L’artista tarquiniese Giulio Cosimi Bagada sotto i riflettori nazionali per le sue foche monache. A Gibilterra, un’altra delle statue di Giulio rappresentante una foca con il suo cucciolo. L’iniziativa, l’ultima in ordine di tempo, si è svolta alla presenza del ministro dell’Ambiente, e degli organizzatori “Gruppo Foca Monaca”.
La statua la foca con il suo cucciolo è un’immagine simbolica scelta come emblema per la sensibilizzazione sul rischio di estinzione della foca nel Mediterraneo. Proprio il Mediterraneo diventa, per Giulio, tarquiniese doc, il simbolico museo in cui esporre varie versioni “gemelle” della propria opera. Così, dopo le installazioni già avvenute sull’isola di Marettimo, nelle Egadi, ed in Croazia, sull’isola di Vis, altre due versioni della scultura sono installate in questi giorni sull’isola greca di Othoni, situata tra le coste del Salento e quelle albanesi, e perfino presso il Museo Etnografico e Naturalistico di Gibilterra.
L’azione di sensibilizzazione, promossa dal Gruppo Foca Monaca, nasce a seguito dell’allarme sul rischio di estinzione della foca monaca del Mediterraneo lanciato negli anni sessanta dal WWF Italia. La foca monaca è il mammifero più minacciato in Europa e uno dei più rari al mondo, con una popolazione totale stimata in circa 700 esemplari distribuiti in gruppi che si riproducono nelle isole portoghesi di Madera, lungo la costa atlantica tra la Mauritania e il Marocco, nel Mar Egeo tra la Grecia e la Turchia e anche in numerosi piccoli nuclei disseminati nell’Adriatico e nel Tirreno. Stabilire rapporti di amicizia tra diverse piccole comunità del Mediterraneo unite da un “insolito destino”, quello di aver ospitato un tempo e in molti casi ospitare ancora oggi la rarissima Foca monaca.
«È importante preparare le comunità al possibile ritorno della specie, anche divulgando il più possibile informazioni corrette e aggiornate sulle condizioni di vita delle foche monache nel Mediterraneo. – riferisce l’organizzazione. “Ogni anno numerosi avvistamenti portano alla ribalta questa specie che nel passato molti esperti avevano praticamente già data per estinta. Il nostro Gruppo raccoglie dati e informazioni da più di 35 anni – dichiara Emanuele Coppola, responsabile del Gruppo Foca monaca – e solo i dati verificati attraverso un preciso protocollo scientifico sono inseriti in una speciale mappa che indica la presenza certa di alcuni nuclei di foca monaca anche nelle Mediterraneo centrale”.
L’idea di diffondere piccole statue alle comunità locali costiere del Mediterraneo è partita da un privato, Marco De Salvo, e sostenuta poi dal Gruppo Foca monaca. La statua ‘primogenita’ del progetto è stata collocata a Marettimo. Realizzata in pietra basaltina a grandezza naturale dall’artista tarquiniese Giulio Cosimi Bagada, è ora ospitata nella piazza principale del porto. La statua vuole ricordare a tutti che le grotte di quell’isola un tempo erano frequentate dalle foche monache, localmente conosciute col nome di “mammarino”. L’auspicio lanciato dai promotori è che le foche tornino a frequentare le grotte di Marettimo e le coste del Mediterraneo. La statua è infatti un messaggio in difesa dell’ambiente e di tutte le creature miti e in difficoltà: un messaggio di pace per il Mediterraneo.
Anna Maria Vinci