Riceviamo dall’ANPI di Tarquinia e pubblichiamo
Abbiamo letto che il consigliere comunale di Tarquinia iscritto a Fratelli d’Italia, dott. Alberto Riglietti, ha presentato una mozione per una condanna da parte del consiglio comunale di Tarquinia, “di tutti i totalitarismi, dal nazismo al comunismo, al fascismo”. Riteniamo condivisibile la proposta, ma pensiamo sia DOVEROSO che ogni invito ad una SINCERA condanna di tutti i regimi totalitari che hanno commesso crimini enormi nel novecento, sia accompagnata da alcune precisazioni e si basi realmente su “la documentazione del tragico passato”, come scrive il consigliere comunale Riglietti nella sua proposta. Una “documentazione” che parta dalle basi ideologiche di quei regimi, ne studi tutti i crimini, sia nei confronti dei propri cittadini che verso altri popoli, valuti le scelte politiche e militari che essi operarono, alcuni da aggressori ed altri da aggrediti; è moralmente inaccettabile, infatti, mettere sullo stesso piano chi lanciò l’operazione Barbarossa e chi patì quaranta milioni di morti per riacquistare la propria libertà, mettere sullo stesso piano chi costruì i reticolati di Auschwitz e chi, nell’aprile del ’45, ne abbatté i cancelli.
In Italia abbiamo sofferto per più di un ventennio per i crimini del fascismo: a partire da quelli delle squadracce nei primi anni venti; e poi la persecuzione, la carcerazione e l’assassinio degli avversari politici quando il fascismo divenne partito costituzionale e poi governo ed infine dittatura; la privazione delle libertà politiche e sindacali; l’aggressione, con annessi vergognosi crimini di guerra, a nazioni indipendenti (Spagna, Abissinia); le leggi razziali; l’entrata in guerra e l’ulteriore aggressione a nazioni indipendenti (Jugoslavia, Albania, Grecia, oltre alla “pugnalata alle spalle” alla Francia); la persecuzione degli ebrei ed il loro invio senza ritorno verso i campi di sterminio in Germania; le atrocità, in accordo con l’alleato nazista, contro partigiani e contro popolazioni inermi (Marzabotto, sant’Anna di Stazzema…). Chiudendo questa pagine vergognose con il tentativo di fuga verso la Germania, protetti dalle truppe naziste e travestiti da soldati tedeschi.
Il partito comunista, allora, stava dalla parte delle nazioni libere ed i suoi militanti italiani combatterono e morirono da partigiani, assieme a cattolici, liberali, socialisti, monarchici… La nostra Repubblica, nata dalla Liberazione, vide la partecipazione nella Costituente anche dei comunisti e tra i firmatari della nuova Costituzione Italiana figura il nome del comunista Terracini, ma di nessun fascista o nostalgico del fascismo. Anche perché nella nostra Costituzione c’è una esplicita condanna del fascismo e la proibizione di una sua ricostituzione, sotto qualsiasi forma.
Sicuramente i regimi comunisti, fuori dai confini italiani, furono artefici di crimini e massacri, ma molto diversi furono gli ideali e i valori che mossero i militanti comunisti e quelli nazi-fascisti.
Il comunismo, che prende spunto dai lavori di Engels e Marx, immagina una società diversa, che sia più giusta e dove non ci sia lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dove sia realizzata una maggiore giustizia ed equità sociale, dove sia salvaguardata la dignità di ogni essere umano, dove siano tutelati sia il lavoro che i lavoratori. Milioni di comunisti, in tutti i paesi del mondo, hanno lottato e sono morti per affermare e difendere questi ideali; anche se poi, spesso, vennero traditi da quei regimi che essi contribuirono a realizzare.
Quali sono i valori che muovevano, invece, un nazista o un fascista? Basta leggere il Mein Kampf per scoprirlo, basta leggere gli scritti e riascoltare i discorsi di Mussolini per constatarlo: troviamo “ideali” di dominio e di sopraffazione: in quanto “razza superiore” viene loro consentita l’emarginazione, la sottomissione ed anche l’eliminazione di razze, etnie ed anche di individui “inferiori”; è per loro lecito lanciare guerre di aggressione per la sottomissione di popoli pure essi inferiori che servano per assicurare, da schiavi, il loro benessere; possono ritenere lecita la negazione del dissenso, da ottenersi con qualsiasi modalità, anche violenta e criminale, come non ebbe timore di ammettere Goering durante il processo di Norimberga.
Un comunista, quando lottava, lo faceva per un mondo che lui immaginava migliore e più giusto, un nazista ed un fascista, quando lottavano, lo facevano per un mondo di cui loro fossero padroni, dall’alto della loro razza e della loro forza, anche con l’eliminazione di chi si opponeva, dentro o fuori i propri confini.