di Marco Vallesi
“Alla fine è finita a cocomerate” scrive un commentatore ironizzando sulla mala sorte che è toccata ad un esecutivo che qualche motivo di dissidio, pur non confessandolo, lo aveva già da qualche tempo. Sarebbero volati schiaffi sulla faccia del sindaco Mazzola, anche se, per voce di molti, non se li è guadagnati tutti da solo.
Infatti, a delegarlo – lui che di deleghe ne ha distribuite parecchie a casaccio – alla funzione di punching-ball, cioè di quella sorta di sacco pendulo atto ad assorbire la veemenza dei colpi, verbali e manuali, a cui, stoicamente e autorevolmente si presta, sono stati proprio i suoi più stretti collaboratori, consiglieri comunali e no, assessori di varia fama e cortigiani annessi.
Tutti quelli che, facendo perno sul carattere da incassatore del Mazzola – mai, come oggi, un tale cognome è sembrato così inadeguato – lo hanno ben esposto, convincendolo a procedere con determinazione sulla strada dell’arroganza datagli dal potere, fino al limite della cieca contrapposizione, confidando sulla nota propensione del primo cittadino a litigare anche con se stesso.
E non sarà certo esente da qualche responsabilità anche quel Serafini detto Nanni, il quale, stretto tra una legge elettorale che non gli garantirà di ri-eleggersi consigliere alle prossime amministrative con una manciata di voti e la ricerca di una nuova collocazione in qualche coalizione che se lo voglia prendere così come è, potrebbe aver tirato troppo la corda o annusato un’aria (elettorale) non troppo salubre per l’attuale compagine amministrativa; o, magari, aver gestito entrambe le opzioni con sfumature da “caciara”per potersene andare con gli onori da combattente e non da manovratore.
Acquisito il risultato al Consorzio di Bonifica, nonostante l’esclusione dell’“alfiera” repubblicana, l’onnipresente Serafini si garantisce ora nuove quotazioni sul mercato degli accordi per la corsa elettorale della prossima primavera, lasciando con un palmo di naso proprio quel Mazzola che, pur di rinsaldare il rapporto con il P.R.I., nell’estremo tentativo di far designare Sara Torresi come rappresentante dei comuni in seno al CBME, aveva forzato le procedure per la designazione. Opera inutile e, alla luce dei fatti, addirittura controproducente per il povero ma, ambizioso sindaco.
Sta di fatto che l’incantesimo è rotto. A nulla sono valsi i silenzi, le non-risposte, l’embargo stampa a carico della nostra testata, la protervia e la supponenza con le quali, sino a ieri, tutti, nessuno escluso, si mostravano alleati compatti e leali, pronti ad affrontare qualsiasi avversità potessero trovare sulla loro strada: adesso si menano da soli.
Chissà se l’eco degli schiaffi è arrivato sino a palazzo Vipereschi?