Riceviamo e pubblichiamo
Ci rivolgiamo a quei cittadini che guardano con favore l’iniziativa di dedicare una via di Tarquinia a Giorgio Almirante, solo per ricordare loro, sommessamente, che Giorgio Almirante firmò di suo pugno il “Manifesto in difesa della razza” del 1938, redatto da “uomini di cultura” fascisti, che poi fu utilizzato da Benito Mussolini come “base culturale”, come pretesto, per togliere cattedre e incarichi prestigiosi, a illustri personaggi come Bruno Pontecorvo, Ugo Lombroso, Giorgio Levi e molti altri che furono costretti a fuggire in America ove proseguirono una brillante carriera professionale.
Molti altri che vollero restare in Italia, furono privati degli incarichi accademici, e deportati in campi di concentramento ove morirono o sopravvissero per miracolo a una vita di stenti e umiliazioni indicibili (Primo Levi, ne costituisce fulgido esempio), unica “colpa” esser di origine ebraica. La strage culturale e umana compiuta in nome della “difesa della razza”, sarebbe stata più imponente se Papa Pio XI, per salvare menti illuminate come Tullio Levi, Vito Volterra, Agostino Gemelli, non avesse conferito loro incarichi presso università e istituti vaticani mettendoli sotto la protezione della Chiesa.
Resta famoso il commento di questi Papa a fronte del documento firmato anche da Giorgio Almirante: «Ma io mi vergogno… mi vergogno di essere italiano. E lei padre (il gesuita Tacchi Venturi), lo dica pure a Mussolini! Io non come papa, ma come italiano mi vergogno! Il popolo italiano è diventato un branco di pecore stupide. Io parlerò, non avrò paura. Mi preme il Concordato, ma più mi preme la coscienza”.
Si chiamava Achille Ambrogio Damiano Ratti, questo Papa illuminato e siccome noi siamo sollecitati a fa proposte, ne facciamo un’altra, tutt’altro che provocatoria: dedichiamola a lui, una via, non ad Almirante.
La Segreteria del PD