Riceviamo dal consigliere comunale di Tarquinia Sandro Celli e pubblichiamo
Giulivi ci è ricascato e dopo e dopo aver pesantemente offeso Conversini ora è toccato a me. L’assise consigliare dovrebbe rappresentare il riferimento sociale, culturale e politico di una comunità e non l’occasione per cercare di dimostrare goffamente la propria “autorità” con un atteggiamento indisponente e offese gratuite che, al contrario, evidenziano solo il grave e preoccupante decadimento istituzionale.
Le frasi deprecabili che Giulivi mi ha rivolto, naturalmente non guardandomi in faccia, non offendono me, alle quali, visto il pulpito da cui provengono, non dò certo alcun peso, ma offendono la città che si meriterebbe un sindaco degno della sua storia millenaria e almeno consapevole di cosa rappresenti il ruolo che ricopre. Pur nell’accesa dialettica politica, mai si dovrebbe dimenticare la Sede, l’Interlocutore, la Rappresentatività sia di chi parla sia di chi ascolta e di questo Giulivi ha dimostrato più volte di non esserne in grado.
È ormai dimostrato che non sa reggere il confronto democratico che, pur nella diversità di idee, opinioni o appartenenze dovrebbe essere l’essenza di qualsiasi forma di democrazia. Pensa di poter decidere tutto da solo senza possibilità di essere contraddetto e, quando ciò non avviene, non riesce più a gestire una discussione civile ed educata ma si lascia andare a questi scivoloni che imbarazzano la città. È per questo infatti che si nega ad ogni tipo di interlocuzione, sia con i consiglieri e, cosa più grave, con gli stessi cittadini a cui ha chiesto fiducia su tutte altre premesse. Tutto questo non è più sufficiente ricondurlo ad arroganza o supponenza, bisogna prendere atto che questi episodi deprecabili che si ripetono in Consiglio Comunale denotano un evidente limite etico e culturale che lo rendono inadeguato a rappresentare la nostra città.
Il Consiglio Comunale non è un fastidioso appuntamento dove restare muti affinché termini il più presto possibile, ma è il momento in cui la discussione è il fulcro attraverso cui i consiglieri possono esercitare il loro diritto/dovere di indirizzo e di controllo politico-amministrativo senza vincoli di mandato o condizionamenti di alcun genere. Voglio sperare che questo atteggiamento sia una prerogativa esclusiva di Giulivi, dovuta alla necessità di celare una debolezza di fondo, e non dell’intera maggioranza, composta, tra l’altro, da tanti giovani che dovrebbero rappresentare il vero cambio generazionale nella classe dirigente di questa città.
Chiederò al Presidente del Consiglio comunale, sperando che sia nelle condizioni politiche e personali di poterlo fare, di intervenire come il suo ruolo richiede. Non chiederò certo al sindaco di scusarsi pubblicamente perché so già che non ha lo spessore morale per farlo, ma voglio credere, per il bene della nostra città, che i Consiglieri tutti, indipendentemente dalla propria appartenenza o idea politica, che rappresentino la maggioranza piuttosto che l’opposizione, anziché trincerarsi dietro un assordante silenzio/assenso colpevole e complice, abbiano la forza e l’indipendenza intellettuale per prendere pubblicamente le distanze da questo increscioso episodio ridando così un minimo di speranza e credibilità a questo Consiglio. Questo non lo si deve certo a me ma a tutti i cittadini che si vuole rappresentare.
Se tutto questo fosse avvenuto al di fuori del consesso comunale sarebbe una questione personale da risolvere nei modi ritenuti più opportuni ma privo delle gravi implicazioni istituzionali che invece comporta essendo tutto ciò avvenuto nel pieno di un consiglio comunale.