Riceviamo e pubblichiamo
“È in gioco il futuro della Tuscia”. La presidente di Italia Nostra Sezione Etruria Marzia Marzoli ribadisce la ferma contrarietà all’ipotesi di realizzare nel Viterbese il deposito nazionale di scorie radioattive, dopo la pubblicazione da parte del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica della Cnai, la Carta nazionale delle aree idonee a ospitare il sito. “La provincia di Viterbo ha già dato tanto, troppo, in nome della produzione energetica e continua a farlo, suo malgrado – prosegue Marzoli -. La Tuscia non è idonea a ospitare rifiuti radioattivi, come d’altronde tutta l’Italia, fragile per via del dissesto idrogeologico e per le nuove insidie causate dai cambiamenti climatici. Il decreto legge del 9 dicembre 2023, il numero 181, all’articolo 11 chiarisce l’intento prioritario del Governo e del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica: ovvero quello di risolvere il tema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi tramite il meccanismo delle autocandidature, anche fuori dalle aree interessate dalla Cnai, dato che tutti i comuni si sono dichiarati contrari”.
Il Governo ha di fatto completato l’iter in base all’ex decreto legislativo numero 31 del 2010, inerente alla procedura per la localizzazione, costruzione ed esercizio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e parco tecnologico, che presupponeva l’individuazione di aree idonee, la pubblicazione del sito scelto per caratteristiche e perché ben accetto dalle comunità, prevedendo inoltre l’autocandidatura di un comune a ospitare la struttura. “Il nuovo decreto definisce ancora meglio l’ultima parte della procedura a cura di Sogin, ipotizzando un’autocandidatura anche fuori dalle aree idonee – aggiunge la presidente di Italia Nostra Sezione Etruria -. Autocandidatura che per il momento non c’è stata, nonostante la convenienza economica sottolineata continuamente dal Governo. Questo è e sarà il punto critico della battaglia di tutti i Comuni: continuare a dire no con motivazioni più forti dei soldi promessi”.
Il decreto del 9 dicembre 2023 contiene, poi, una seconda preoccupante novità, riguardante la ricerca di una soluzione, anche se non ci fosse un’autocandidatura: “Al comma 5.1, il primo, il secondo e il terzo periodo sono sostituiti dai seguenti: “In assenza di autocandidature di cui al comma 5-bis o nel caso che le medesime non siano risultate idonee ai sensi del comma 5-ter, entro cinque giorni dall’approvazione della Cnai, la Sogin S.p.A. invita le Regioni e gli Enti locali nel cui territorio ricadono le aree idonee alla localizzazione del parco tecnologico a comunicare, entro i successivi sessanta giorni, il loro interesse a ospitare il parco stesso e avvia trattative bilaterali finalizzate al suo insediamento” – conclude Marzoli -. In altre parole, il destino dei siti idonei finirà nelle mani delle Regioni. Impropriamente, perché i siti non sono per niente idonei, come risulta dalle migliaia di osservazioni inviate alla Sogin, durante il percorso della pubblicazione della Cnapi. Se nessun comune si autocandiderà, per il momento nessuno lo ha fatto, decideranno le Regioni? Potranno procedere a “norma di legge” e far cadere una mannaia sui territori? Noi associazioni e comitati, intanto, scriveremo al presidente della Regione Lazio, evidenziando ancora una volta l’inidoneità dei siti scelti da Sogin. Ci auguriamo che tutti i sindaci interessati dalla Cnai facciano la stessa cosa”.