Mi perdonerà Ghigo ovunque si trovi da questo momento in avanti per questo pensiero che voglio rivolgergli perché lui sa che è sincero come sincere erano le ironiche dispute che caratterizzavano i nostri colloqui.
L’età che separava le nostre persone era così marcata dal tempo al punto da distinguere le nostre generazioni come quelle stabilite tra padre e figlio, eppure, nella cordialità delle battute, nel fervore degli scambi d’opinione e nella vivacità di un rapporto dialettico, non ho mai potuto immaginarlo meno contemporaneo di un qualsiasi altro mio coetaneo.
Anzi, per la sua prontezza e per l’interesse che mostrava per ogni aspetto dell’attualità che ci attraversa direi che poteva competere, senza timore, con qualsiasi noto e fresco opinionista.
Mi mancherà l’incontrarlo nei pressi del Pin Bar, dove si soffermava a discutere con gli avventori, giornale alla mano, degli ultimi fatti di politica o lungo la passeggiata insieme ai suoi amici che lo accompagnavano fino al limite di piazza Cavour.
Si, mi mancherà quel suo modo, tra l’ironico e il beffardo, di esternare quel piglio, quell’intelligenza, quelle sue maniere da ragazzo che poco o nulla, se non nell’esperienza e nei ricordi, caratterizzavano i suoi, briosi e giovanili, ottantasei anni.
Un saluto caro e affettuoso a Ghigo Fortuzzi e le mie sentite condoglianze alla famiglia per la perdita di un amico.
Marco Vallesi