Settantasei anni: tanto è il tempo trascorso dall’ultima volta che la statua del Cristo Risorto di Tarquinia non ha oltrepassato le porte della chiesa di San Giuseppe per uscire tra la folla e benedire i tarquiniesi nel corso della processione di Pasqua.
In realtà, la frase sopra è metaforica, perché per un periodo di ristrutturazione della chiesa la statua di Bartolomeo Canini è stata ospitata nella chiesa di San Francesco, ma una ricerca su quanto riportato dal maestro Lorenzo Balduini nel suo volume “La statua della Resurrezione di Tarquinia: storia di una ricerca” rivela come sia il 1944 l’ultimo anno in cui i tarquiniesi hanno dovuto rinunciare al proprio evento più sentito, e anche allora si trattava di un dramma mondiale.
La notizia della sospensione, presa nel 2020 e ribadita in questo, della celebrazione degli eventi pasquali da parte del Vescovo ci ha portati già lo scorso anno a curiosare su storia e ricorrenze e lo abbiamo fatto basandoci come fonte sugli studi che il maestro Balduini ha, negli anni, raccolto.
Ebbene, stando alle fonti che lui stesso cita, la rivista “Il Temporale”, nelle edicole tarquiniesi nel 1971, raccontò come la statua ai tempi della seconda guerra mondiale mancò due uscite, nel ’43 e ’44. Le cronache delle Benedettine, invece, parlano di un intervallo di addirittura tre anni, dal 1942 al 1944. Di certo, in entrambe le versioni, il Cristo Risorto è tornato a uscire il 31 marzo 1945: era un sabato, perché sino al 1951 la tradizione della processione a Tarquinia coinvolgeva non già la domenica, ma appunto il sabato sera. Il primo appuntamento domenicale fu il 13 aprile 1952, mentre il 6 aprile del 1958 per la prima volta il corteo uscì dall’arco di via Garibaldi per arrivare a salutare i malati nel cortile dell’ospedale cittadino.
Ultima curiosità: il 17 aprile 1960 a Tarquinia pioveva, e dopo lunga ma invano speranzosa attesa sul portone della chiesa i portatori dovettero arrendersi e la statua restò in chiesa.
Il corteo, per la prima e unica volta, sin qui, nella sua storia, fu recuperato il giorno dopo, ma come racconta in una lettera Domenico Confalonieri, documento riportato naturalmente da Balduini, la Pasquetta non registrò lo stesso entusiasmo della domenica, con meno persone – e soprattutto pochi “forestieri” – sul percorso.