L’alternanza scuola lavoro è uno dei punti qualificanti dell’attuale riforma della scuola. Di essa va colta la possibile estensività in grado di fornire, nel tempo, risposte alle istanze lavorative e, quindi, ai problemi occupazionali delle giovani generazioni.
La norma fa riferimento generico all’azienda quale ambito attuativo del programma: non ne determina l’estensione. Quindi, l’esperienza potrà realizzarsi anche nella sfera artigianale e specificamente artistica. Il progetto di riforma, ove attuato correttamente, potrebbe aprire scenari in grado di rispondere ad una situazione nella quale va valorizzato, in primo luogo, per limitarci ad un solo ma significativo esempio, un nuovo modo di concepire i il made in Italy, operando uno scavo nelle radici della tradizione, nella miniera di mestieri dei quali la legge quadro per l’artigianato fornisce un elenco seppure non esaustivo e che, sempre più, richiedono addetti.
L’attuazione del progetto sarebbe in grado di imprimere una svolta alla pratica artigianale poiché questa si trasformerebbe in una vera e propria attività gestionale complessa. Il giovane o i giovani addetti – atteso che potrebbero prevedersi organismi coopefunziarativistici – oltre alla manualità, tesaurizzerebbero la qualità intellettuale acquisita nel corso degli studi, ponendosi su un piano di managerialità comportante l’organizzazione di strutture produttive e il possibile coinvolgimento di diverse figure professionali: dall’economo al designer ove questi ruoli non siano assunti dallo stesso titolare dell’attività.
È da rilevare, del resto, che, oramai, considerate la volatilità elettronica e le conseguenti prospettive di un deficit di memoria, è in atto un recupero di coscienza che individua nei materiali e nel loro impiego l’orgoglio di un operare arginante talune derive alienanti nelle quali un malinteso lavoro intellettuale induce. Come adombra il recente romanzo di Michele Serra intitolato Ognuno potrebbe. Insomma, per quell’uomo artigiano del quale Richard Sennet ha tracciato uno splendido profilo, si prospetta un destino da operatore in camice bianco e guanti di lattice.
A questo livello il percorso si carica di funzionalità socioeconomica e, più ampiamente, civile, perché la produzione di beni, specie a gradiente artistico, contribuisce alla tanto auspicata estetizzazione del vissuto e del tessuto territoriali. Ne consegue la necessità della messa in atto di complessi, ma anche affascinanti progetti, supportati da ricerche e verifiche implicanti interventi degli Enti pubblici e una rinnovata assunzione di responsabilità da parte di questi nella definizione dello stato delle cose non più avvolte in un nominalismo compiaciuto e, in quanto tale, avulso da una effettualità reale.
La fase iniziale del percorso progettuale revocato in causa da avviare all’interno della istituzione scolastica, sarebbe costituita da un censimento delle varie attività che vengono dichiarate esistenti sul territorio al fine di farne ambiti di esperienza pratica, verificarne consistenza e dimensione secondo parametri prestabiliti. Un’operazione da affidare in primo luogo ai discenti condotta con corretti criteri scientifici nell’elaborazione dei quali avrebbe incidenza l’opera dei docenti coadiuvati da esperti.