Riceviamo e pubblichiamo
“Sono i cittadini che devono decidere se fondersi o meno e non certo gli esecutivi delle due amministrazioni che sono tecnicamente al governo, ma che non rappresentano la maggioranza effettiva della popolazione. Basti ricordare che sia a Santa Fiora che a Castell’Azzara, il PD ha occupato il comune con una decina di voti di scarto oggetto anche di ricorsi ancora in essere. Comunque, Il luogo deputato a discutere i possibili assetti futuri dei due comuni è il consiglio comunale aperto ai cittadini, oltre a una serie di assemblee pubbliche per iniziare ad affrontare il possibile tema che, tuttavia, si dovrà concludere con un referendum.
Perimetrato il modus, nel merito non si tiene minimamente conto della rappresentanza democratica dei cittadini: un territorio così vasto conterebbe su pochi consiglieri comunali distruggendo del tutto il concetto di rappresentanza e di territorialità. Capisco bene che non è un tema caro al PD quello della democrazia rappresentativa lo dimostra, se ce ne fosse bisogno, il referendum del 4 dicembre dove, il concetto di voto e rappresentanza, verrebbe spazzato via definitivamente con l’affermazione del Si.
Un referendum che comunque avrà delle ripercussioni anche a livello locale poiché tutti i Sindaci, gli assessori ed i consiglieri PD sono schierati con il Si, quindi l’esito rappresenterebbe un test importante sulle logiche di accentramento amministrativo, dando anche una risposta già concreta alle strampalate teorie di fusione.
Santa Fiora non ha certo bisogno di fondersi con un comune che è distante 20 km. con caratteristiche ed esigenze distanti e molto diverse. La strampalata proposta avanzata da un fantomatico Comitato profusione è illogica e poco lungimirante, almeno per i cittadini, ed emerginalizzerebbe definitivamente questi due comuni, già fra i più deboli dell’Unione.
Riccardo Ciaffarafà
Capogruppo consiliare Un comune per Tutti