(s.t.) È lo strano destino della politica; che poi, a ragionarci, tanto strano non è, e si fonda su reazioni ed atteggiamenti le cui origini possono esser ricercate nella logica dei comportamenti personali. Fatto sta che – è qualcosa che trova riscontro nella storia, anche e non solo cittadina – più una forza politica ottiene una vittoria ampia ed una maggioranza solida, più aumenta il livello di litigiosità al suo interno. E più, di conseguenza, riesce a ritrovare spazio e voglia di riorganizzarsi l’opposizione, anche quando ridotta ai minimi termini dal punto di vista numerico e dell’energia politica.
Dev’essere, in fondo, uno di quei fisiologici strumenti con cui una società si autoregola, costruendo da sé i meccanismi che – sempre e comunque – vogliono un sano rapporto tra chi governa e chi critica e s’oppone.
E dev’essere, in fondo, quello che sta succedendo in questo periodo a Tarquinia, dove un centrosinistra che ha vinto a man bassa – ed al primo turno – prima le elezioni all’Università Agraria poi le Comunali, oggi si urla contro in piazza, su internet e sui giornali; mentre un centrodestra ai livelli storici prova a ricompattarsi, forse ravvivato più dalle beghe altrui che da entusiasmi propri.
La cronaca d’inizio anno pare confermare questo scenario, sin proprio a questi ultimi giorni. In un clima già acceso dalle discussioni su facebook e dall’attacco dei Comunisti Italiani a Sandro Celli ed al programma degli spettacoli natalizi, si aggiunge oggi la notizia dell’acceso alterco pubblico tra lo stesso assessore a Turismo e Spettacolo ed il presidente dell’Università Agraria, Antonelli, protagonisti di un faccia a faccia almeno verbalmente violento in piazza Matteotti, attorno a mezzogiorno. Tra spaccature alle primarie e datio in solutum, il clima nel PD tarquiniese è di guerra, e tutt’altro che fredda.
Forse anche da questi input nasce perciò il tentativo di alcuni esponenti del centrodestra di rimettere assieme i pezzi di un vaso esploso alla vigilia delle ultime comunali. Il tutto avvenuto attorno a un tavolo, a cena, giovedì scorso, cercando di trovare nuovi punti di partenza. Il primo dei quali, stando all’età media dei partecipanti, sembrerebbe essere la giovane età: Alessandrelli, Carra, Catini, Gambetti, Guiducci, Pietro Serafini alcuni dei nomi che, a quanto pare, hanno parlato di possibili progetti futuri per il centrodestra locale. Mancavano, è vero, i due candidati sindaci sconfitti – pare perché coinvolti da altri impegni – ma l’intenzione di tutti i presenti è di allargare questa prima base a tutti quanti, anche agli assenti che, comunque, erano stati invitati all’appuntamento. Il tutto con un occhio non tanto agli eventi regionali e nazionali che incombono, quanto ai futuri appuntamenti tarquiniesi: il primo, in ordine di tempo, l’Università Agraria.
Ora l’una situazione e l’altra sono attese dalla prova del tempo, che come sempre svelerà strade e percorsi quasi mai lineari. Perché se è vero che è difficile mettere assieme tante teste, soprattutto se con tanto bagaglio di dietrologie e scontri anche recenti, è altrettanto dimostrato dalla recente storia del paese che anche la durezza di certi confronti pare, poi, trovare sempre una almeno apparente ricomposizione pacifica.