di Pino Moroni
La presentazione del libro “Tarquinia. Novant’anni di vita cittadina. 1870 – 1960” di Lilia Grazia Tiberi presso la Biblioteca Comunale “Vincenzo Cardarelli” ha suscitato un notevole interesse sia per l’argomento trattato, il racconto della vita cittadina locale, nel contesto storico degli eventi tra il 1870 (Unificazione d’Italia) ed il 1960 (Olimpiadi di Roma), sia per l’esposizione piacevole e divulgativa dell’autrice, affiancata nella relazione da Pino Moroni. Questo scorcio di storia patria e locale è stato frequentato dalla professoressa Tiberi in modo molto obiettivo, attenendosi soprattutto alle delibere dei vari Consigli comunali, delle leggi ministeriali, dei decreti prefettizi, ecc., nonché di testimonianze di persone che hanno mantenuto vivo il ricordo dei fatti del passato.
Il libro si apre con l’elenco dei Sindaci o facenti funzione (41), dei Commissari prefettizi (19) e dei Podestà (5). A cominciare dal primo sindaco, Luigi Dasti, dopo l’annessione al regno d’Italia del 1870. Mentre le nuove leggi italiane portavano importanti incombenze per i Municipi (anagrafe, liste di leva, compiti di polizia, sicurezza, igiene, viabilità, contabilità, ecc.), alcuni problemi diventavano un motivo ricorrente negli anni a venire: – lotta all’analfabetismo, – problematiche della salute, – problema dell’acquedotto.
Il primo censimento contava tra paese e campagne 5.652 abitanti. La professoressa Tiberi si è soffermata sull’adozione del nuovo sistema metrico decimale (esistevano prima vari e diversi sistemi) che ha portato una importante semplificazione del commercio italiano. Il co-relatore ha poi parlato degli scavi archeologici, voluti dal Sindaco Dasti (di grande esempio per i successivi), che aveva tenuto conto del successo turistico di alto livello (letterati, professori, artisti, ambasciatori, regnanti ecc.) provocato dalle vestigia degli etruschi. Con la conseguente istituzione del Museo Civico di Palazzo Vipereschi, che si andava ad aggiungere al Museo Bruschi Falgari, per arrivare alla fusione dei due nel secolo successivo con la nascita del Museo Nazionale Etrusco. La fine dell’ ‘800 vedeva la nascita del Cimitero monumentale di San Lorenzo, la scoperta di un ciclo di affreschi del Pastura nella cattedrale e della pala con la Madonna di Filippo Lippi a Valverde (oggi alla Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini), il nuovo acquedotto, il problema della pulizia urbana, l’arrivo della luce.
Ma dai fatti avvenuti tornando alla vita quotidiana, con una economia sostenuta principalmente dall’agricoltura, bastava una stagione andata a male per creare problemi di ristrettezze e povertà. Per i disoccupati si mettevano allora in cantiere lavori pubblici, quali manutenzioni straordinarie delle strade, fossi, acquedotti, monumenti. Il diritto di voto che era dato solo per censo (i più ricchi) veniva via via modificato finché nel 1912 era concesso a chi aveva già prestato il servizio militare (21 anni), con il suffragio universale maschile. Le donne invece non potevano votare perché giudicate dipendenti ancora dagli uomini e di essere influenzate dalla Chiesa cattolica, in insanabile contrasto con il Regno d’Italia (Legge delle Guarentigie). Nel 1912 il Comune di Corneto – Tarquinia otteneva a Roma il diploma di medaglia d’oro alla Esposizione Universale d’Igiene sociale per il suo impegno nei confronti dell’acquedotto, dei lavatoi, delle fogne ecc..
La prima guerra mondiale (1.000 richiamati su circa 7.000 abitanti) portava all’abbandono delle campagne, con tante sofferenze per donne, bambini e vecchi (razionamento, malattie, decessi, orfani, invalidi e reduci) con un forte decremento della popolazione. Dopo la guerra le prime rivendicazioni sociali. Si chiedeva la distribuzione delle terre rimaste incolte ed improduttive, soprattutto quelle dell’Università Agraria. Finalmente (durante una manifestazione ci fu un morto) nel 1921 vennero distribuite quote di terreno per sopperire allo stato di disagio economico di molte famiglie. Nel 1922 il nome di Corneto –Tarquinia diventò solo Tarquinia. Nel 1924 fu inaugurato il Monumento ai caduti, il Museo Etrusco a Palazzo Vitelleschi, la refezione scolastica. Era iniziata l’era industriale. L’imbottigliamento della sorgente solfo-iodica del Bagnolo. La ferriera presso il fiume Marta diventava cartiera. La società Volsinia di elettricità produceva energia per il paese. Nel 1925 dopo nuove manifestazioni popolari iniziarono nuovi lavori pubblici per sostenere le famiglie disagiate. La città era governata da Commissari straordinari.
Nel 1926 con il fascismo viene eletto il primo podestà, Alfredo Moretti Testasecca, sposato con una Bruschi-Falgari. Nel 1928 a Tarquinia risiedono 8.140 abitanti. L’agricoltura comincia a prosperare. Si vincono medaglie d’oro per la battaglia del grano con nuove varietà molto produttive. Si producono circa 300 mila quintali, oltre al foraggio, la paglia, la lana, il formaggio, il bestiame, la legna. Rinomati gli ortaggi come i carciofi, i finocchi ed altre verdure prodotte dalla corporazione degli ortolani. Nel 1932 viene collaudata la circonvallazione esterna. Nel 1933 viene inaugurato il nuovo Ospedale, opera grandiosa e tecnologicamente avanzata, punto di riferimento anche dei centri vicini. Alla fine degli anni ’30 c’è un forte incremento della popolazione per l’apertura dell’Aeroporto con la Scuola di paracadutismo e la costruzione dell’industria della Montecatini che lavora dinamite Nobel, con conseguenti problemi abitativi.
Con la guerra ed i vari presidi bellici sul territorio la popolazione che era di circa 8.500 individui va quasi a raddoppiare. La guerra però porta bombardamenti, sfollati, razionamenti, invalidi, reduci e povertà. Nel 1945 il voto viene esteso alle donne ed il suffragio diventa davvero universale. Dopo i movimenti popolari con l’invasione delle terre, vengono concessi ai braccianti 4.500 ettari di terra. Nasce l’Ente Maremma tosco-laziale che assegna altre terre, il Consorzio di Bonifica della Maremma etrusca, la Pantano cooperativa tra agricoltori. Vengono costruiti due pastifici, aprono i vapoforni. La popolazione anche per effetto degli sfollati da altre regioni è di 11.400 abitanti. C’è bisogno di case popolari, di restauri ovunque, di più acqua potabile, delle scuole medie statali. Esplode la gioia di vivere, arriva il boom economico. Arrivano l’Anno Santo (1950) e le Olimpiadi a Roma (1960).
L’appendice del libro riguarda la vita del primo sindaco di Tarquinia Luigi Dasti, non come integerrimo rappresentante del popolo, scrittore di opere letterarie od ingegno lungimirante ed ispiratore del futuro della città, ma come uomo ricco di grande umanità attraverso la pubblicazione delle sue lettere più intime e dei suoi diari.
Il libro breve ma intenso di notizie di Lilia Grazia Tiberi – come si augura l’autrice – dovrebbe suscitare, specie nei giovani, il desiderio di approfondire la conoscenza di fatti che hanno condizionato, nel bene o nel male, la storia cittadina di Tarquinia.