Riceviamo da Valeria Bruccola, Segretaria federazione provinciale di Sinistra Italiana-AVS, e pubblichiamo
All’interno del Collegato al Bilancio che dovrà andare al voto del Consiglio regionale dopo l’approvazione del Documento di Economia e Finanza della Regione Lazio (DEFR), in via di definizione, è presente un articolo che riguarda in modo specifico la nostra provincia, ma non tutta. Si tratta dell’Articolo 23 che prevede la costituzione di un Sistema di gestione dell’Alta Tuscia, ovvero “per le aree naturali protette regionali, i monumenti naturali e i siti della Rete Natura 2000 ricadenti nei territori dei Comuni di Acquapendente, Grotte di Castro, Gradoli, Latera, Valentano, Farnese e Ischia di Castro che, per caratteristiche geografiche e naturalistiche, presentano esigenze conservazionistiche omogenee”.
L’obiettivo di questa misura è di valorizzare questa porzione di territorio, di migliorarne la gestione, di garantirne una fruizione consapevole e di salvaguardarne la biodiversità. Sembrerebbe una buona notizia, in un momento storico in cui la tutela ambientale sembra essere diventata, almeno teoricamente, una priorità, quando non un’emergenza. Di certo, il nostro territorio, per conformazione e natura, risente meno degli effetti negativi dei fenomeni climatici che in altre aree del Paese hanno segnato ferite profonde, ma ciò non rende meno importante ed urgente intervenire tempestivamente per garantire un futuro alla nostra provincia, anche a garanzia della vita e del benessere delle generazioni future. Ma, dal momento che si specifica che dall’attuazione di questo articolo deriveranno nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio regionale, perché limitarlo all’area indicata? Questo è il primo interrogativo, ma non meno serio è un altro, immediatamente connesso a questa precisazione: chi pagherà i costi delle attività necessarie per raggiungere gli obiettivi previsti.
In quanto al primo quesito, non è difficile rilevare che, ancora una volta, l’amministrazione regionale ha una visione che penalizza il nostro territorio, disconoscendo le potenzialità che riserva in ogni suo angolo, che la biodiversità è garantita se si mette in atto una politica di gestione complessiva e globale, non a macchia di leopardo e che ci sono aree del territorio provinciale a serio rischio, se non si interverrà con la stessa determinazione che si vorrebbe garantire alle sole aree citate. Pensiamo, ad esempio, alle zone della provincia al centro delle nostre preoccupazioni rispetto alla individuazione come sito idoneo al Deposito Nazionale di scorie radioattive, vicino al quale esistono riserve e monumenti naturali che meritano altrettante attenzione e lungimiranza politica.
Altrettanto preoccupante, poi, è l’accostamento della previsione dell’istituzione di questo Sistema di gestione alla questione dei tagli ai comuni previsti dal prossimo anno, i cui effetti rischiano di determinare una situazione economica critica anche nella nostra provincia. Quindi, nessun onere per il bilancio regionale, nessuna garanzia di tutela, valorizzazione e promozione del territorio, nessuna vera politica ambientale, se non una demagogica intenzione che, sebbene accompagnata da una calendarizzazione delle tappe previste per la sua realizzazione, si prospetta già come lettera morta. Riteniamo che il nostro territorio meriti di più, chiediamo agli amministratori locali di prendere urgentemente atto delle contraddizioni evidenti e dei rischi ai quali siamo esposti tutti, per agire in modo energico e compatto al fine di ottenere che la provincia di Viterbo, tutta, ottenga quello che merita!