La Festa della Merca si è appena conclusa, ma l’edizione numero 50 della manifestazione non smette di far parlare di sé sui siti internet e blog che trattano di tutela degli animali. Al centro delle polemiche, la marchiatura a fuoco da cui – appunto – prende origine il tradizionale evento della Roccaccia organizzato dall’Università Agraria, finita nell’occhio del ciclone in quanto cruenta nei confronti dell’animale che ne è vittima, tanto che alcuni la definiscono addirittura “tortura”. Tanto da veder nascere una petizione su change.org per chiedere l’abolizione della pratica della mercatura. Che, nella realtà, da qualche anno non vede una marchiatura a fuoco dell’animale, ma una simulazione in cui il marchio infuocato viene spinto su una pezza di pelle, e non direttamente sul bovino. Sottoscrizione virtuale già giunta quasi a 1.000 firmatari.
A sollevare per prima la questione è Carmen del blog “Think Green – Live Vegan – Love Animals”, che prende spunto – per sua stessa ammissione – dalle foto della Merca postate sul proprio profilo Facebook da Alessandro Sacripanti, consigliere dell’ente. “Quattro uomini contro una sola creatura immobilizzata,- le parole di Carmen nel blog – in preda alla paura, costretta a provare dolore fisico. Le foto sopra mostrate trasudano a mio avviso una profonda mancanza di rispetto per le altre forme di vita, nonché una prepotente e violenta volontà di sottomettere le altre specie”. Il post termina con l’invito ad inviare una mail all’Università Agraria di Tarquinia – di cui sono riportati vari indirizzi e-mail – sollecitando l’abolizione della pratica della mercatura. Le foto sono, poi, postate anche su YouReporter, e infine riprese dal sito “Amore a quattro zampe”.
Le polemiche sulla Merca non sono, certo una novità. E tra i precedenti più curiosi c’è quella del 2011 che riguardava il manifesto promozionale dell’evento, in cui appariva una donna con tatuato il marchio che di solito è lasciato impresso agli animali: caso che spinse l’amministrazione di allora a chiedere scusa per aver urtato la sensibilità di chi aveva visto, nello scatto, un richiamo allo stalking o al maltrattamento.