Riceviamo e pubblichiamo
Si concluderà a fine settembre la campagna di scavo presso il santuario emporico di Gravisca, condotta dal prof. Lucio Fiorini del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Perugia, coadiuvato dall’archeologo dott. Andrea di Miceli e da oltre trenta studenti della stessa università. Le ricerche sono condotte in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria meridionale. Come negli anni passati le indagini hanno riguardato l’area dei due santuari situati nella zona settentrionale dell’area sacra, dedicati alle divinità etrusche Śuris e Cavatha, fondati intorno al 520 a.C. e in stretto rapporto con i due sacelli allora già esistenti consacrati invece al culto delle dee greche Afrodite ed Hera. Gravisca in età arcaica rappresenta il punto di arrivo e di commercio di un’incredibile quantità di mercanzie e beni preziosi che attraverso il Mediterraneo giungevano a Tarquinia e da qui in tutto il suo territorio. Si tratta di prodotti raffinati di produzione corinzia, di preziosi oggetti decorati da abili artigiani del delta del Nilo, di ceramiche dalla Laconia, ma soprattutto di ceramiche greco-orientali e coppe ioniche.
Il volume dei commerci cresce in maniera esponenziale dalla metà del VI secolo a.C., quando è attestato l’arrivo dei prodotti attici in quantità ineguagliata anche a paragone di altri contesti di Etruria, sia da santuari sia da necropoli. Dopo il 480 a.C., data che segna la quasi totale fine di ogni attività di mercato e di tutto il mondo di scambi gravitante attorno ad esso, segue una fase di inattività dal punto di vista edilizio che dura fino all’ultimo ventennio del V secolo a.C., quando si può datare l’inizio di una totale trasformazione dell’area sacra, preceduta dal sistematico smantellamento di tutte le strutture murarie degli edifici e degli altari del cd. santuario settentrionale. Si può parlare di una vera e propria rifondazione dell’intero complesso sacro, non solo dal punto di vista urbanistico e architettonico, ma anche da quello più strettamente religioso, da ora sempre più legato a un universo id impronta etrusco-italica, come dimostra l’analisi dei votivi dedicati ad Afrodite-Turan, a Hera-Uni e a Demetra-Vea. Dopo due ulteriori ricostruzioni databili nel corso del IV secolo a.C. e alla fine dello stesso secolo, tutta l’area del santuario di Gravisca venne devastata nel 281 a.C., al momento della conquista romana del territorio di Tarquinia.
Nel 2015 il prof. Fiorini è stato premiato nella seconda edizione del premio Shanghai Archaeology Forum organizzato dalla Shanghai Academy, alla presenza di illustri studiosi e rappresentanti delle maggiori università e istituzioni culturali al mondo, per le sue ricerche presso il santuario emporico di Gravisca, nella sezione “Field Discovery Awards”, scavo giudicato come una delle dieci più importanti scoperte al mondo per le metodologie applicate e per i risultati ottenuti.