di Marco Vallesi
C’è qualcosa, nelle parole e nei numeri sciorinati dall’assessore Celli nel recente comunicato in cui tratta della “raccolta differenziata”, che genera un fastidioso attrito tra la mia pazienza e la protervia che trasuda dalle sue parole. Sì, trasuda, giacché al di là delle “buone intenzioni” intraviste tra la onnipresente dietrologia ed espresse verso suggerimenti per le eventuali migliorie – peraltro già segnalate e mai considerate – egli non menziona in alcun modo la vessazione onerosa a cui sono sottoposti i cittadini per l’iniqua gestione della raccolta dell’immondizia e il conseguente, pesantissimo prezzo che devono pagare i cittadini per un servizio che fa acqua – non ancora percolato, per fortuna – da tutte le parti.
Non scenderò, per rispetto ai lettori, al bassissimo livello di comunicazione in cui è arrivato il “nostro” assessore ricorrendo all’asfittica e trita tecnica dell’elencazione di numeri e percentuali estrapolati da chissà quali “rapporti” e diffusi ad uso e consumo di una difesa che sa tanto di arrampicata sugli specchi. Anche perché, sui numeri, andrebbe scritto un capitolo a parte e, di sicuro, partendo dal capitolato d’appalto con cui è stato conferito il servizio alla ditta aggiudicatrice, si potrebbero evidenziare rilievi non proprio cristallini. Mi voglio dilungare invece su alcuni aspetti per i quali l’assessore, in buona compagnia di quell’altro detto “Memmo”, sembrano esprimersi, populisticamente – solo e sempre – in funzione di critica verso quei cittadini – l’epiteto più usato è “incivili” – non osservanti delle più elementari norme di convivenza ma mai, ripeto mai, sul loro pessimo operato e sulle difficoltà prodotte dall’inefficiente sistema “monnezza” sull’intera comunità.
Inizio col dire che a fronte dell’impegno per differenziare di ogni singolo utente del servizio RSU, l’amministrazione non ha posto in essere nessuna forma di incentivo per stimolare la cittadinanza a fare di più e meglio; al contrario, gli sforzi compiuti da chi deve destreggiarsi per differenziare, tra norme e materiali, in casa o nei locali delle attività, sono stati “premiati” con vari disagi e aumenti delle tariffe. I signori flagellatori degli “incivili”, evidentemente, si sentono esentati dal pensare, immaginare o comprendere la crescente sfiducia con la quale il cittadino-utente, pur svolgendo puntigliosamente il proprio dovere – quasi un lavoro – di “conferitore-selezionatore”, si sente sempre più preso nella morsa di quella che percepisce come una presa per i fondelli.
È anche necessario ribadire la gravissima discriminazione che sfugge al sig. assessore Celli il quale, dall’alto delle sue competenze, umane e professionali, dovrebbe almeno intuire che l’evidente disparità di trattamento in tema di raccolta differenziata dei rifiuti tra i cittadini residenti entro le mura del centro storico e quelli fuori genera una discriminazione pesante e, se possibile, aggravata da certe esternazioni, talvolta anche incorniciate da toni a cui un assessore incapace di risolvere i problemi non dovrebbe ricorrere. È ignota, infatti, la ragione per cui l’utente del centro storico tarquiniese si vede costretto, oltre a differenziare capillarmente la propria immondizia e tenersela in casa (con relativi odori) in attesa del fatidico e ingombrante momento “X” per conferirla secondo orario, a sorbirsi, comunque, le stesse salatissime bollette calcolate con i medesimi parametri di chi, invece, può tranquillamente mettere i secchi fuori casa la sera per trovarseli comodamente svuotati la mattina. Questo sì è un vero e proprio atto di violata uguaglianza e di manifesta inciviltà amministrativa.
Detto tutto questo, mi aspetterei che l’assessore Celli, in forme di scusa, venga personalmente a ritirare, presso il domicilio di tutti i cittadini del centro storico, compreso il mio, la nostra pregiatissima – e costosissima – differenziata.