Le mareggiate di questi giorni stanno di nuovo duramente colpendo la spiaggia della Salina di Tarquinia e non solo. Oltre ad aver distrutto più di cento metri di recinzione ed eroso decine di metri di duna mediterranea, è stato anche abbattuto un cancello di accesso alla riserva naturale.
Il fenomeno dell’erosione costiera interessa tutto il “water front” della Riserva Naturale della Salina di Tarquinia per un tratto di costa di circa 2,7 km, fino alla zona di San Giorgio, anch’essa colpita. Delicato ecosistema di origine antropica, da sempre tappa obbligata per gli uccelli migratori nel loro viaggio tra l’Africa e l’Europa, la Salina di Tarquinia è stata dichiarata con Decreto Ministeriale del 25 gennaio 1980 “Riserva Naturale di Ripopolamento Animale”.
Un unicum nel suo genere, sia nella Regione Lazio che a livello internazionale, la Salina di Tarquinia è stata altresì riconosciuta a livello europeo, sia “S.I.C. – sito di importanza comunitario” che “Z.P.S. – zona a protezione speciale”. Ad essere a rischio purtroppo, non è solo un’area dall’elevato pregio naturalistico, ma un patrimonio culturale archeologico, come testimoniato dalle preesistenze della vicina area archeologica di Graviscae e Porto Clementino, quest’ultimo fortemente danneggiato dalla continua azione erosiva del mare.
La situazione è sempre più compromessa, servono interventi seri ed urgenti, per quella che è già diventata la spiaggia fantasma, da sempre nel cuore di tanti tarquiniesi e non solo; come per quel patrimonio archeologico costiero, vedi Porto Clementino che sta subendo seri danni strutturali. Ogni anno, infatti, sta scomparendo pezzo dopo pezzo un grande patrimonio naturale e culturale di particolare pregio ed unicità.
Eppure, in questi ultimi anni, sono state diverse le iniziative intraprese atte a sensibilizzare le istituzioni a tutti i livelli, perché si affronti in modo concreto questo annoso problema che sta minacciando irreparabilmente uno dei luoghi più belli, non solo della Regione Lazio e d’Italia, ma d’Europa.
Perché l’impegno così come l’attenzione su questo sentito problema non vada a scemare, in questi giorni si rinnoverà l’appello scrivendo alle istituzioni nazionali e territoriali competenti, vedi il Ministero dell’Ambiente, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Lazio, la Provincia di Viterbo e il Comune di Tarquinia.
Quello che si sta consumando presso l’area vasta della “Salina di Tarquinia – Porto Clementino”, è un silenzioso e profondo danno ambientale, culturale e storico. Ad essere fortemente a rischio è soprattutto il luogo, la “Salina di Tarquinia – Porto Clementino”, inteso come spazio-tempo della memoria e dell’identità storico-sociale della nostra Città e non solo, che non può essere certamente ne abbandonato ne tantomeno dimenticato.
Alessio Gambetti
Popolo della Libertà di Tarquinia