Riceviamo e pubblichiamo
A quella che è una delle condizioni più sfavorevoli per le attività agricole, la siccità, quest’anno se ne aggiungono ancora altre. La prima, più clamorosa e immediatamente tangibile, è l’aumento del 15% ed oltre delle quote consortili per l’irrigazione, che causerà un ulteriore incremento dei costi per tutte le coltivazioni del comprensorio di riferimento dell’ormai ex Consorzio di Bonifica della Maremma Etrusca.
Il Consorzio, come si ricorderà, è stato “accorpato” insieme ad altri in quello che dovrebbe chiamarsi “Consorzio Litorale Nord”. Tale “accorpamento” è avvenuto immediatamente dopo aver concesso lo sfruttamento della potenza idraulica della condotta adduttrice ad una società che ricaverà dagli impianti svariate centinaia di migliaia di euro. Ora l’ente si preoccupa di aumentare le cifre che i consorziati dovranno sborsare per poter irrigare i campi coltivati. Quanto aumenteranno ancora le quote da pagare per il prossimo futuro? Incerta resta ancora la sorte dell’intera gestione delle acque nelle condotte dell’ex Consorzio: cosa succederà quando le turbine andranno in funzione? Si ripeteranno episodi come quello già accaduto durante lo scorso inverno? Gli agricoltori rischieranno ancora di restare senza acqua nel pieno delle stagioni di produzione?
A tale riflessione se ne inserisce una seconda. Il sindaco Mazzola, in piena campagna elettorale, se ne esce con un suo appello alle autorità per far dichiarare lo “stato di calamità naturale” per la stagione siccitosa ben sapendo che nessuno gli risponderà prima del responso delle urne. Tanto più che sarà altamente improbabile che venga concesso lo “stato di calamità” per un evento del genere. Se non bastasse la tempistica inopportuna a sottolineare come il “primo cittadino” non si faccia scrupolo di cavalcare, per pura demagogia propagandistica, un tipo di problema serio come quello che si sta materializzando sulle coltivazioni in corso, si potrebbe allora ricordare come egli abbia girato la faccia di fronte alle sollecitazioni, provenienti da più parti, per limitare l’”invasività” di certi soggetti interessati a fare profitto. Nel caso in cui, dall’attuazione di tale progetto derivino svantaggi, ulteriori spese e incrementi dei costi per tutti i tarquiniesi, ci vorremmo augurare che a pagare sia lui, stavolta.
Isabella Alessandrucci