di Pino Moroni
Il 30 marzo alle ore 21 (ingresso libero) al Multisala Cinema Etrusco di Tarquinia sarà proiettato il film thriller del regista Emilio Valerioti “Usil lupuce falado” (…E il sole morì nel cielo) del 1979. Interpreti: Luciano Benetti, Leonarda Bettarini, Riccardo Cecchelin, Antonietta Valerioti, Giancarlo Palombo, Maria Cappuccini, Roberto Antenore, Dino Battistoni, Emilio Valerioti. Soggetto di Riccardo Cecchelin. Musiche di Leandro Piccioni.
Emilio Valerioti è stato un pioniere della settima arte, il cinema, negli anni 50/60, quando con cineprese da 8 e 16 mm. girava documentari, spot, corti e mediometraggi di genere western, giallo, o di vita quotidiana e sociale. Nei quali coinvolgeva, partecipi nelle idee e nelle realizzazioni, appassionati della fotografia e della ripresa o singoli e gruppi, che scoprivano in questa maniera il mondo cinematografico. Migliorando nel tempo la sua tecnica di operatore ed il suo stile di regia, attraverso un percorso sempre più appassionato, fino ad arrivare al suo film più completo e maturo.
Nel rivedere oggi “…E il sole morì nel cielo” si possono evidenziare meglio le idee che hanno accompagnato la sua filmografia. La ricerca accurata delle location era frutto del suo amore per il paese che lo aveva accolto bambino, per i diruti misteriosi luoghi etruschi e per la natura selvaggia della maremma. Il fascino dell’antico decadente aveva già ispirato tutta la sua produzione. La scoperta delle ‘grotte cornetane’ (tombe etrusche) in “Col periscopio nella necropoli etrusca”. Le forre della Città antica (Civita) aspre e scoscese in “Perché l’hai ucciso”. La Roccaccia con l’albero dell’impiccato ed il fiume Mignone con le anse pericolose in “Fino all’ultimo respiro”. Il brullo ed assolato Paparello in “Per due dollari di debito”. Le staccionate e le stalle maremmane con i cavalli bradi in “Samantha”. Le lunghe carrellate sulle silenziose città abbandonate di Tarquinia e di Vulci nei suoi “Intervalli”. Le fiere, il carnevale, il natale, le processioni (Il Cristo risorto), la scuola in “Un ragazzo un’avventura”, le vacanze al mare in “Ragazzi d’oggi”.
Quella atmosfera di luoghi vivi ma assopiti nel tempo diventa il tratto distintivo del film “Usil lupuce falado”, con la villa decadente di Bruschi Falgari, con il parco di piante centenarie (cedri del Libano, pini, faggi, agavi ecc.), con le tombe etrusche nascoste tra le erbe selvatiche, con le colonne ed i sarcofagi lungo gli stretti sentieri terrosi, con i rumori della natura e degli animali (vento, fruscii, cani, civette ecc.). Le riprese (realizzate in campo lungo), a seguire personaggi seminascosti tra le fronde degli alberi o luminosi sul macco assolato della necropoli Scataglini, i numerosi notturni (realizzati a filtro) sulle terrazze di balconi sospesi sull’ignoto, con i chiaroscuri della luce della luna, alimentano il mistero della morte ed i segreti degli etruschi in cui è immerso il plot narrativo. Tarquinia ripresa da lontano sulla sua alta rupe, le sue mura, le sue torri, il Palazzo comunale con la Fontana grande, il belvedere su Santa Maria in Castello, la torre di Matilde di Canossa, San Pancrazio ed i tanti scorci ripresi dall’interno delle macchine in corsa, sono le immagini ideali per far conoscere meglio la bellezza di questa città. Ma ci sono anche spaccati di vita quotidiana privati e pubblici in cui si rinnova la tradizione di un pranzo con gli ospiti ad ore di studio, di salotto, d’amore. Il movimento di un giorno di mercato insieme al silenzio di una mostra od i rumori più noti di giochi da bar (bigliardo e carte). Infine le immersioni rarefatte nei cunicoli veri di una tomba etrusca. Sono tutti punti di forza di un film che il regista Emilio Valerioti ha voluto lasciare quale testimonianza del suo amore per il cinema e per Tarquinia.