di Anna Alfieri
A FRANCESCO BRUSCHI FALGARI
PER ALTE BENEMERENZE
PRIMO TRA I PRIMI CITTADINI
CORNETO
MEMORE E GRATAGiugno 1903
Così recita, sulla facciata del Palazzo comunale tarquiniese, un’epigrafe, lì eccezionalmente posta quando il destinatario era ancora vivissimo e vegeto. Ciò accadde perché quel benemerito Sindaco-Conte, proprio nel 1903, aveva finalmente dotato di acqua corrente e potabile le case della nostra Città, allora arsa e assetata.
Incuriosita da quella targa epocale, ho frugato qua e là tra carte ingiallite e vecchi giornali ed ho scoperto che il suddetto primo tra i primi cittadini, Conte Francesco, ebbe quattro figli: un maschio, Luca, erede di tutte le ricchezze di famiglia nonché alto dignitario alla corte sabauda presso il Quirinale, e tre contessine, Maria, Giovanna ed Annina. Le quali, incamerata la cospicua dote che loro spettava, fecero tre bei matrimoni. Ma qui debbo aggiungere che sulla primogenita Maria ho notizie assai strane. Così strane, imprevedibili e stupefacenti che ora mi trovo costretta a confidarle a qualcuno, cioè a qualche lettore de lextra.news, tra quelli di razza paziente. Cercherò perciò di essere breve.
Dunque: Maria Bruschi Falgari nacque nel 1866 e a ventitré anni sposò Attilio Gori Mazzoleni, un uomo piccolo di statura e baffuto che si faceva chiamare Conte, ma conte non era. Poco male, perché quell’ometto intelligente, imperioso, spicciativo e non poco arrogante, era ricchissimo e amministrava, solo nella parte meno paludosa dell’Agro Pontino, ben 9.800 ettari di terra in cui allevava anche cavalli di razza pregiata. Un’immensa tenuta acquistata da suo padre, un mercante di campagna, quando i beni immobili della Chiesa vennero venduti all’asta, cioè nel 1874, quattro anni dopo la presa di Roma. A conferma di tante ricchezze, una tenace leggenda pontina, in realtà mai confermata, vuole che la collana di perle donata dal “non” conte Attilio alla contessina Bruschi Falgari, fosse costata all’intraprendente innamorato, ben 250.000 lire, una somma equivalente a trecentocinquanta anni di lavoro di uno qualsiasi dei suoi mezzadri. Poverissimi mezzadri che lui, padrone assoluto e capriccioso, riteneva perfino pittoreschi, al punto di girare a cavallo tra gli acquitrini della palude al solo e narcisistico scopo di fotografarli qua e là davanti alle loro capanne di paglia.
Fu così che un giorno del 1902 gli capitò di immortalare, in mezzo a un gruppo di bambini che giocavano nell’aia, anche una ragazzina in piedi su un secchio rovesciato. Era Maria Goretti, l’adolescente che pochi mesi più tardi sarebbe stata uccisa a coltellate da un ragazzo che voleva usarle violenza. La piccola non morì subito. Anzi, su un’ambulanza inviata da Mazzoleni in persona (e per ambulanza si intendeva, allora, un carretto coperto da una tenda di tela come quelli dei pionieri del Far West), venne trasportata all’ospedale di Nettuno dove morì il giorno dopo. Ebbene, a vegliarla tutta la notte in lacrime e preghiere fu la bella Signora Contessa Forestiera, cioè la nostra Maria Bruschi Falgari Mazzoleni, della quale nell’Agro, per questo motivo, ancora oggi si parla e si scrive con grande rispetto.
Passarono gli anni e, come sappiamo, nel 1915 scoppiò la Prima Guerra Mondiale. Ed ecco inaspettatamente riapparire, tra le pieghe della storia, la nostra contessa. Questa volta però nello stranissimo ruolo di spia per gli Imperi Centrali, cioè per gli Austro-ungarici. Ciò risulta, ahimè senza ombra di dubbio, in alcuni fascicoli dell’Ufficio centrale di Controspionaggio Italiano e dell’Ufficio Riservato del Ministero degli Interni, nei quali appare un elenco di nomi femminili definiti “molto sospetti” che ora trascrivo con estrema esattezza: 1) Contessa Alma Gorup Fiorese, moglie austriaca del capitano in seconda delle corazzate Benedetto Brin e Leonardo da Vinci, affondate per sabotaggio; 2) Marchesa Gisa Fabbricotti Sommi Picenardi, moglie del comandante di vascello sulla suddetta Leonardo da Vinci, sabotata; 3) Marchesa Francesca Maria Theodoli; 4) Contessa Maria Bruschi Falgari Mazzoleni, sorella del Conte Luca Falgari Cerimoniere di Casa Reale.
Andò proprio così, ma non basta. Finita la guerra, sopraggiunse il Fascismo. Ed ecco la nostra ardita concittadina tornare in azione, questa volta partecipando ad una congiura ordita contro il Duce in persona. Il latore di questa notizia è Paolo Mieli in un articolo de Il Corriere della Sera, 7.09.2010, intitolato L’Italia tra Re e Duce: quella strana diarchia. Anche qui, per non sbagliare su cose assai delicate, trascrivo con esattezza le parole di Mieli, estratte a loro volta da una ricerca di Paolo Colombo: “I poliziotti di Mussolini – dice Mieli – rilevarono presto il sospetto di una forte corrente contro il Duce capitanata da una dama di corte antifascista e accanita francofila, la Contessa Maria Bruschi Falgari vedova Mazzoleni. Certo è che l’OVRA – la polizia politica che dava la caccia ai nemici del Regime – la tenne sotto stretto controllo nonostante il suo status di dama di compagnia della Regina e nel 1939 la privò del passaporto, malgrado avesse ormai 73 anni”.
Tutte qui le strane e stupefacenti notizie annunciate? Sì, anzi no; perché, se quanto ho detto risultasse banale, sono ancora in grado di aggiungere che la celebre sfida tra i butteri laziali e William Frederick Cody, detto Buffalo Bill, si svolse l’8 marzo 1890 nella tenuta di Conca delle Ferriere (quella di Santa Maria Goretti, tanto per intenderci), appartenente ad Attilio Gori Mazzoleni, e gloriosamente si snodò alla presenza della nostra Contessa Maria, padrona di casa. Vinsero i butteri, in particolare Augusto Imperiali di Cisterna, anche se quel giorno “teneva pure la malaria”. Ciò nonostante “zompa de qua e zompa de là domava i puledri a forza di cazzotti”. Così si racconta, ancora nell’Agro Pontino. E si dice anche, con un po’ di malizia, che la giovane Contessa Bruschi, quel giorno, riempì il cappello del virilissimo e vittorioso buttero ventitreenne “de tante Carte da Mille”.
Le fotografie a corredo sono state gentilmente concesse dalla Società Tarquiniense d’Arte e Storia alla quale, per questo, vanno i più sentiti ringraziamenti da parte della Redazione.
Articolo già pubblicato su lextra.news nel gennaio 2012