Riceviamo dall’ASD Tarquinia Calcio e pubblichiamo
Eravamo consapevoli che questa stagione calcistica sarebbe stata a dir poco particolare, nonostante ciò non abbiamo mollato, ci siamo seduti e guardandoci negli occhi ci siamo ricordati il motivo per cui ci mettiamo quotidianamente a disposizione dei nostri iscritti.
Abbiamo provato ad organizzare sedute di allenamento individuali seguendo le indicazioni del Dpcm e i dettami della Figc/Lnd, per rispondere in maniera adeguata ci siamo affidati ad uno specialista in protocolli sanitari di sicurezza che ci ha guidati passo passo.
Siamo riusciti ad avviare la scuola calcio fino ad arrivare, con non poche difficoltà, al termine del mese di ottobre quando abbiamo deciso, nel rispetto della salute dei nostri iscritti, dei loro genitori, di tutto lo staff dirigenziale e degli istruttori, di sospendere l’attività sportiva. Decisione complessa, difficile ma necessaria. Impossibile riuscire a rispettare in maniera dettagliata quanto riportato dai protocolli sanitari, difficile non pensare alle eventuali conseguenze.
Abbiamo intrapreso una strada, condivisibile o meno dai tanti genitori che ci affidano i loro figli, totalmente in salita, una strada che non abbiamo mai avuto paura di percorrere pur consapevoli delle possibili conseguenze, una strada che ci pone un grande interrogativo: ma gli organi federali sportivi in tutto questo come si pongono?
Siamo sempre stati rispettosi delle norme, dei regolamenti e delle disposizioni imposte ma non nascondiamo la nostra delusione nel dover affrontare tutto da soli senza il sostegno degli organi preposti. Come ogni anno abbiamo rispettato ogni dettaglio richiesto, censimenti, pagamento delle iscrizioni, delle assicurazioni, ect… oggi cosa dovremmo pensare?
Forse, in assenza di regole chiare, dovremmo pensare di aver sbagliato nel chiudere l’attività sportiva per i nostri ragazzi volendone garantire la salute anche correndo il rischio di dover restituire le quote relative alle iscrizioni? Oppure dovremmo pensare di aver fatto bene in quanto viviamo il nostro settore giovanile come unica fonte di divertimento e non come fonte di approvvigionamento alle prime squadre? Saremo stati proibizionisti nel sospendere l’attività sportiva e coloro che sono rimasti aperti saranno stati bravi? In cuor nostro siamo consapevoli di aver fatto la scelta giusta, siamo certi che la salute in tutto ciò che sta accadendo intorno a noi venga prima di ogni altra cosa.
Con la consapevolezza che la recessione economica e la pandemia che stiamo vivendo giochino a nostro sfavore, senza dimenticare tutti coloro che hanno perduto a causa della stessa il proprio posto di lavoro, chiediamo, in maniera rispettosa, che le istituzioni federali possano sostenere i settori giovanili esclusivamente perché centri formativi per i giovani, centri dove i ragazzi si ritrovano e rimangono lontano dalle strade, centri dove possono divertirsi coltivando la loro passione calcistica.
Abbiamo una responsabilità infinita sulle spalle, quella di essere per tanti bambini e ragazzi una fantastica e divertente alternativa del proprio tempo ma da soli non sarà facile proseguire il percorso intrapreso. Ci permettiamo perciò, in maniera più che civile, di appellarci al senso di responsabilità degli organi preposti per sostenere ogni associazione sportiva dilettantistica, ascoltarci e affrontare insieme a noi tutte le difficoltà.