Riceviamo dal Comune di Santa Fiora e pubblichiamo
Santa Fiora ha da esibire, tra le tante qualità storiche e paesaggistiche, anche la caratteristica di essere uno dei principali centri di tutela della biodiversità del Centro Italia in ambito alieutico.
I santafioresi, come molti amiatini, hanno sempre considerato in passato la pesca alla trota come un mezzo di sostentamento e diversificazione dell’alimentazione, pesca garantita dalle copiose acque torrentizie dell’Amiata dei suoi numerosi fiumi. Poi con gli acquedotti le portate d’acqua nei torrenti si sono ridotte ma la passione è rimasta. È così che alla fine degli anni novanta, grazie agli studi svolti dall’Università di Siena e ai calchi rinvenuti in passato nelle cave di farina fossile di Bagnolo è stato possibile accertare la presenza della trota macrostigma nelle acque del Fiora, trota che è stata poi reintrodotta nel fiume con successo negli anni seguenti grazie a un progetto a cui hanno contribuito sostanzialmente negli anni, la Regione, la Provincia di Grosseto ed il Comune di Santa Fiora con L’Unione dei Comuni Montani Amiata Grossetana in collaborazione con Gen Tech, lo spin off accademico dell’Università di Parma.
L’incubatoio della Peschiera di Santa Fiora ha dato ottimi risultati in termini di produttività, riuscendo a ripopolare il Fiora e i suoi affluenti con la Salmo ghigii, detta Macrostigma per la grande macchia scura presente sulla livrea dietro le branchie. Nella Peschiera è cresciuto uno stock di riproduttori di oltre 300 esemplari che tutti gli anni forniscono dalle 100.000 alle 300.000 uova fecondate, uova che vengono poi portate a maturazione e quindi, una volta schiuse, immesse come trotelle nel fiume quando sono di circa 3/5 cm. Se tutto ciò rappresenta un magnifico esempio di progetto volto al ripristino della biodiversità e alla sua conservazione tanto da essere replicato in altre parti d’Italia, di recente il suo valore intrinseco è cresciuto esponenzialmente. Il Ministero dell’Ambiente e quindi l’ISPRA, infatti, hanno recepito e applicato la normativa europea che prevede il ripopolamento dei fiumi e dei laghi con solo materiale autoctono e hanno individuato per quasi tutte le regioni italiane del Centro e Sud Italia (ad eccezione della Sicilia e Basilicata ed includendo Liguria e Piemonte), questa specie di trota la Salmo ghigiio Trota Macrostigma come l’unica a poter essere reimmessa nei fiumi, creando un vero e proprio tsunami nel settore per l’impossibilità di usare altre specie (essenzialmente Fario ed Iridee), cosa che comunemente avveniva un po’ ovunque. Oltre ciò, per essere “esportata” oltre il bacino di origine, l’incubatoio deve conseguire l’indennità sanitaria, come da normativa europea e Santa Fiora l’ha avuta proprio in quest’anno.
Al momento, l’incubatoio della Peschiera di Santa Fiora è uno dei pochissimi in Italia a poter fornire materiale da semina nei fiumi, per quanto riguarda le trote, ed è quindi strategico per le reintroduzioni di questa trota nel Paese.
Il nostro incubatoio da solo non può chiaramente essere sufficiente allo scopo, sia per la sua collocazione, in un parco giardino trecentesco , sia per gli spazi limitati per l’accrescimento, ma può comunque, in sinergia con altri incubatori pubblici, essere hub centrale di un nuovo sistema che risolva la problematica urgente dei ripopolamenti per la Toscana e, in prospettiva, attraverso collaborazioni interregionali del Centro Italia.
Insomma la popolazione dei riproduttori di Trota Macrostima della Peschiera di Santa Fiora è ormai un vero e proprio tesoro, che in prospettiva non troppo lontana può essere utilizzato per risolvere anche una problematica nazionale esportando le trote di Santa Fiora in tutta Italia.