Una lettera a firma di alcuni tecnici ed operatori del settore edilizio tarquiniese è stata protocollata, nei giorni scorsi, al Comune di Tarquinia per sollecitare gli atti tecnici amministrativi necessari all’adeguamento delle disposizioni sulla rigenerazione urbana ed il recupero edilizio, compresa l’adozione di variante alle NTA del PRG per rendere effettive tutte le possibilità di intervento edilizio consentite dalla legge regionale n° 7/2017.
La legge stessa – fanno sapere i tecnici firmatari – prevedeva infatti termini annuali per alcuni adempimenti riguardanti le disposizioni attuative di competenza comunale funzionali all’applicazione della normativa: adempimenti cui il Comune di Tarquinia non ha ancora provveduto, da qui il sollecito contenuto nella lettera, considerata l’imminenza della scadenza.
“Si rappresenta – recita il testo – l’assoluta necessità dell’adeguamento amministrativo alle norme contenute nella più volte citata L.R. n° 7/2017, sia sotto il profilo settoriale relativo al comparto dell’imprenditoria edilizia che più in generale in riferimento agli interessi di tutti i proprietari di abitazioni che vogliano in qualche modo adeguare sotto il profilo del miglioramento strutturale, sismico, energetico e funzionale le loro proprietà immobiliari. A maggior specificazione delle necessità ed opportunità sopra riferite, si ricorda che il cosiddetto “Piano Casa”, di cui alla Legge Regionale n° 21/2009, si è definitivamente esaurito alla scadenza del 31 dicembre 2016, eccezionalmente prorogata al 31 maggio 2017 nell’imminenza delle nuove disposizioni sulla rigenerazione urbana ed il recupero edilizio, in qualche modo sostitutive del vecchio “Piano Casa”.
“Solamente con l’adeguamento normativo richiesto, – continuano i tecnici – si rideterminerebbero le condizioni per incentivare il recupero ed il miglioramento del patrimonio edilizio ricompreso in tutte le zone edificate del perimetro urbano, fatte salve le limitazioni di cui all’art. 1 comma 2 della legge regionale. Ma senza la richiesta iniziativa di carattere amministrativo, prescritta dalla norma citata, verrebbe vanificato ogni sforzo produttivo del comparto edilizio, già fortemente in crisi per particolari condizioni economiche e sociali, con conseguenze diffuse per la cittadinanza e con riflessi negativi anche per l’Amministrazione Pubblica, tenuto conto del mancato incasso dei contributi di “Bucalossi” di fatto quasi azzerato nell’ultimo periodo”.
“Quanto sopra – conclude il documento – determinerebbe, altresì, le condizioni per la tutela più generale del “suolo” secondo gli orientamenti urbanistici prevalenti, che tendono ad incentivare l’edificazione solo nel perimetro urbano senza ulteriori espansioni di carattere urbanistico e consumo del territorio per scopi impropri”.