(s.t.) “Grazie a tutti i cittadini che ci hanno onorato con la loro fiducia: a loro prometto rispetto e massimo impegno. Vorrò essere il sindaco di tutti”: con queste parole e un’evidente emozione Francesco Sposetti ha avviato ufficialmente il suo mandato da sindaco di Tarquinia, qualche istante dopo aver giurato e aver indossato, per la prima volta, la fascia tricolore.
“Grazie ai dipendenti comunali, – ha proseguito il primo cittadino – vero fulcro della macchina amministrativa, e buon lavoro a tutti i consiglieri e membri della giunta, a cui chiedo di mantenere sempre un dialogo sereno e costruttivo nell’interesse di Tarquinia e dei suoi cittadini”.
È stato questo il momento clou del primo consiglio comunale dell’amministrazione Sposetti, che è servito a ratificare il risultato elettorale, le dimissioni di Alessandro Giulivi e le nomine di giunta già note da qualche giorno.
Definita anche l’elezione del presidente del consiglio, ricaduta come da voci della vigilia su Alberto Blasi con 12 voti contro i 4 giunti a favore di Patrizio Giorgini, che aveva iniziato a dirigere la seduta in quanto consigliera con più preferenze tra i ranghi della maggioranza: a votarla parte dell’opposizione, che aveva proposto alla maggioranza tramite Renato Bacciardi e poi Luigi Serafini di scegliere un nome femminile. A conti fatti e date le dichiarazioni di voto, il voto della minoranza a favore di Blasi è quello di Martina Tosoni.
Dai banchi della minoranza, Alberto Tosoni ha chiesto al sindaco il perché non siano stati previsti assessorati per deleghe importanti come cultura e turismo. “Vogliamo siano distribuite tra i consiglieri di maggioranza scegliendo anche in virtù delle loro caratteristiche peculiari: è solo questione di tempo, ma nessuna chiusura su questi temi”.
In generale, da tutti gli scranni, auguri di buon lavoro e complimenti per la vittoria, con il richiamo generalizzato a un’opposizione costruttiva e che faccia da pungolo. Da segnalare gli interventi di Ernesto Cesarini (M5S) e Piero Rosati (AVS) sull’importanza di difendere Tarquinia dal rischio di inflitrazioni mafiose – “siamo già la città della Tuscia con il maggior numero di beni confiscati alla criminalità” – in riferimento soprattutto al prossimo avvio di opere di grosse dimensioni come la superstrada o la possibile applicazione della direttiva Bolkestein. “Ma non dipingiamo Tarquinia come una città mafiosa”, la replica di Serafini, che ricorda il recente accordo tra Comune e Guardia di Finanza per la vigilanza sulle grandi opere.
Prima della chiusura, spazio per due battute. L’una del sindaco sui rifiuti: “Abbiamo ereditato un appalto con criticità per cui voglio appellarmi ai cittadini: siamo chiamati a una grossa sfida, impegniamoci a rispettare per quanto possiamo le regole previste, noi faremo di tutto perché siano aggiustate le criticità”. L’altra sulla presenza di pubblico, sottolineata da molti interventi, compreso quello dell’ex vicesindaco Luigi Serafini: “Non lo abbiamo mai avuto così numeroso, probabilmente per colpa nostra”. Ma subito dopo l’ex presidente del consiglio Federica Guiducci lo smentisce: “Ricordo a Serafini che il giorno dell’insediamento la sala era altrettanto piena, speriamo lo resti”.