Nell’ambito dell’iniziativa #TarquiniaRiparte, riceviamo e volentieri pubblichiamo
Ciao Stefano innanzitutto complimenti per la stupenda iniziativa che avete promosso #tarquiniariparte nello scopo di rilanciare le attività commerciali Tarquiniesi.
Volevamo cogliere questa possibilità per rispondere alle molte domande che i pazienti ci hanno posto in questo primo mese di riapertura e perché ci piacerebbe raccontare a chi ti segue cosa significa gestire le emergenze sull’organo più temuto in tempo di pandemia: la bocca.
È vero che i dentisti sono tra i lavoratori più a rischio in questo momento storico? Purtroppo si. Anche il prof. Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, nelle tristemente note “conferenze delle ore 18.00” classificò il nostro mestiere come uno di quelli a più alto rischio.
Oggi ovunque si vada sono tutti giustamente spaventati dalla vicinanza sociale: sarà capitato anche a voi per le strade di assistere a scene di panico sociale in cui coloro che non portano la mascherina vengono caldamente esortati a mettersi la mascherina oppure del tutto evitati.
Nel nostro lavoro al contrario dobbiamo chiedere quotidianamente ai pazienti di levarsi la mascherina per risolvere i dolori o le problematiche che riguardano la temuta bocca.
Dunque che procedure di sicurezza vengono adottate per tutelare i pazienti? In questo momento per mantenere la massima sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari che lavorano nel nostro studio stiamo adottando protocolli rigidi e serrati.
Innanzitutto eseguiamo un pre-triage telefonico. La nostra assistente si informa sulle condizioni di salute dei pazienti (sintomi simil-influnzali, tosse, febbre…).
Una volta certi della loro salute si chiede loro di venire in studio privi di accessori come occhiali, orecchini ecc.. muniti solamente di guanti e mascherina. All’ingresso eseguiamo poi un ulteriore triage.
È più specifico rispetto al primo? Si. facciamo compilare un foglio dove vengono poste le stesse domande telefoniche ma in maniera ancora più specifica.
Successivamente facciamo lavare le mani con detergenti specifici, prendiamo la temperatura con termometri ad infrarossi ed infine forniamo strumenti monouso da utilizzare dentro lo studio come guanti, cuffiette e copriscarpe.
Anche i medici usano gli stessi dispositivi? Noi abbiamo dei dispositivi di protezione individuali (i famosi DPI) quindi mascherine ffp2, visiere, occhialetti e tute impermeabili dalla testa ai piedi, la metà dei pazienti ci paragona ormai a lavoratori della NASA.
Inoltre, per garantire ulteriore sicurezza abbiamo deciso di sottoporci tutti al test sierologico (IgM e IgG) ma fortunatamente nessuno di noi ha mai incontrato il virus.
In odontoiatria ci sono manovre più a rischio di altre? In generale tutte le procedure che possono generare goccioline o droplet nell’aria aumentano le possibilità di contagio per questo è necessario costantemente aprire le finestre e disinfettare tutte le superfici specialmente dopo pulizia dei denti o carie (richiedono strumenti sofisticati che hanno bisogno di essere raffreddati tramite getti di acqua dunque possono potenzialmente contaminare l’aria) al contrario manovre chirurgiche provocano meno contaminazioni ambientali
Avete paura nonostante queste manovre di poter contrarre il virus? Un mio professore tempo fa mi ha detto “la paura si combatte con la conoscenza”. Finché tutti si comporteranno in maniera responsabile e seguendo le direttive non bisogna avere paura.
I prezzi sono aumentati a causa del coronavirus? Ovviamente no. Nonostante le grandi spese che stiamo affrontando per garantire la massima sicurezza capiamo il momento e anzi, grazie a macchinari di ultima generazione che abbiamo in studio (ortopanoramica e tac) riusciamo a far risparmiare spese che altrimenti dovrebbero essere affrontate all’esterno.