Trasversale, continua lo scontro dopo la bocciatura della commissione VIA del Ministero

Riceviamo e pubblichiamo

Riprendono con solerzia le prese di posizione contro la bocciatura, da parte della Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente, del tracciato finale della SS675 Orte Civitavecchia che il progetto ANAS voleva localizzato all’interno della Valle del Mignone.

Giungono da settori più svariati, stranamente uniti e compatti nell’attaccare (non si sa bene dall’alto di quali competenze tecniche) il massimo organo ministeriale che, in questa povera Italia (martoriata da grandi opere,  troppo spesso inutili e incompiute, spessissimo in odore di malaffare), ha ancora il coraggio di difendere il territorio da una scelta sbagliata sotto ogni aspetto, come dettaglia nella sua relazione finale di quasi 150 pagine (http://www.va.minambiente.it/itIT/Oggetti/Documentazione/1560/2533?Testo=&RaggruppamentoID=19#form-cercaDocumentazione ).

Come già abbiamo avuto modo di  rispondere ad altri “super esperti ambientali” dell’ultima ora: a cosa serviva la lunga istruttoria dei circa 50 tecnici del Ministero dell’Ambiente (che sovrintende alla conservazione e tutela del patrimonio ambientale nell’interesse di tutti gli italiani…) per giudicare non praticabile questo tracciato che decorre “semplicemente” in una Zona a Protezione Speciale, Sito di Interesse Comunitario e tutelato dalla direttiva europea Habitat, quando c’era la possibilità di chiedere un rapido e sbrigativo parere, ad esempio – al Sig. Luciani, già presidente della Compagnia Portuale di Civitavecchia e almeno per ora, stoppato per la carica di membro del Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale da un parere dell’Autorità Nazionale Anticorruzione per “evidente conflitto di interessi”? Egli (già esperto di economia e logistica della portualità) ha evidentemente maturato anche competenze tali nel settore delle infrastrutture stradali, da poter dare motivati consigli ai 50 superesperti del Ministero dell’Ambiente a cui, infatti, manda a dire, senza mezzi termini, che “il tracciato proposto da ANAS è il meno impattante passando su una strada già esistente”.. facile no? Si vede che Luciani, non ha letto il parere, infatti il tracciato non passa affatto su una strada esistente, semmai sono i comitati che chiedono di farlo passare, per gli ultimi 10 km, sulla esistente SS1 bis.

Forse le ambizioni di Luciani, tramontata la scalata al porto, puntano ora anche ad una poltrona nella Commissione Nazionale VIA. Invece di citare improbabili interessi occulti, chieda anche lui – dall’alto della sua pluriennale esperienza nella gestione di cose portuali – come sono stati spesi i 2 milioni di euro (erogati a metà tra l’Autorità Portuale e l’Europa) che hanno finanziato il fallace progetto di ANAS.

Altri tuoni giungono, invece, da una direzione diversa ma, probabilmente, cara allo stesso Luciani: il rappresentante locale di Unindustria Stefano Cenci; uno che quindi, di mestiere, difende e sostiene – legittimamente s’intende – gli interessi economici degli imprenditori, che non sempre coincidono con il volere dei cittadini e, ancor meno, con la difesa dell’ambiente. Ebbene, il signor Cenci, gridando vendetta per la bocciatura del progetto ANAS, si augura che il Ministro Galletti non l’abbia letto… Glielo auguriamo anche noi poiché in quel parere, oltre alle tantissime bocciature sotto il profilo tecnico, ambientale, paesaggistico, si legge ad esempio che:

“non soltanto gli aspetti fondamentali di molte delle componenti ambientali prese singolarmente mostrano la non mitigabilità degli impatti provocati dall’inserimento di una nuova infrastruttura come quella in oggetto in un ambiente pristino, ma è ancor più l’infrastruttura nel suo complesso – così come essa è stata proposta – che presenta caratteristiche immitigabili andando a tagliare in due una continuità naturale, territoriale e storico culturale che invece deve essere conservata come bene di alto valore ambientale.” e che “tali caratteristiche in primo luogo di natura ambientale, di “tranquillità”, “serenità” ed “equilibrio” sono oggi fonte sostanziale di economia ecocompatibile per le comunità rurali.

Si accoda alle proteste, infine, la  Rete dei Cittadini di Civitavecchia, che, ritiene “giuste le rimostranze di tutti coloro che oggi si scagliano con veemenza contro i diversi enti che hanno espresso un parere negativo” e si domanda “perché in questo nostro Paese rimane così difficile programmare e completare i grandi progetti che rivestono importanza nazionale. Sul perché su tali progetti debbano avere competenza più soggetti istituzionali, tutti con capacità di veto (sic…),e non rimessi alla competenza esclusiva dello Stato onde rendere più celeri le decisioni”.

Anche qui ci viene in aiuto il presidente della Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, il quale ha definito la normativa nota come “Legge Obiettivo”, recentemente abrogata, “potenzialmente criminogena”. Si trattava, esattamente, del sistema auspicato dalla Rete dei Cittadini, con la figura del contraente generale, gruppo di imprese appaltanti che poteva scegliersi addirittura il direttore dei lavori (controllando così se stesso) e faceva sì che attorno alle relazioni con il concessionario per conto dello Stato o dell’ente pubblico, si creasse una potente «macchina» in grado di attrarre ingenti risorse, spenderne e sprecarne, spesso condizionando, anche con la corruttela, i decisori coinvolti. La normativa prevedeva la negazione completa delle istanze sociali interessate e delle rappresentanze istituzionali del territorio; la valutazione ambientale era fortemente ridimensionata e la pianificazione urbanistica poteva essere ignorata. Il fallimento di tale sistema è nei numeri: in 15 anni di operatività sono stati realizzate poco più del 15% delle opere previste e meno di 1/3 degli investimenti programmati mentre numerosissime sono state, invece, le inchieste aperte dalla magistratura sulla enorme corruttela che questo ha generato.

Insomma questi cori polifonici di pseudo-esperti che non hanno approfondito, ed evidentemente, neppure letto le carte del devastante progetto che distruggerebbe una tra le ultime valli incontaminate del centro Italia, ci fanno ancor più apprezzare i grandi sforzi prodotti dai semplici Cittadini, dai Comitati e dalle Associazioni ambientaliste che si dimostrano, ancora una volta, molto più attenti e vigili dei sedicenti addetti ai lavori presenti in tutte le poltrone che contano e rendono, dei pubblici amministratori e della maggior parte dei politici che non riescono o non vogliono individuare quali siano le reali leve dello sviluppo sostenibile sui nostri territori e che favoreggiano invece le ragioni del cemento e dell’asfalto a prescindere da ogni ragione.

Il Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia