Riceviamo da Renato Bacciardi e pubblichiamo
I cittadini debbono essere liberi di esprimersi e soprattutto di scegliere.
Impensabile imporre alla popolazione una lista unica precostituita con presunti saggi o esperti che siano, scelti o nominati dalla politica.
Non aderisco a progetti che vogliono limitare il diritto di voto ai tarquiniesi, non condivido chi pensa di decidere per tutti, con una riunione di pochi.
Siamo tutti consapevoli della situazione dell’Università Agraria di Tarquinia, ma anche del fatto che l’Ente merita rispetto, per questo richiamo tutti alla coerenza: le modifiche normative sono del 2017, molti di quelli che oggi fanno gli “statisti”, nel 2022 erano fuori ai seggi a fare selfie senza preoccuparsi del sistema elettorale né dello statuto.
Cosa è cambiato oggi? In verità chi parla ora di Università Agraria è solo preoccupato delle elezioni comunali e della vicinanza tra le due consultazioni. La politica deve fare un passo indietro e non due in avanti perché, sia chiaro, la condizione in cui versa l’Ente non è dovuta alle responsabilità dei cittadini.
Quello che abbiamo avuto modo di leggere, scritto a chiare lettere da ex consiglieri uscenti è solo l’ultima conferma: le segreterie di partito pensano solo agli assessori, agli incarichi e all’immagine personale di pochi invece di preoccuparsi di amministrare il bene collettivo.
La prova della irreversibile crisi dei partiti, che non rappresentano più la società reale, sta proprio nella sola rappresentazione di contenitori da occupare solo in vista del voto. Per conservare sé stessi sono pronti a tutto, anche a fingere di avere gli stessi intenti, ad unire le forze – tutti insieme – e senza alcuna distinzione ideale, dalla destra estrema alla sinistra radicale, al solo fine di evitare il regolare svolgimento di elezioni democratiche di cui hanno, con tutta evidenza, semplicemente paura; finto buonismo ad orologeria, salvo poi tornare divisi su tutto alle comunali così come alle europee.
C’è chi vuole sopprimere l’Ente, chi lo vuole assorbito dal comune, chi lo vuole autonomo. Mi domando come queste diverse concezioni possano coesistere nella ipotetica riscrittura dello statuto. Per questo motivo non parteciperò ad alcun incontro organizzato per ingannare gli elettori imponendo loro un “listone” figlio di un accordo di palazzo.
Auspico, invece, che i cittadini tutti e il mondo agricolo in particolare, così attivo in questi giorni di protesta, si possano organizzare per strappare il bavaglio che una certa politica vecchia e antiquata vuole mettere alla nostra comunità.