Riceviamo dall’ISVRA – Istituto Italiano per lo Sviluppo Rurale e l’Agriturismo e pubblichiamo
I mutamenti climatici fanno ormai danni ovunque, e in tutti i settori della realtà civile ed economica.
L’Italia è fra i Paesi più colpiti, perché ha un’economia complessivamente avanzata, ai primi posti del mondo per valore della produzione agricola, dell’export agroalimentare, del turismo internazionale; e perché la conformazione del territorio la espone maggiormente alla frequenza di eventi meteoclimatici estremi.
Siamo il Paese dell’Unione Europea di gran lunga più soggetto all’erosione del suolo, dove più alta e diffusa è l’urbanizzazione con i connessi fenomeni di impermeabilizzazione del suolo e dissesto idrogeologico, dove la somministrazione di antiparassitari agricoli per ettaro, pur ridotta in misura consistente negli ultimi anni, è più elevata.
Tutte queste criticità, agricole ed extragricole, sono state recentemente evidenziate (audizione alla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati del 11 settembre 2020) anche dal prof. Enrico Giovannini, in qualità di portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), già Ministro del lavoro e delle politiche sociali del governo Letta (2013-2014) e ora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti dell’attuale Governo Draghi.
I fenomeni climatici estremi registrati in Italia già nei primi due mesi del 2021 ne sono conferma.
L’Agenda 2030 dell’Unione Europea stabilisce diversi obiettivi di “Transizione Ecologica”: limitazione delle emissioni di gas-serra, estensione dell’agricoltura biologica ad almeno il 25% della SAU (superficie agricola utilizzata), difesa della biodiversità. Ma la prossima Politica Agricola Comune (PAC) sembra mettere in primo piano la produttività agricola e i redditi degli agricoltori, e in secondo piano le conseguenze ambientali di tale scelta.
“Per l’agricoltura italiana – secondo Giorgio Lo Surdo, direttore di ISVRA – la sostenibilità ambientale deve essere prioritaria, a sostegno soprattutto dei nostri prodotti agroalimentari “food” di eccellenza, 171 certificati a DOP (denominazione d’origine protetta) e 136 ad IGP (indicazione geografica protetta), oltre ai vini (408 DOP e 118 IGP). La transizione ecologica, per quanto riguarda l’agricoltura, non può essere una possibile futura opzione ma esclusivamente una immediata dovuta certezza”.