di Monica Calzolari
Sabato scorso, 18 settembre 2021, nel ridente parco della Cittadella di Semi di Pace, si è svolta la presentazione del secondo volume di “Tutti i colori del viaggio” di Antonio Paone, tarquiniese di adozione, già veterinario, impegnato nel sociale nel mondo della cooperazione, viaggiatore, cinefilo, appassionato di letteratura e di musica, conoscitore di pratiche yoga e di meditazione e in ultimo, come egli ama definirsi, “cantastorie”.
L’incontro, a cui ha partecipato un folto pubblico di amici di Antonio e di sostenitori dell’Associazione di Semi di Pace, si è aperto con la canzone di Claudio Lolli Ho visto anche degli zingari felici, interpretata dal compositore e musicista Michele Mainardi, citata dall’autore alla fine della presentazione iniziale: «Mi sono sempre sentito uno zingaro felice nonostante tutto. Quelli che mi hanno conosciuto negli anni dell’Università, con i capelli incolti e una barba irrequieta, spesi tra i libri, il fumo dei lacrimogeni e l’odore del patchouli, capiranno perché voglio iniziare questa nuova avventura letteraria con un affettuoso omaggio al mio alter ego giovanile, il poeta e cantautore Claudio Lolli. Dedico i suoi versi a voi lettori».
La felicità è dunque una parola chiave che collega il libro al progetto dell’Associazione Semi di Pace “Bambini felici” cui andrà, come già avvenuto con il primo volume, tutto il ricavato dalla sua distribuzione.
Una felicità della cui possibilità sono private tante persone e soprattutto tanti bambini nel mondo, per i quali, come ha ricordato il presidente di Semi di Pace, Luca Bondi, nel saluto rivolto ai partecipanti, occorre, anziché indignarsi, impegnarsi concretamente come ha fatto Antonio che offre tutto il ricavato dal frutto della sua creatività a sostegno del progetto (per sostenere l’iniziativa: https://www.facebook.com/semidipacetarquinia/posts/4096088480505747).
Dopo la lettura dei passi del libro dedicati a Gino Strada di Emergency e Lorenzo Turrini di Semi di Pace, scomparsi recentemente, eseguita con grande emozione da Roberto Antenore e Piero Rosati, le note di Imagine di John Lennon sono state il sottofondo del minuto di silenzio dedicato alla loro memoria e a quella dei carissimi amici di Antonio, Giuseppe Critelli e Roberto Esposito.
L’incontro è quindi proseguito con la mia intervista all’autore, inframezzata dalle letture di brani significativi del libro, eseguite da Roberto Antenore e da Piero Rosati con il sottofondo di musiche suonate alla tastiera da Michele Mainardi che nel finale ha cantato la sua composizione intitolata “Oggi come ieri”.
“Tutti i colori del viaggio 2”, completamento del primo libro, ripropone l’impostazione del precedente, ossia testi accompagnati da bellissime e non scontate fotografie scattate dall’autore stesso e che quindi sono parte integrante della narrazione.
Tutti i viaggi raccontati da Antonio nei suoi due libri si sono svolti dopo la caduta del Muro di Berlino, quando l’assetto geopolitico del mondo iniziò a cambiare radicalmente. I viaggi del secondo volume si svolgono tra il 2014 e il 2018, in un periodo in cui ormai le speranze suscitate dalla caduta del Muro e dalla fine della guerra fredda si erano ormai affievolite e i terribili conflitti armati, tutt’altro che freddi, combattuti in tutti i continenti, avevano dimostrato i pericoli e i danni terribili, causati da una globalizzazione dominata dai paesi più forti, dal mercato e dalla finanza internazionale. Il racconto è perciò, non di rado, attraversato da sentimenti di nostalgia e disillusione che, però, sconfinano e si stemperano nella ricerca della poesia e della bellezza, a volte evidenti, a volte nascoste, nelle persone incontrate e nei luoghi attraversati.
L’itinerario, che si riallaccia agli ultimi raccontati nel libro precedente, tocca esclusivamente il continente asiatico dal Caucaso all’Iran, fino all’estremo oriente: Vietnam, Cambogia e Myanmar.
L’epoca e i percorsi fanno sì che la visione tanto del viaggio in sé, quanto dei luoghi che l’autore descrive, ci appaia più profonda e più riflessiva di quella proposta nel primo volume e tocchi tematiche che avvertiamo oggi come ancora più attuali, alla luce della situazione che abbiamo vissuto negli ultimi due anni.
Il libro, dunque, non è una “guida” e neppure un semplice racconto di viaggi, ma è piuttosto una riflessione, svolta attraverso la scrittura e la rappresentazione per immagini, sul rapporto, così controverso, tra il “nostro” Occidente e il resto del mondo.
Il vissuto di Antonio, giovane studente negli anni Settanta, la sua storia, la sua militanza, i suoi ideali hanno determinato la scelta di questi itinerari di viaggio e in molti casi il suo immaginario è stato smentito dalla realtà incontrata. Ciò è accaduto specialmente in Vietnam, il paese che aveva acceso per tanti giovani della sua epoca la scintilla dell’impegno per un mondo migliore; un paese che quarant’anni dopo la fine della guerra gli è apparso un paese senz’anima, al contrario della Cambogia, anch’esso luogo del cuore per la sua generazione, devastato dalla crudeltà degli Khmer rossi, che ha invece conservato la sua anima accogliente e gentile.
Antonio propone spesso i suoi pensieri e il suo disagio per le conseguenze del turismo di massa sulla vita e sull’economia di paesi entrati nei flussi turistici, in seguito alla globalizzazione, alla maggiore libertà di circolazione delle merci e delle persone e ai cambiamenti intervenuti nella gestione del trasporto aereo, come dimostrano la vicenda delle “donne giraffa” o l’episodio della processione dei monaci buddisti fotografati dai turisti nel Myanmar.
Gli anni Duemila per Antonio sono stati segnati dall’inizio delle pratiche dello yoga e di meditazione che hanno influenzato il suo modo di viaggiare, segnato da momenti di solitudine e di contemplazione, per cercare e trovare dentro di sé il senso del viaggio, parafrasando una celebre frase di Tiziano Terzani, che Antonio cita in epigrafe al suo racconto.
Il viaggio è una metafora potente della vita umana e un archetipo letterario. Come per Dante Virgilio, anche nei viaggi di Antonio un posto importante è occupato dalle “guide” delle quali egli delinea alcuni ritratti indimenticabili. In particolare, egli ricorda con affetto ed emozione Anna, la guida georgiana che ha improvvisamente investito i viaggiatori con le sue lacrime e con il racconto delle sofferenze patite, vittima-bambina, per la povertà in cui è caduto il suo paese in seguito al crollo dell’impero sovietico.
Questo e gli altri numerosi passi intensi e profondi di questo libro ci interrogano senza darci risposte, sono un invito al viaggio che ci fa sognare… e un richiamo alla responsabilità e alla solidarietà umana.