Un inizio d’anno politicamente movimentato trova domani – probabilmente – il suo momento chiave, lo snodo fondamentale che, in un verso o nell’altro, indirizzerà gli atteggiamenti ed i giochi di forza amministrativo-politici dei mesi futuri. Condizionando di conseguenza la gestione dei rapporti.
I rapporti, appunto: sono questi la chiave di tutto, in questo mese e mezzo (forse qualcosa in più) di affari pubblici tarquiniesi. Perché il motivo per cui ieri pomeriggio s’è vissuta una riunione di maggioranza dal clima non del tutto scevro da nervosismi e domani si arriverà (forse, la vicenda sarà del tutto chiara solo in consiglio) a decidere sulla revoca di un assessore è proprio la capacità di gestione dei rapporti – con i cittadini, con i colleghi di partito, persino con i propri colleghi di maggioranza – della giunta, ed in particolare del Sindaco Mazzola e dell’assessore Ranucci.
Prova ultima e lampante è la gestione della vicenda viabilità – di gran lunga la meno impattante delle ultime rivoluzioni del traffico cittadino, prima tra tutte la chiusura H-24 di Giulivi – che un amico ha descritto con calzante metafora come “il topolino che ha partorito l’elefante”. Con un filo di disponibilità al dialogo ed alla concertazione – magari preventivi – e con un pizzico di furbizia, l’introduzione delle novità (foss’anche con qualche correzione concordata con le categorie) sarebbe infatti passata liscia come l’olio. Invece il muro contro muro, la stavolta inefficace strategia di comunicazione – con i soliti comunicati stampa trionfalistici, di cui uno a firma PD peraltro redatto all’oscuro di alcuni membri del direttivo del partito – la propensione alla battaglia mostrata negli incontri con i commercianti hanno esasperato tanto i toni sino ad arrivare allo scontro totale. E sino a far sì che, domani, un consigliere potrebbe non presentarsi in consiglio, o addirittura votare contro, proprio in seguito agli scontri – anche sui social network – con Ranucci.
Questo fare intransigente e quest’attitudine imperialista – di cui in forma più o meno celata e riservata s’è lamentato pure qualche consigliere di maggioranza – hanno, come conseguenza, un clima che, al di là della votazione di domani, di certo non è quello di compatta solidità che ci si aspetterebbe. Ed i motivi son presto detti.
La mozione anti-Ranucci proposta dall’opposizione non è che uno dei sintomi evidenti di un’ormai consolidata evidenza politica; la sfiducia non già verso un sindaco, ma verso un assessore è l’emblema del fatto che Anselmo Ranucci – con la sua personalità, le sue scelte, la sua capacità di spesa, il potere ed il peso politico che ostenta – è il vero uomo forte di questa amministrazione, anche più di Mazzola. Ed una banale dimostrazione di tale assunto la si trova, di nuovo, nella vicenda delle isole pedonali: se la vecchia chiusura del centro storico è tutt’oggi ricordata come quella “di Giulivi” – pur essendo stata partorita dai suoi assessori – quella di oggi è la viabilità “di Ranucci”, vero e proprio centro della politica tarquiniese in questo Mazzola bis.
La votazione di domani, insomma, sarà uno snodo chiave perché, difendendo il Ranucci assessore, i consiglieri di fatto si troveranno a legittimare questo stato di cose. Il che, ad alcuni di loro, e forse pure a qualche collega di giunta, piace poco. Per questo sono più di uno quelli che, in un modo o nell’altro, vorrebbero evitare una votazione che, pur avendo esito scontato, porta dietro di sé tutta una scia di fantasmi, antipatie, preoccupazioni. Per questo ieri c’era nervosismo, per questo ce ne sarà domani. Anche se già tutti sanno che il ruolo di Ranucci non corre alcun rischio.
Da domani pomeriggio, perciò, a Mazzola tocca il compito più difficile: rimettere assieme i pezzi. Non quelli di una giunta che resta integra, ma quelli di una maggioranza cui certi metodi non vanno più tanto a genio. Anche perché, continuando di questo passo, il suo secondo mandato somiglierà sempre di più al Conversini bis di cui sia lui che Ranucci furono protagonisti e che, come conseguenza finale, ebbe la più pesante sconfitta elettorale del centrosinistra tarquiniese della storia.