Riceviamo e pubblichiamo
La Sat aveva pubblicato sui telematici che la chiusura dell’accesso della Farnesiana sarebbe avvenuta il 12 febbraio. Poche righe neanche 48 ore prima. Alle ore 00:10, non appena scattata la data annunciata, con la prassi ormai consolidata del blitz notturno, la Sat ha provato a chiudere l’accesso della Farnesiana. I residenti, che già dal pomeriggio presidiavano numerosi l’incrocio a raso, hanno chiesto di fornire l’atto che autorizzava la chiusura; è stata quindi esibita un’ordinanza della SAT stessa, peraltro non ancora pubblicata sul sito ufficiale www.tirrenica.it.
I residenti a quel punto hanno chiesto se esistesse un’ordinanza del sindaco o della prefettura; tale documento non è stato prodotto ed allora hanno allertato telefonicamente i carabinieri che sono arrivati sul posto. Nel frattempo gli addetti dalla SAT si sono ritirati senza poter procedere alla chiusura. I residenti quindi, allarmati da tali anomale modalità di esecuzione hanno deciso di proseguire ad oltranza il presidio dell’incrocio della strada Melledra Farnesiana.
Le richieste sono sempre le medesime: la realizzazione del ponte sul fiume Mignone e tutte le complanari indicate nella variante al Lotto 6B prima della chiusura dell’accesso; messa in sicurezza della viabilità sostitutiva indicata da SAT, che non è assolutamente adeguata per dimensioni al traffico di autoveicoli e mezzi pesanti della zona. La viabilità alternativa indicata nell’ordinanza da SAT obbligherebbe i residenti che si recano a Civitavecchia a percorrere ulteriori 15 km per tratta per poter raggiungere la prima inversione consentita.
Inqualificabile ancora una volta l’assenza istituzionale del sindaco di Tarquinia che ha proclamato la certezza di un ponte che non esiste e che la chiusura della strada sarebbe stata preceduta da un’ adeguata e tempestiva informazione ai cittadini residenti che non c’è mai stata. Il presidio quindi prosegue nell’assordante silenzio e indifferenza delle istituzioni alle legittime richieste dei cittadini ai quali viene ancora negato un elementare diritto alla mobilità.