Riceviamo e pubblichiamo
Il sindaco Mauro Mazzola ha inaugurato oggi pomeriggio, al Museo Archeologico Nazionale, la Sala del Mitra, il gruppo scultoreo databile tra il II e il III secolo d.C. proveniente dalla Civita di Tarquinia. A tagliare il nastro, insieme al primo cittadino, il direttore del Polo Museale del Lazio Edith Gabrielli e il ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo on. Dario Franceschini, invitato dal sindaco Mazzola all’evento.
«Un sentito ringraziamento al ministro Franceschini che ha risposto positivamente al mio invito e che con la sua presenza rende onore a questa cerimonia inaugurativa. – ha detto il sindaco Mazzola – A lui va il merito di un impegno costante e attivo: attraverso la promozione di importanti riforme ha rivoluzionato il modello organizzativo dei beni culturali italiani. È dovuta la mia particolare riconoscenza alla soprintendente Alfonsina Russo Tagliente. Un grazie anche alla direttore del Polo Museale del Lazio Gabrielli, alla presidente della Fondazione Etruria Mater Silvia Grassi Pottino, all’amministratore delegato di Enel Spa Francesco Starace, al comandante del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, generale di brigata Fabrizio Parrulli, e alla dott.ssa Maria Gabriella Scapaticci. La statua del Dio Mitra da oggi ha la sua sala, e di sicuro diverrà un emblema della città così come lo sono i Cavalli Alati, capolavori magnifici, che il museo tutela e che il Comune promuove con fierezza. Dobbiamo considerare il bene culturale come investimento da tutelare e non solo come giacimento da sfruttare, poiché è indice di una identità, di una civiltà, che coscientemente fa parte della comunità in cui si colloca. Con la mia Amministrazione in questi anni ho lavorato proprio nell’ottica di questa direzione, e molti traguardi sono stati raggiunti. Il Museo è per noi motivo di vanto: ormai da cento anni all’ingresso della città accoglie turisti italiani e stranieri, studenti, ricercatori e ospiti illustri».
La scultura raffigura il dio Mitra nell’atto di uccidere il toro (da cui l’appellativo tauroctono), secondo un’iconografia molto diffusa nei luoghi dedicatati al culto di questa divinità. Scavato e trafugato illecitamente nel 2014, il Mitra è stato recuperato dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale nell’ambito delle attività condotte per contrastare il traffico illecito di beni archeologici. Al momento del sequestro l’opera si presentava ancora completamente ricoperta di terra e priva sia della testa e delle braccia, sia di alcuni di quegli elementi, quali il cane e il serpente, che connotano le raffigurazioni del Mitra Tauroctono. Durante la successiva campagna di scavo archeologico, organizzata sul probabile luogo dello scavo clandestino all’interno del Parco Archeologico di Tarquinia, sono stati ritrovati altri frammenti dell’opera, ricollocati nella loro originaria posizione nel corso dell’intervento di restauro, eseguito dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro.