Scomode verità e silenzi assensi

di Vincenzo Cipicchia

La comunicazione locale, specialmente quando è fatta senza guardare in faccia a nessuno, è sicuramente tra i mestieri più difficili del variegato panorama lavorativo. Espone gli operatori a grossi rischi, che vanno dalla semplice contumelia alla più biasimevole aggressione fisica. Dalle nostre parti, in particolare, dove non esiste la cultura della critica, dove imperano prepotenza, arroganza e metodi intimidatori, il rischio è elevato all’ennesima potenza. Se scrivi contro il potere politico, ti viene precluso l’accesso alle notizie; se parli contro l’opposizione, diventi un servo, un venduto, un prezzolato che agisce solo per avere un mero ritorno di favori di ogni genere. Se parli in modo critico di una persona, devi stare sempre sul chi va là, poiché, incontrandola per strada, potresti aspettarti qualsiasi reazione. Insomma, la comunicazione quasi “condominiale” è diventata una sorta di “mission impossibile”. Allora, spesso si è sfiorati dal pensiero di deporre le armi, specialmente quando il giornalismo lo si fa senza un rientro economico, con un solo obiettivo, quello di migliorare il contesto in cui si vive. Finisce, così, che la mente viene assalita da pressanti tam tam e logorata da un continuo interrogativo: “Ma chi me lo fa fare?”.

Non sono certo un sostenitore di questa amministrazione, anzi, sono contro la totalità delle scelte che hanno votato  sui temi fondamentali della gestione del territorio e le modalità d’applicazione. Eppure fui tra coloro che 5 anni fa votarono e fecero votare per farli eleggere.

Premesso che le armi leali e legali di chi non gradisce una notizia dovrebbero essere solo ed esclusivamente quelle della smentita o della querela per diffamazione, chiunque può raccontare fatti per sentito dire mentre i giornalisti si limitano a quello che hanno visto o controllato: è una discriminante che ne definisce l’identità, una questione di etica.

Purtroppo queste modalità non le ritroviamo nelle esternazioni pubbliche dei nostri amministratori: siamo infatti ben consci che la maggior parte delle dichiarazioni contenute nei comunicati emanati dal Comune hanno raggiunto livelli talmente alti di propaganda auto-elogiante che ognuno di noi lettori percepisce quanto siano prossimi del marketing politico berlusconiano, cosa che un partito di sinistra dovrebbe evitare assolutamente. Capziosi anche, come in questo comunicato.

La libertà di stampa è aver la libertà e un giudizio “obiettivo” e non di parte, e così dovrebbe essere anche per chi ci rappresenta… perché diciamocelo, a Tarquinia una buona parte della popolazione è all’oscuro della realtà dei fatti che la riguardano.

In uno degli ambienti più sacri del giornalismo classico, come il «New York Times», una delle massime più azzeccate recita: «Il pubblico è più intelligente e meno informato di quanto pensiamo». Lo penso anch’io.

Purtroppo, le verità scomode fanno male.