(s.t.) “Non conosco alcuna candidatura terza. Io vengo dallo sport e nello sport si gioca a campo aperto: a me non interessano i tatticismi, se c’è un terzo candidato esca allo scoperto, ci confrontiamo e se ne parla. Ad oggi non è uscito nessuno”. Niente giochi nelle segrete stanze, su questo Sandro Celli, candidato sindaco del centrosinistra, è ben chiaro nella conferenza stampa che ne sancisce la candidatura con tre liste a sostegno. “Perchè, sia chiaro, io non mi sono candidato da solo, – ribadisce sul tema – e non decido certo io: mi sono messo a disposizione e gli altri hanno ritenuto potessi essere la persona giusta per rappresentare quell’area moderata riformista del centrosinistra”.
Il nodo dei rapporti con le altre forze di sinistra esce subito nelle domande, dopo le voci di corridoio che parlavano di possibili accordi di coalizione su altri nomi, ma Celli è sereno sia nel chiarire come, di fatto, di altri nomi non si sia mai parlato, sia nel mantenere l’apertura a possibili accordi con la sinistra.
“La speranza è l’ultima a morire. – ammette – Spero che il momentaneo distacco sia frutto di un discorso in corso sui programmi per Tarquinia, e non di pregiudiziali sulla persona: partendo da questo presupposto fondamentale e confrontandoci sui temi e programmi, spero ancora in una strada comune. Io, di certo, resto disponibile al confronto sui programmi”.
Ad aprire e moderare la chiacchierata con Celli è Giuseppe Castellini, direttore del Nuovo Corriere Nazionale, che in apertura ha proposto spunti interessanti, soprattutto parlando delle difficoltà cittadine in molti aspetti del tessuto sociale.
“Quella descritta da Giuseppe nella sua introduzione è un’assoluta verità – le prime parole di Celli – e rispecchia in modo impietoso la realtà del momento: e lo so bene, avendo vissuto dieci anni di amministrazione dentro la più grande crisi economica che questo paese ha vissuto. Una situazione che inevitabilmente crea difficoltà nell’approccio con la gente, perché le preoccupazioni mettono in luce con forza le esigenze di un paese ed in molti casi è difficile dare risposte. L’esperienza da amministratore spesso e volentieri è frustrante, soprattutto quando ti trovi di fronte situazioni di difficoltà nei cui confronti ti senti impotente”.
“A chi mi rivolgerò come candidato? – ha proseguito Celli – Naturalmente verso tutti, perché poi un sindaco tutti rappresenta. Certo, ci sono situazioni in difficoltà per cui dovremo avere un’attenzione particolare: fasce di popolazione che vanno protette – e non assistite – ridando loro la dignità di poter lavorare, essere autonomi e dare possibilità di un futuro migliore per figli e nipoti”.
“Certo, per il centro sinistra sono anni di difficoltà, – ammette il candidato – in cui paga anche colpe non sue, o forse paga oltremisura la situazione creatasi: quando c’è una crisi così grave, chi amministra e governa deve pagare dazio. Ma io non vedo alternativa, né a livello nazionale che in quello locale, e secondo me la nostra resta ancora la proposta più forte, giusta, affidabile e credibile per continuare un lavoro, rilanciare questo, correggere gli sbagli e iniziare un nuovo cammino con le persone giuste”.
Di programma, però, si parlerà in altri appuntamenti. “Il programma ritengo debba essere unico e non stagno: – l’accenno di Celli – tutto è concatenato e racchiuso assieme. Se l’agricoltura ha un problema, lo hanno anche il commercio, il turismo ecc. Per risollevare un settore, bisogna riattivarli tutti: e lo si fa in sinergia, sinergia, facendo squadra. In ciò che stiamo preparando ci sono tanti temi di cui parlare, poi arriveremo ad entrare nello specifico allo specifico. Quel che posso dire sin qua è che nemmeno gli altri competitor hanno parlato di soluzioni: secondo me, ad esempio, creare mestieri quando il lavoro non c’è diventa difficile. Prima rilanciamo l’economia e la domanda di lavoro, da lì dobbiamo ripartire per ricostruire un tessuto economico. E su una cosa voglio essere molto chiaro: credo che quando si parla di programmi, sia anche giusto per i cittadini sapere quale risorse vengono messe in campo per realizzarli e da dove vengono”.
Sull’edilizia, invece, a stimolarlo è proprio Castellini. “Con il settore dell’edilizia, anche per motivi professionali, sono a contatto: – la risposta di Celli – oggi pensarne uno sviluppo inteso come costruzione di nuove case è difficile, tra abitazioni invendute ed un mercato che è fermo. Credo che, prima di tutto, dovremmo incentivare come amministrazione, tramite defiscalizzazioni e aiuti in conto interessi, il recupero ed il restauro degli edifici. Il che muoverebbe anche il motore dell’artigianato, in una logica compatibile con il contesto locale che crea occupazione e dà una nuova veste al centro storico”.
Sul turismo, invece, la risposta si sposta verso i lavori pubblici. “Lavorare per il turismo non significa solo lavorare sui servizi per il turismo. Significa anche aver portato il porta a porta e la differenziata, togliendo il calendario di fine anno che costava soldi dei cittadini per investirli in un calendario della differenziata. Arredo urbano, pulizia, recupero della cinta muraria: anche questo è fare turismo. Portare il teatro significa fare cultura e turismo, idem gli impianti sportivi. Negli ultimi due anni Tarquinia è stata un po’ abbandonata e va ripresa in pugno: ora siamo nelle condizioni di passare al secondo step, quello di una promozione massiccia, per dare alla città un’identità e promuoverla anche al di fuori. In quest’ottica, la tassa di soggiorno può essere utile, ma solo nell’ambito di un patto con i protagonisti del settore perché sia del tutto reinvestita sulla promozione turistica”.
Poi si passa ad un’analisi più politica. “La giunta? Intanto speriamo sia di buon auspicio parlarne. – le parole di Celli – Sicuramente non la sceglierò basandomi sui curriculum, perché è un sistema che non permette di contestualizzare le professionalità. Già nelle liste ci saranno persone con capacità, competenza ed esperienza, perché ritengo che la squadra sia una cosa importante e non debba esistere un uomo solo al comando. Ma non sarà il numero dei voti a determinare la squadra, così come non escluso che tutti assieme si possa decidere di ricorrere a dei tecnici”.
Poi l’inevitabile passaggio sulla decennale presenza nell’amministrazione Mazzola. “Non parlo di chi gioca con altre squadre. – dice in riferimento all’ex sindaco – Ma di quei dieci anni viene spesso dipinto un bilancio ingiusto: se pensiamo a quanto abbiamo trovato e a quanto siamo stati costretti a gestire, compreso qualche debito della Multiservizi, o il nulla che venuto dopo di noi, credo dobbiamo riqualificare il percorso politico e amministrativo di quell’esperienza. Abbiamo naturalmente fatto degli sbagli, e li abbiamo riconosciuti: se la gente non ci ha premiato è perché qualcosa è stato sbagliato e altro non è stato comunicato correttamente. Ma dagli sbagli si cresce. E poi, penso che una amministrazione la caratterizzi chi la guida: non avremo mai un’esperienza uguale ad un’altra”.
“Io ho fatto parte di una squadra e non lo rinnego: – ribadisce ancora – e ripeto che l’esperienza non è affatto da buttar via, anzi ha dato tanto più delle altre. Sarebbe come rinnegare aver portato la piscina o il teatro, l’acquedotto alla Farnesina, i collettori fognari, le pavimentazioni ecc. Dovrei sconfessare lavori immani: poi è chiaro che una squadra la caratterizza l’allenatore, che chi la guida è spesso determinante nell’immaginario collettivo. E non si parli di sonora bocciatura: un sindaco bocciato al primo mandato è una bocciatura ancora più grande rispetto a chi perde dopo dieci anni. Ma, anche numericamente, le proposte direttamente afferenti alla squadra di governo della precedente amministrazione hanno raccolto assieme il 33%: la città, nei confronti di chi l’ha rappresentata, non ha mostrato alcuna bocciatura”.
Infine passaggi su Trasversale – “è un’opera strategica di cui non possiamo fare a meno, ma con un tracciato diverso: va salvata la valle del Mignone e secondo me è possibile un tracciato alternativo” – e sport – “è chiaro che tutti gli impianti che non hanno una gestione andranno a bando; gli altri, invece, ci andranno una volta andati a scadenza”.