Riceviamo dal Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia – 100% Farnesiana
La dialettica politica dovrebbe sempre rientrare in quello che è un salutare confronto, ma ciò può accadere solo ed esclusivamente quando si parte da una sostanziale onestà intellettuale e senza prescindere dai fatti.
Il dato di fatto, incontrovertibile, è che il nostro territorio, Tarquinia e dintorni, è ormai costantemente minacciato da attacchi all’ambiente e quindi alla salute di chi lo abita, fatto questo che rischia di compromettere, per chi lo vive oggi e per le generazioni future, anche la sua vocazione agricola e turistica.
Senza considerare quello che abbiamo ereditato dal nostro poco illustre passato politico, a cominciare dalle due centrali elettriche, tra le molteplici minacce che rischiano di condannare il nostro territorio ci limiteremo a citare: il progetto dell’inceneritore tra Tarquinia e Civitavecchia, il completamento della SS 675 localizzato in una Zona di protezione speciale (ZPS), il deposito di scorie nucleari a Tarquinia, il megaimpianto di biometano a Civitavecchia, la sottrazione di suolo agricolo per megaimpianti fotovoltaici a terra ecc.
Tutte le vertenze ambientali che ci riguardano, inoltre, sottraggono tempo, energie e risorse alle amministrazioni che scelgono di contrastarle e a chi, da semplice cittadino, spesso si è trovato a rappresentare l’unico argine alle scelte sostenute da una politica cieca e irresponsabile nei confronti dei cittadini presenti e futuri.
La nomina di Marzia Marzoli ad assessore all’Ambiente del Comune di Tarquinia ha già sollevato polemiche sterili, montate ad arte, se non episodi di “bullismo” mediatico sgangherato da parte di chi vorrebbe inchiodare il neo assessore a responsabilità che la stessa si è già presa in passato pur non rivestendo alcun ruolo istituzionale. Quello che si chiede oggi a Marzia non si è osato chiedere mai ad altri. Nessun osservatore, nessun cronista ne ha chiesto conto a chi ha compiuto scelte che hanno condizionato in negativo la conformazione del nostro territorio. In passato nessuno ha difeso Tarquinia, ad esempio, dall’autostrada, e gli esiti del servilismo di allora sono oggi, e lo saranno per sempre, sotto gli occhi di tutti. E forse è proprio da qui che nasce questa inspiegabile volontà di denigrare: visto che i propri fallimenti sono incontestabili ci si augura che anche altri falliscano, come se questo potesse esimere dalla responsabilità nei confronti della collettività. Un brutto modo di intendere la politica.
Non è infatti un caso che gli attacchi arrivino proprio da coloro che, senza timore di smentita, possono essere indicati come i veri responsabili di una politica che poco o niente ha fatto per difendere il territorio che è stata “eletta” ad amministrare. Come se poi la conta dei voti fosse l’unica cosa che qualifica l’agire politico.
Perseguire con passione e fino in fondo le azioni nelle quali si crede profondamente non sempre è sinonimo di popolarità e spesso non si può neanche sperare nel fatto che i meriti vengano presto o tardi riconosciuti. Ma avere la consapevolezza della “ragione” è quanto basta per continuare senza sosta e per sostenere, a volte, il peso delle ingiurie.
Se per essere “popolari” bisogna farsi piacere un’autostrada che si ferma a Tarquinia, compromettendo in modo irreversibile il territorio e senza nessun beneficio per la cittadinanza; se per prendere voti e sperare magari in una rapida scalata politica si deve appoggiare il completamento della trasversale in un’area individuata per la conservazione della biodiversità, allora noi, insieme a Marzia, siamo felici di essere impopolari e disposti a pagarne il prezzo.
I nostri nomi, le nostre firme, tra cui quella di Marzia Marzoli, le trovate in calce al ricorso contro l’autostrada Tirrenica, al ricorso contro il tracciato verde, alle osservazioni contro l’inceneritore, a tutti i fiumi di parole che abbiamo speso per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica. Senza peccare di presunzione, ne siamo fieri, e non sapremmo augurarci di meglio che da questa costante volontà di difendere il territorio si attinga per un assessorato tutto da “costruire”.
Siamo certi che Marzia Marzoli riceverà il sostegno di tutti coloro che saranno disposti ad agire per senso di responsabilità in difesa di un territorio che implora rispetto e dignità.
I fallimenti che qualcuno oggi si augura (denotando ancora una volta scarso amore per Tarquinia), se mai ci saranno, di certo verranno affrontati con coscienza e con la consapevolezza e la responsabilità richiesti quando si parla di bene comune, di res publica. Lo stesso non si può dire di altri.
Noi al nuovo assessore auguriamo un buon lavoro, certi che lo farà al meglio e con profondo senso di responsabilità e, visto che si tratta di un assessorato che finora non esisteva, visto che le tematiche ambientali, al di là delle grandi vertenze che ci aspettano, si traducono anche nelle scelte e nei comportamenti quotidiani dei singoli, ci auguriamo che la cittadinanza accolga questa sfida come una nuova opportunità per contribuire a delineare un futuro diverso e possibile per Tarquinia. Noi, come in passato, ci siamo e ci saremo.