La preoccupazione era già a livelli oltre la soglia, con tutte le difficoltà che la situazione già comporta e la lunga attesa, quasi un restare sospesi, in attesa di certezze su disposizioni e misure. Ora, se possibile, è ancora di più: le direttive proposte da Inail e Istituto Superiore di Sanità sull’organizzazione delle spiagge e la gestione degli stabilimenti balneari, in particolar modo in tema di distanziamento degli ombrelloni, ha messo in stato di agitazione vero e proprio associazioni di categoria, sindacati e gestori in tutta Italia.
“A queste condizioni, non conviene nemmeno partire”, il commento laconico di Marco Marzi, di Federbalneari, sulla disposizione che parla di una distanza di 4 metri e mezzo tra gli ombrelloni e 5 tra le file. “Stavamo lavorando per predisporci su distanziamenti di 4,5 metri per 3 metri – spiega Marzi – il che avrebbe limitato il danno nel numero di ombrelloni persi., garantendo comunque quasi 15 metri quadri di spazio per ogni postazione. Così parliamo di quasi 25 metri quadri a ombrellone, il che porta per noi gestori a una perdita di spazi enorme, probabilmente insostenibile”.
“Ci stiamo muovendo con i sindacati per fare in modo che la Regione Lazio arrivi a soluzioni diverse – continua Marzi – pur nella logica della sicurezza e garantendo sanficazione, ingressi organizzati ecc. E da questo punto di vista, il sindaco e l’amministrazione sarebbero dei grossi alleati, facendo sentire anche la loro voce per starci vicino e aiutarci. Faccio un appello, anzi, al sindaco Giulivi, che credo sia consapevole di come queste distanze siano esagerate: sia in prima linea con noi, ci aiuti in questo frangente: altrimenti rischiamo di perdere almeno il 50% del turismo balneare!”