Riceviamo e pubblichiamo
Non una data come tante, bensì il ventennale della scomparsa di colui che Fernanda Pivano definì “il più grande poeta italiano degli ultimi cento anni”. Fabrizio De André. Con queste premesse, l’atmosfera che si respira sin dal pomeriggio dietro le quinte del Teatro Mancinelli di Orvieto non può che essere densa di significati, nostalgia, attesa ed affetto. Tocca agli Hotel Supramonte – ormai consolidati come appassionato omaggio al cantautore genovese – rendere onore al Faber, le cui canzoni parlano ai cuori e alle menti, a prescindere dall’età: come ha dimostrato l’alunno Diego Jacopucci, maturo ed attento tredicenne della scuola San Benedetto di Tarquinia che, con la sua invidiabile e diretta sintesi ha esplicitato, all’interno di un tema, la filosofia su cui poggiano i pilastri del pensiero “Deandreiano”.
“Oggi gli adolescenti distratti da idoli costruiti a tavolino raramente ascoltano qualcosa di profondo, qualcosa che ti fa fermare e riflettere e che spesso non riesce a renderti migliore, Diego è uno di quei ragazzi che si incontrano raramente dai quali anche noi adulti abbiamo da imparare, tra tutte le sue preferite ne facciamo solo una questa sera perché non possiamo raccontarvi la bellezza meglio di come abbia fatto Diego in questo tema del quale cito un breve passaggio: Fabrizio De André, ormai defunto purtroppo, nelle sue canzoni esalta il pensiero anarchico e politico, ma narra anche di fatti storici e mondani. Le mie canzoni preferite sono: “Bocca di Rosa” il cui nome dice tutto, “La guerra di Piero” spiega del suo essere contro la guerra raccontando di un caduto e dei suoi pensieri, “Carlo Martello”, Coda di Lupo” e “Fiume Sand Creek” che parte dagli indiani d’America per arrivare al pensiero anarchico, “Via del campo” dove un uomo si innamora di una donna di dubbi costumi. Il pensiero è soggettivo, quindi l’unico consiglio che posso dare è di non sminuire le canzoni definite “vecchie”, perché la maggior parte sono di una spanna migliori delle attuali”.
Queste parole, lette dalla voce emozionata di Luca, hanno riecheggiato completando una serata indimenticabile: lacrime, risate, emozioni, applausi travolgenti come “acqua che stringe i fianchi”.
Una standing ovation finale, interminabile, ha accolto i nove musicisti, felici ed increduli di fronte al trepidante calore di un teatro intero che, in piedi, applaude. Applaude il ricordo vissuto ed intenso che gli Hotel Supramonte tributano da anni a Fabrizio De André. Applaude Luca Cionco (voce), Antonello Pacioni (chitarra, mandolino, bouzouki), Massimiliano Pioppi (piano e cori), Serena Di Meo (violino e cori), Edoardo Fabbretti (batteria), Glauco Fantini (basso e cori), Simone Temporali (tastiere e moog), Alessandro Famiani (fisarmonica), Daniela Di Renzo (voce e cori), Camilla Bianchini (letture). Applaude la visione lucida di un tredicenne, la cui fresca spontaneità conferma la bellezza di musiche e parole immuni allo scorrere del tempo. Applaude l’immensa eredità di Fabrizio De André, venti anni dopo più che mai vivo.
Agnese Nicolai
Insegnante di Lettere
Scuola Media Paritaria “San Benedetto” di Tarquinia