati problemi di lavoro che dovrebbero costringerla alle dimissioni”.
I cambiamenti non dovrebbero, però, fermarsi qui. Secondo le indiscrezioni già pubblicate, salterebbe la testa anche di un altro attuale assessore, quel Gino Stella sopravvissuto, in questi anni, ad una serie interminabile di crisi e minacce di rimozione. “Non ti confermo che sarò sostituito – risponde, interpellato, Stella – ma posso senza problema dirti che, qualora ci fosse un allargamento della maggioranza, sono disposto a dimettermi per fare il capogruppo in consiglio dell’ente. Non m’importa della poltrona o dell’indennità di assessore: se vedo che c’è un progetto politico, sono pronto a fare un passo indietro”. Passo indietro che, a quelle condizioni, non sarebbe solo il suo: perché possa divenire capogruppo, qualcuno dovrebbe lasciargli il posto in consiglio e, quel qualcuno, sarebbe proprio Renato Bacciardi.
E chi sostituirebbe Stella in giunta? Qui è arrivato il nome che ha sollevato le più accese reazioni: quello di Lorella Maneschi, stimata archeologa ma anche sorella di Marcello, consigliere d’opposizione sia a Palazzo Vipereschi che a piazza Matteotti. Se il cellulare del fratello squilla a vuoto e senza risposta, Lorella rilascia senza problema una dichiarazione: “Non smentisco, né confermo: semplicemente aspetto, sono alla finestra, in attesa di ricevere una proposta. È, sinceramente, un ruolo cui non ho mai pensato, penso a fare il mio lavoro e non è la politica che m’interessa: ma penso anche che, se fatta nella maniera giusta, la politica possa portare veri benefici alla collettività”. Parole che paiono un’apertura e che, quindi, sembrerebbero chiudere il cerchio; se non che arrivano le parole del Presidente Antonelli, che prima rimanda al comunicato diffuso in mattinata, poi lancia nuovi spunti: “Stiamo lavorando per rafforzare il centrosinistra, in un confronto aperto, che necessità di sintesi senza i soliti eccessi di personalismo. Come sempre, siamo tutti in discussione”.
Una dichiarazione che pare rimettere in ballo tutto, anche alla luce di un fatto: a buona parte del PD, il nome Maneschi pare proprio non andare giù. E allora si apre uno scenario nuovo, che qualche osservatore e militante politico aveva già immaginato, nei discorsi di fantapolitica nelle serate di fine estate. Quello di un rimpastone più profondo, che si snodi tutto attorno ad un concetto che, sin qui, ha causato più grattacapi in Comune che all’Agraria: quello delle presenze femminili in giunta. E se il rimpasto all’Agraria fosse anche più radicale? Magari con una nuova presenza femminile, che non faccia per forza capo al Polo dei Moderati? Una mossa che guarderebbero con attenzione anche in Comune, dove l’assessore Lucilla De Luca – la cui nomina fu figlia proprio del gioco delle quote rosa – sta diventando sempre più un corpo estraneo all’amministrazione.