Riceviamo e pubblichiamo
L’episodio di Tarquinia: e dunque un uomo introdotto nella stanza de vicesindaco, indossa la fascia tricolore e, sotto la bandiera nazionale e quella dell’Unione europea, di fronte all’immagine del Presidente della Repubblica, si fa scattare una foto mentre fa il saluto romano. Nella interpretazione più “minimalista” possibile, si tratta di uno sfregio alle istituzioni repubblicane ed antifasciste.
Se anche quell’uomo abbia compiuto la sua “impresa” come chi non sa quello che fa, e quello che significa il suo comportamento, ciò non sarebbe meno grave: confermerebbe anzi lo stato avanzato di degrado culturale e d etico che (come un virus) via, via aggredisce ed infetta il senso della nostra identità nazionale.
Comprendiamo l’imbarazzo dei rappresentanti istituzionali. Ma questo episodio non può essere sbrigativamente liquidato e rimosso con fastidio come se si trattasse di un banale accidente privo di significato; al contrario, esso costituisce il sintomo di una malattia sociale che ci coinvolge e ci impegna tutti e che si chiama ignoranza, perdita della memoria e della identità, cinismo amorale.
E’ compito di tutti noi, (cittadini, associazioni, ma in primo luogo delle istituzioni), resistere ed anzi combattere questa malattia sul terreno sociale, culturale, storico, politico a difesa della nostra identità nazionale e della nostra Repubblica antifascista nata dalla Resistenza.
Enrico Mezzetti
Presidente provinciale ANPI Viterbo