Riceviamo e pubblichiamo
Razionalizzare, questa la parola d’ordine all’Università Agraria. Obbiettivo dichiarato anche sulla gestione dei fondi e del patrimonio dell’Ente.
“Esigenza riconosciuta – spiega l’Assessore Renzo Bonelli – superare l’immobilismo patrimoniale come retaggio storico dell’Ente e investire sulla produttività e l’utilità. In quest’ottica abbiamo dato mandato agli uffici di monitorare il nostro cospicuo ed ingente patrimonio alla ricerca di relitti di terreno, fondi interclusi e quote isolate”.
“Oltre seimila ettari di proprietà collettive imponevano un’analisi realistica anche alla luce della loro collocazione su tutto il territorio comunale, elementi utili all’analisi che hanno permesso di individuare anomalie e situazioni degne di valutazione critica”.
“La filosofia dell’operazione è alienare i fondi inutili o improduttivi per reinvestire mediante l’acquisto di altro terreno utile all’azienda, in un ottica di accrescimento patrimoniale, utile economico e abbattimento delle spese di gestione. Del resto i proventi derivanti da simili operazioni sono utilizzabili solo per tali finalità o per opere di miglioramento del patrimonio e comunque previa autorizzazione da parte della Regione Lazio. Alienare per far crescere le proprietà collettive, per recuperare immobili e migliorare il patrimonio esistente”.
“Continuare a investire su terreni lontani, marginali o isolati è antieconomico, quando nel mentre si può accorpare il patrimonio dell’Ente in zone contigue e che permetterebbero come nel caso delle Lestre della Roccaccia una gestione più razionale fautrice di sviluppo economico per l’Università Agraria. Siamo certi che accorpare permetta anche di difendere meglio la terra di tutti, controllandola da episodi di abuso, danneggiamento e inquinamento”.