“Posso anche farmi da parte qualora Dinelli desse la sua disponibilità”; “Pronto a ritirarmi se lo fa anche Celli”: il gioco delle trattative a distanza nel centrosinistra tarquiniese somiglia a quei film d’azione in cui tutti hanno la pistola puntata contro l’altro, in modo che nessuno possa attaccare un avversario senza essere a propria volta attaccato.
In gergo cinematografico si chiama stallo alla messicana, e in salsa tarquiniese lo si vive con dichiarazioni a distanza – Celli tramite comunicato, Conversini in assemblea pubblica – nelle quali ognuno sembra attendere la mossa del rivale provando a “stanarlo”. Un gioco di strategia, un poker – parola non a caso usata ieri proprio da Conversini – alla ricerca del fatidico “passo indietro”.
Ma a rompere lo stallo pensa, oggi, colui che nei giorni scorsi era indicato come possibile figura terza, tanto che lo stesso Celli ne aveva, nella dichiarazione riportata sopra, fatto il nome. Alessandro Dinelli, infatti, contattato telefonicamente, pare chiudere questa trattativa a distanza con poche ma inequivocabili parole.
“La mia indisponibilità è cosa nota”, la risposta dell’ex presidente del consiglio comunale alla domanda diretta su una possibile candidatura a sindaco come sintesi del centrosinistra. “Sono e resto contadino”, aggiunge poi, indicando quindi la volontà di non interrompere la pausa dalla politica iniziata da qualche anno.
Così, in qualche modo, pare chiudersi la porta ad un’unione a sinistra: Celli che, magari anche con una sorta di bluff, già che di poker si tratta, aveva dato il proprio ok ad un passo indietro, torna legittimato dalla mancata disponibilità di Dinelli. E Conversini che, mancata la giocata a poker che il Movimento Civico aveva tentato, ammette candidamente “La fregatura è che tocca andare avanti”. Il tutto in uno scenario che, per il centrosinistra, era non semplice nemmeno da uniti, considerando il risultato delle comunali 2017 e la mancata partecipazione alle successive consultazioni per l’Agraria.
Restano, comunque, ancora dieci giorni per parlarsi prima della consegna di liste e candidati: dieci giorni, ormai, a carte del tutto scoperte per capire se, alla fine del film, sarà davvero sparatoria o i duellanti abbasseranno le armi. Una parte del destino di queste amministrative passa anche da qui.