Riceviamo dal M5S Tarquinia e pubblichiamo
In Merito al ricorso al TAR vinto dagli otto comuni viterbesi contro l’entrata in Talete, l’ex sindaco Mazzola torna a sostenere i potenti di turno. Ieri era ENEL, questa volta è Talete: la Talete delle bollette salatissime e dal bilancio fallimentare, la Talete in cui otto comuni coraggiosi che non vogliono entrarci hanno cercato ogni cavillo contro il baraccone che sta gestendo il servizio idrico integrato nella Tuscia, anche quello del Comune di Tarquinia, e intanto hanno evitato l’umiliazione del commissariamento.
Mazzola sembra senza pudore. Come può chi è stato sindaco per 10 lunghi anni affermare che l’ingresso in Talete è stata una scelta di convenienza perché il comune da lui diretto non riscuoteva il corrispettivo dell’acqua erogata? Lui dov’era? Forse troppo preso dallo sblocco della zona industriale di Pian d’Organi al grido di 5000 posti di lavoro che una fila di manager di industrie ad alto valore aggiunto avrebbero creato. Nessuno ha mai visto quei posti di lavoro. Stranamente però subito dopo lo sblocco è piombato in Consiglio Comunale un cementificio, per fortuna stoppato da battaglieri cittadini di Tarquinia. Lo sblocco della zona industriale ha anche creato le premesse per il mega-inceneritore di A2A, che l’azione politica dei consiglieri alla regione Lazio del Movimento 5 Stelle ha fortunatamente bloccato in dirittura d’arrivo.
L’ex sindaco sa bene pure che quasi sicuramente ACEA divorerà Talete, ormai agonizzante per debiti, per cui a controllare il servizio idrico ci saranno società come la Suez SA. Riflettiamo un istante su questa situazione: Mazzola sostiene che con il bilancio comunale doveva integrare il mancato gettito di bollette non riscosse (sarebbe meglio dire: che lui non riusciva a riscuotere) e anche per questo ha scelto Talete. Adesso la situazione è che paghiamo bollette idriche salatissime, Talete è indebitata per cui tutti i comuni comproprietari – anche Tarquinia – sono indebitati e i cittadini, che prima potevano controllare direttamente la qualità del servizio idrico, non contano più un tubo (giusto perché parliamo d’acqua!) e continuano a pagare lo stesso importo di tasse comunali. Per non parlare del consorzio Medio Tirreno, di cui Tarquinia fa parte, che probabilmente sarà assorbito da Talete Spa: Tarquinia vende l’acqua a Talete ad una cifra irrisoria ma non riceve i pagamenti del dovuto. Doppia beffa per i cittadini, sottratti dei loro beni e penalizzati nei pagamenti. Un consorzio virtuoso viene inglobato da un’azienda con una situazione, a detta dei suoi amministratori, critica. Che paese strano l’Italia quello che non funziona va avanti, e quello che funziona viene smontato. Questa è la situazione ad oggi, non opinioni ma fatti reali.
Mazzola forse non sa che la volontà politica dei cittadini è quella scritta nella Legge Regionale 5/2014, voluta dal basso con una petizione popolare. Una bella legge, che farebbe funzionare il servizio idrico integrato nel migliore dei modi, con i comuni riuniti in consorzi per i quali la stessa legge prevede fondi adeguati. E i cittadini tornerebbero padroni dell’acqua. Ma proprio i suoi amici del PD, che governano il Lazio, non vogliono farla funzionare.
Chiudiamo con una chiosa. Le battaglie dei cittadini contro ENEL hanno portato nelle casse comunali 14.000.000 di euro di “compensazioni”, che Mazzola avrebbe potuto dedicare ad investimenti per il servizio idrico e la depurazione delle acque, ma dove sono andati a finire? Otto di quei milioni sono stati buttati per trasformare una chiesa in un “teatruccio”, privo di un adeguato palcoscenico e di capienza limitata. Avete capito bene: ognuno dei 300 posti del teatro comunale è costato quasi 27.000 euro.
M5S Tarquinia