Riceviamo e pubblichiamo
Una volta finita l’ultima pagina e si riprende la vita di ogni giorno, il graphic novel
fa si che il lettore continui a pensarci: lascia rabbia verso un mondo così sbagliato,
lascia voglia di rimediare. Lascia un esempio per ribellarsi alla piaga mafiosa che
ormai affligge tutto il nostro Paese, in un modo o nell’altro.
Insomma, lascia qualcosa dentro anche dopo la lettura: non è forse così che si
riconosce un buon libro?
Queste parole sono tratte dal testo di Maria Paola De Angelis, vincitrice del Premio Recensioni 2017 di PAGINEaCOLORI 2016 per il libro “Peppino Impastato, un giullare contro la mafia”. La premiazione si è svolta ieri 23 maggio presso l’aula magna dell’I.S.S. Cardarelli dove erano presenti le quattro classi del biennio superiore che hanno partecipato al progetto a seguito dell’incontro con gli autori Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso avvenuto lo scorso aprile.
Il Premio, come tutte le attività e le proposte di PAGINEaCOLORI, mira a questo: ad offrire una finestra verso cui dirigere lo sguardo, a stimolare una riflessione ed a permettere di esprimerla con viva voce. Un ringraziamento doveroso va a Valeria Cogo, che ha organizzato perfettamente il momento della premiazione con la visione di alcuni momenti del film di Marco Tullio Giordana “I cento passi”, passando per l’analisi del linguaggio filmico e di quello del graphic novel e concludendo, infine, con la lettura ad alta voce delle recensioni vincitrici.
Con lei ringraziamo tutti i docenti che anche quest’anno hanno aderito alla nostra proposta e gli altri membri della giuria, Manuela Nardella, Daniele Scalet, Annamaria Vinci. Eccole le voci delle vere protagoniste di questa giornata, le vincitrici:
1° classificata Maria Paola de Angelis
Il libro è carico di emozioni che hanno uno scontro diretto con il lettore perché, stavolta, non spetta a lui crearsi delle immagini nella propria testa: sono già tutte lì.
2° classificata Francesca Piras
Peppino non è impastato con la stessa farina della mafia, prova un orrore naturale per il boss locale, ribattezzato “Tano seduto” da cui lo separano solo cento passi, ma cento passi di ribellione, sete di giustizia, ironia che scavano un solco insuperabile.
3° classificata Alice Bastianelli
Nella Cinisi degli anni ‘60-‘70, fortemente imperniata su una cultura di stampo mafioso, la figura di Peppino Impastato si erge con tutta la sua potenza e complessità: la correttezza, la dignità e la leadership di un principe coniugate con il sarcasmo, l’arguzia e l’ironia di un giullare. Sono proprio queste qualità che faranno di Peppino la voce di coloro che vorrebbero urlare contro un sistema mafioso che stende una coltre di silenzio e un clima di sordo terrore nella vita delle persone, infiltrandosi nelle maglie del potere del nostro Paese